L'analisi

Così la giustizia è diventato il capitolo più complicato del Pnrr

A Via XX Settembre chiedono ai tecnici di Bruxelles quanti margini ci sono per una revisione del Piano in virtù del caro prezzi. "Non ce ne sono", è la risposta

Valerio Valentini

La riforma del sistema tributario produce per ora solo comitati. E sul sistema di controllo dei tribunali nessuna svolta reale. Ecco perché, nella visita degli ispettori della Commissione, il dossier della Cartabia è stato molto complicato. Le richieste del Mef, le difficoltà sulla Concorrenza

Non ha solo le commissioni parlamentari, da affrontare. Ha anche quella europea, di Commissione, che la incalza. E se è pur vero che le prime rappresentano una complicazione più incombente, non c’è dubbio che per Marta Cartabia sia la seconda, il cruccio più grosso. E non a caso i funzionari di Bruxelles, gente che – come hanno constatato sia a Palazzo Chigi sia al Mef – resta inflessibile sulle scadenze del Recovery, due giorni fa hanno voluto parlarci direttamente, con la Guardasigilli. Avere direttamente da lei delle rassicurazioni sul Pnrr.

Non che sia stata l’unica, la Cartabia, a dover fare i conti con la fermezza degli emissari di Ursula von der Leyen, venuti nei giorni scorsi a valutare lo stato di avanzamento del Piano italiano. Se ne sono accorti anzitutto al Mef, sede della cabina di regia, dove la visita dei funzionari di Bruxelles la attendevano soprattutto per poter sondare gli umori della Commissione sulla possibilità di rivedere obiettivi e scadenze, sia pur parzialmente, alla luce dell’aumento dei prezzi. E a domanda diretta, i tecnici di Daniele Franco si sono sentiti rispondere che no, per ora non se ne parla. E del resto, tra i cinque supervisori del Pnrr, arrivati a Roma col loro seguito di esperti, ce ne sono un paio – l’irlandese Declan Costello e l’austriaco Paul Kutos – che hanno gestito nel decennio passato la crisi greca come capi missione di Bruxelles, e che insomma di negoziazioni muscolari se ne intendono. E  la francese Céline Gauer, la più alta in grado nella squadra che monitora sul nostro Piano, è stata scelta dalla von der Leyen proprio in virtù del suo notorio rigore, per rassicurare i frugali. E dunque no, meglio non avventurarsi nella procedura di rinegoziazione. D’altronde, se è vero che i prezzi dell’energia sono un problema reale, è anche evidente che proprio da un’accelerazione delle riforme sulla transizione energetica – di cui si è discusso infatti coi tecnici di Roberto Cingolani –  previste nel Pnrr passa una parte della soluzione di quel problema.

Anche a Palazzo Chigi, poi, hanno constatato la pignoleria degli ispettori. Certo, sulla riforma degli appalti – quella che più aveva creato ansie a Mario Draghi a novembre scorso – sono stati registrati significativi passi in avanti, sulla Concorrenza invece si è dovuto prendere atto che serviranno nuovi confronti sui singoli punti, vista la difficoltà di ottenere prima di Pasqua, cioè entro il termine che il governo si era prefissato, l’approvazione del ddl almeno al Senato.

I ritardi più inquietanti, però, riguardano Via Arenula. E non tanto perché anche la riforma del Csm, su cui la Cartabia lunedì si confronterà per l’ennesima volta con partiti di maggioranza riluttanti a seguire le sue indicazioni. C’è un problema, forse perfino più grave, legato allo stallo sulla giustizia tributaria. La scadenza è a dicembre, è vero, ma il metodo scelto dalla Guardasigilli non piace a Bruxelles. Perché dopo oltre sei mesi dalla presentazione della proposta di revisione avanzata dalla commissione di esperti guidata dal prof. Giacinto della Cananea, l’inconcludenza politica che ne è seguita Via Arenula ha pensato di risolverla creando un nuovo comitato, che entro il 15 aprile dovrebbe licenziare una nuova bozza di cui al momento non si ha notizia. E analoghi ritardi, sempre in vista della fine del 2022, si registrano sull’attuazione delle riforme del penale, del civile e delle crisi d’impresa, specie rispetto al mancato  sviluppo di un efficace sistema di monitoraggio delle prestazioni dei tribunali volto a certificare l’efficienza degli uffici negli smaltimenti degli arretrati.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.