Una guardia carceraria davanti al "Francesco Uccella" di Santa Maria Capua Vetere (Foto di Marco Cantile/LightRocket via Getty Images) 

Il 2023 delle carceri italiane

Enrico Cicchetti

I punti critici sono sempre gli stessi: tasso di crescita dei detenuti, sovraffollamento, istituti fatiscenti. Ci sono stati 68 suicidi dietro le sbarre nell'anno appena trascorso. Migliorano percorsi formativi e istruzione. Un rapporto di Antigone

Dopo avere partecipato alla messa del 24 dicembre nel penitenziario della sua Treviso, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ribadito che occorre "potenziare le occasioni di lavoro per i detenuti" e investire "sul reinserimento". Ancora però non si vede all'orizzonte nessun progresso del piano che il guardasigilli aveva avanzato quest'estate in risposta all'emergenza sovraffollamento nelle carceri. Un piano che avrebbe dovuto guardare anche al riuso delle caserme dismesse come luoghi di detenzione per i detenuti a bassa pericolosità oltre che al lavoro formativo e professionalizzante per chi è dietro le sbarre. Del resto, già ad agosto Patrizio Gonnella, il presidente di Antigone, l’associazione che da anni si batte per i diritti dei detenuti, aveva detto al Foglio che la proposta di Nordio, “non sta in piedi né sul piano teorico né su quello pratico”. Da un lato perché un carcere ha bisogno di un’architettura pensata appositamente, "in grado di rispettare gli standard internazionali riguardanti gli spazi della detenzione". Nella pratica perché "si tratta di un processo lungo e costoso”.

 

Ora Antigone ha pubblicato un nuovo micro rapporto sulla situazione carceraria. I punti critici sono sempre quelli che vengono segnalati da anni: il tasso di crescita della popolazione detenuta è allarmante, il tasso di affollamento degli istituti è in aumento, lo spazio a disposizione dei detenuti, in carceri sempre più fatiscenti, diminuisce.

    

La popolazione detenuta cresce sempre più velocemente, dice la onlus. "A fronte dei 51.272 posti ufficialmente disponibili (anche se in realtà ce sono circa 3.000 in meno perché, nei fatti, a causa di piccoli o grandi lavori di manutenzione, la capienza reale degli istituti è spesso inferiore a quella ufficiale), erano 60.116 le persone detenute il 30 novembre. L'attuale tasso di crescita è estremamente allarmante. Nell’ultimo trimestre (da settembre a novembre) i detenuti sono aumentati di 1.688 unità. Nel trimestre precedente di 1.198. In quello ancora prima di 911. Nel corso del 2022 raramente si era registrata una crescita superiore alle 400 unità a trimestre. Insomma, non solo la popolazione detenuta cresce, ma cresce sempre di più. Se la popolazione detenuta dovesse continuare a crescere con il ritmo attuale tra un anno saremo oltre le 67.000 presenze, come ai tempi della condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo. Ma appunto, c’è da aspettarsi che questo ritmo di crescita acceleri ulteriormente, e che a quei numeri si arrivi ancora prima".

 

In questo contesto il tasso di affollamento ufficiale è oggi del 117,2 per cento, ma a fronte di questo valore medio in Puglia siamo ormai al 153,7 per cento (4.475 detenuti in 2.912 posti), in Lombardia al 142 per cento (8.733 detenuti in 6.152 posti) e in Veneto al 133,6 per cento (2.602 detenuti in 1.947 posti). La situazione in molti istituti è poi gravissima. A Brescia Canton Monbello l'affollamento è ormai al 200 per cento, a Foggia al 190 per cento, a Como al 186 per cento e a Taranto al 180 per cento. Numeri che rispecchiano condizioni invivibili ma che nei prossimi mesi sono destinate a peggiorare. Non a caso il numero di ricorsi da parte di persone che lamentavano di essere state detenute in condizioni che violano l’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e che vengono accolti dai tribunali di sorveglianza italiani, è in costante aumento dalla fine della pandemia. Sono stati 3.382 nel 2020, 4.212 nel 2021 e 4.514 nel 2022.

    

Ad oggi nel 2023 si sono tolte la vita in carcere 68 persone. Gli istituti in cui si sono registrati più suicidi sono Torino, Terni, Regina Coeli a Roma e San Vittore a Milano. In ognuno di questi istituti quest’anno si sono uccise 4 persone. Quasi tutti si sono tolti la vita impiccandosi, una piccola percentuale asfissiandosi con la bombola del gas e per sciopero fame.

  

Se non aumenta lo spazio, aumentano almeno le altre risorse necessarie per gestire il carcere? Per esempio il personale? "Confrontando i dati raccolti durante le nostre visite", scrive Antigone, "parrebbe di sì se si guarda ai funzionari giuridico pedagogici (educatori). Erano in media uno ogni 87 detenuti nel 2022, sono diventati uno ogni 76 detenuti nel 2023. Ma restano forze del tutto inadeguate in rapporto alle presenze. Se si guarda invece al personale di polizia penitenziaria si registra invece un calo in rapporto alle presenze. C’era in media un agente ogni 1,7 detenuti nel 2022, ed uno 1,9 detenuti nel 2023".

"Sembrano invece finalmente aumentare le opportunità di formazione professionale. Gli iscritti sono stati 3.359 nel primo semestre del 2023, contro i 2.248 del primo semestre del 2022. Impressionanti le disparità per regione. In Lombardia (8.733 detenuti) ci sono stati 840 iscritti. In Campania (7.303 detenuti) solo 130. In crescita anche le persone coinvolte nei percorsi di istruzione. Sono stati 19.372 nell’anno scolastico 2022-2023, e i promossi 3.946, contro rispettivamente i 17.324 e 3.192 dell’anno scolastico 2021-2022".

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti