fuga da Via Arenula

Guai a casa Nordio: ecco i dirigenti che vogliono andare via dal ministero della Giustizia

Ermes Antonucci

Sfiniti dall'attivismo della vicecapo di gabinetto, Giusi Bartolozzi, molti capi di dipartimento e degli uffici di collaborazione col Guardasigilli vogliono abbandonare il dicastero

E’ caldissimo il clima che il Guardasigilli Carlo Nordio ha ritrovato dentro il suo ministero al rientro da Atlanta (Stati Uniti), dove ha guidato la delegazione italiana alla Conferenza Onu contro la corruzione. Il dicastero di Via Arenula è ormai un focolaio di tensioni sotterranee, generate soprattutto dall’attivismo della vicecapo di gabinetto Giusi Bartolozzi. Come già raccontato su queste pagine, a dispetto della carica di “vice”, Bartolozzi ha accentrato nelle sue mani tutte le decisioni più importanti che competono al ministero, scavalcando ogni principio gerarchico interno. Le incursioni di Bartolozzi nei dipartimenti e negli uffici di diretta collaborazione del ministro sono ormai diventate inaccettabili per molti capi degli uffici. Nessuno, più per rispetto nei confronti di Nordio che per altro, ha voglia di far esplodere scandali. Così, nel silenzio ci si organizza direttamente per la “grande fuga”. Alcuni fra i più importanti dirigenti non vedono l’ora di abbandonare il ministero della Giustizia

 

Il primo a farlo, paradossalmente, è il capo di gabinetto di Nordio, Alberto Rizzo, cioè il superiore di Bartolozzi. Stremato dalla situazione ingestibile con la sua “sottoposta”, Rizzo si è rivolto al Consiglio superiore della magistratura presentando non una, non due, ma ben tre domande per tornare in servizio (come presidente dei tribunali di Firenze o di Modena, oppure come presidente della Corte d’appello di Brescia). Già questo basterebbe a dare l’idea del clima irrespirabile ormai vissuto a Via Arenula. Ma non basta. 

 

Anche Luigi Birritteri, capo del Dipartimento per gli affari di giustizia, nominato soltanto lo scorso febbraio, vuole andare via e si è candidato all’incarico di segretario generale del Csm. Anche lui non avrebbe gradito le scorrazzate di Bartolozzi nell’ambito di decisioni che ricadevano nella competenza del proprio dipartimento. Maria Rosaria Covelli, capa dell’Ispettorato generale del ministero, ha presentato domanda per essere nominata presidente della Corte d’appello di Napoli. La domanda è stata avanzata prima dell’arrivo di Nordio, ma è stata confermata dopo la nomina del nuovo Guardasigilli. 

 

Secondo fonti di Via Arenula, sarebbe pronto alla fuga anche Gaetano Campo, capo del dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, che non avrebbe affatto gradito l’interferenza di Bartolozzi nella recente nomina di uno dei nuovi direttori generali del dipartimento, Stefano De Michele, presidente del tribunale di Tivoli. L’influenza esercitata da Bartolozzi nella procedura di nomina di un nuovo direttore generale sarebbe alla base anche dell’insofferenza di Giovanni Russo, capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria

 

Inutile dire che questa situazione carica di tensioni ha dirette conseguenze sul funzionamento della struttura ministeriale, che al momento sembra fermo, sospeso, su alcune delle riforme chiave annunciate da Nordio all’inizio del suo mandato. Una sospensione dovuta non solo a decisioni politiche, ma anche a un’organizzazione composta da dirigenti che non vedono l’ora di andare via.

 

Diventano, infine, sempre più insistenti le voci che vedrebbero il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, interessato alla nomina come membro della Corte costituzionale. Dopo l’uscita di scena di Silvana Sciarra, alla fine dell’anno prossimo lasceranno altri tre giudici costituzionali di nomina parlamentare. Il Parlamento sarà quindi chiamato a nominare quattro nuovi membri. Il passaggio di Sisto (che nel 2015 sfiorò la nomina a giudice costituzionale) dal governo alla Consulta non avrebbe precedenti storici e creerebbe non poche tensioni a livello politico. A meno che il viceministro forzista non decidesse di lasciare prima l’incarico governativo, accettando però una scommessa rischiosa.