oggi il primo round

Riforma del Csm, Cartabia inizia la mediazione con la maggioranza

Ermes Antonucci

Vertici a oltranza tra la Guardasigilli e le forze del governo. Forza Italia non molla sul sorteggio temperato, mentre la Lega media. Paradossi

Si allungano ancora i tempi del confronto interno alle forze di maggioranza sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell’ordinamento giudiziario. Nella riunione tenutasi lunedì mattina tra la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e i capigruppo di maggioranza in commissione Giustizia della Camera non sono stati discussi i temi più divisivi, in particolare quelli relativi al metodo elettorale del Csm e la responsabilità civile dei magistrati. La riunione riprenderà martedì mattina, ma fonti parlamentari non escludono che l’esame dei nodi più complessi possa slittare ancora una volta.

 

A dividere governo e maggioranza è soprattutto il sistema elettorale da adottare per il Csm, il cui rinnovo è previsto per luglio. Rappresentanti di Forza Italia, Lega e Italia Viva hanno confermato che non intendono rinunciare alla proposta del sorteggio temperato, che però viene ritenuta incostituzionale dalla Guardasigilli. Solo l’inserimento di un elemento di imprevedibilità nell’elezione dei componenti togati del Csm, si sostiene, potrebbe attenuare il pericolo di influenza da parte delle correnti nelle procedure elettorali. Il sistema ideato da Cartabia, maggioritario con correttivo proporzionale, viene ritenuto insoddisfacente. A insistere è soprattutto Fi, mentre Lega e Iv appaiono più disponibili al compromesso.

 

Nel fine settimana si è avuta conferma che è Silvio Berlusconi a guidare in modo attivo la partita di Fi, facendo diramare un comunicato stampa molto chiaro: “Forza Italia considera irrinunciabili la separazione delle funzioni e la riforma del sistema elettorale del Csm. Il governo eviti lo scontro ricorrendo al voto di fiducia”. “Sosteniamo il governo e saremo leali con Draghi. Ma dobbiamo esserlo anche con i nostri elettori”, ha ribadito il vicepresidente di Fi, Antonio Tajani, in un'intervista al Corriere della Sera, chiedendo al governo di non mettere la fiducia sulle riforme della giustizia e del catasto. Subito dopo, però, Tajani ha rilanciato la proposta del “metodo del sorteggio temperato” per “abolire il sistema delle correnti”, proprio il sistema ritenuto incostituzionale – e dunque irricevibile – da Cartabia.

 

Insomma, sulla riforma del Csm Forza Italia non intende fare passi indietro, muovendosi in una logica da campagna elettorale, anche se ciò dovesse significare far saltare il tavolo dei negoziati. Un inatteso tentativo di mediazione è invece giunto da un gruppo interno alla Lega, capitanato da Giulia Buongiorno, responsabile giustizia del Carroccio. Il gruppo leghista ha presentato un emendamento che prevede di sorteggiare non i candidati ma i collegi elettorali.

 

L’idea non sembra al momento convincere né gli alleati di coalizione (Fi in testa) né quelli di governo (Iv e Azione), ma offre una nuova (paradossale) immagine della Lega, almeno sul terreno della giustizia, più aperta alla mediazione e al senso di responsabilità rispetto persino al partito di Berlusconi. Partito democratico e Movimento 5 Stelle intendono invece sostenere fedelmente la proposta Cartabia, non solo sul metodo di elezione del Csm (i grillini sembrano ormai aver abbandonato la proposta originaria del sorteggio), ma anche su altri aspetti cruciali, come il limite massimo di passaggi tra le funzioni di giudice e pm (dimezzato da quattro a due dal progetto Cartabia, ma che le forze di centrodestra vorrebbero ridurre ulteriormente) e il no a qualsiasi intervento sulla responsabilità civile dei magistrati (su cui invece insiste Azione).

 

L’esame della riforma è stato calendarizzato per l’aula della Camera il 19 aprile. Alla fine, la soluzione potrebbe consistere in una modifica del meccanismo elettorale proposto dalla Cartabia che intervenga sulla parte del recupero proporzionale dei seggi. Una volta raggiunto l’accordo, però, non saranno ammessi ulteriori ritardi. Tradotto: approvato alla Camera, il testo sarà blindato al Senato con un voto di fiducia.

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