L'ex pm Carlo Maria Capristo (foto Ansa)

Il caso

Il rinvio a giudizio dell'ex pm Capristo ci ricorda i danni del “Sistema Trani”

Ermes Antonucci

L’ex procuratore di Trani e Taranto è stato rinviato a giudizio con una nuova accusa di corruzione in atti giudiziari. Si allunga l'elenco dei processi contro i pm della procura tranese, simbolo della malagiustizia italiana

L’ex procuratore di Trani e di Taranto, Carlo Maria Capristo, oggi in pensione, è stato rinviato a giudizio dal gup di Potenza con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Per i pm, Capristo avrebbe venduto la propria funzione giudiziaria all’avvocato siciliano Piero Amara, all’ex commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Laghi, e al suo consulente Nicola Nicoletti, in cambio “del costante interessamento” per la sua carriera e “per ottenere i vantaggi economici e patrimoniali in favore del suo inseparabile sodale” Giacomo Ragno, l’avvocato che dall’Ilva ottenne lucrosi incarichi di difesa. Sono stati tutti rinviati a giudizio, insieme anche all’ex pm di Trani, Antonio Savasta, accusato di rivelazione colposa di segreto d’ufficio.

 

Per Capristo si tratta soltanto dell’ultima tegola giudiziaria: attualmente è infatti imputato in altri due processi, scaturiti dal verminaio della procura di Trani da tempo raccontato su queste pagine. A dicembre Capristo è stato rinviato a giudizio con l’ex giudice tranese, Michele Nardi, per concorso in corruzione: secondo l’accusa, Nardi si sarebbe attivato affinché il Csm nominasse Capristo procuratore di Trani e, in cambio, il capo della procura tranese avrebbe svenduto le sue funzioni di procuratore per assecondare le illecite richieste di Nardi nella gestione di alcune indagini. In un altro procedimento, sempre in corso a Potenza, Capristo è imputato per tentata concussione, falso in atto pubblico e truffa aggravata. Si tratta dell’inchiesta che nel maggio 2020 lo portò agli arresti domiciliari. Per l’accusa avrebbe tentato di indurre il pm di Trani Silvia Curione (che però lo denunciò) ad aggiustare un processo, perseguendo una persona che alcuni imprenditori avevano infondatamente denunciato per usura in loro danno.

 

Sembra di essere giunti al redde rationem per colui che dal 2008 al 2016 guidò la procura di Trani, facendola balzare agli onori delle cronache per le pazze inchieste (tutte finite con archiviazioni e assoluzioni) contro le agenzie di rating, Deutsche Bank e American Express, ma anche per il sistema di illegalità messo in piedi da diversi magistrati, fatto di corruzione in atti giudiziari, arresti ingiusti, truffe, estorsioni. Era Capristo a guidare la procura di Trani mentre il pm Antonio Savasta vendeva – come avrebbe poi confessato – la propria funzione giudiziaria per aggiustare alcuni processi in favore di alcuni imprenditori, insieme a un altro pm, Luigi Scimè, e al gip Nardi. Tutti e tre erano stati condannati a pene pesantissime (dieci anni di reclusione per Savasta, quattro per Scimè, sedici anni e nove mesi per Nardi), prima che le sentenze fossero annullate e i procedimenti trasmessi per competenza territoriale a Potenza.

 

Fu sempre sotto la gestione Capristo che si affermò la figura del pm Michele Ruggiero, in prima fila nel condurre le pazze inchieste della procura tranese, divenuto celebre per essersi presentato in aula il giorno della sentenza del processo alle agenzie di rating indossando una cravatta tricolore. Lo scorso gennaio Ruggiero è stato condannato in via definitiva a sei mesi di reclusione per tentata violenza privata, per aver minacciato durante un interrogatorio alcuni testimoni per spingerli ad ammettere di essere al corrente del pagamento di tangenti a un imputato. “Lei sta già con un piede nella fossa”, “dal carcere c’è una visuale sul mare stupenda”, alcune delle espressioni rivolte da Ruggiero a uno dei testimoni. Quattro mesi di reclusione, per lo stesso reato, sono stati comminati all’altro ex pm tranese, Alessandro Pesce.

 

Il vero problema è che mentre la procura di Trani accumulava flop giudiziari e si diffondevano i segnali del malaffare che guidava l’azione di diversi magistrati, il Csm decise addirittura di promuovere Capristo, nominandolo nel 2016 alla guida della procura di Taranto, con i risultati che ora vediamo. Al plenum che deliberò la nomina del nuovo procuratore di Taranto, l’allora consigliera del Csm Maria Elisabetta Alberti Casellati sottolineò lo “straordinario profilo professionale” di Capristo.

 

Anche Ruggiero e Pesce vennero promossi dal Csm e trasferiti alla più prestigiosa procura di Bari. Secondo quanto verificato dal Foglio, nonostante la condanna definitiva subita lo scorso gennaio, i due pm sono ancora in servizio. Ci si chiede a questo punto quando il Csm deciderà di intervenire.

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