Draghi tra i controllori di Bruxelles e le lamentele dei ministri. Le incognite sul Pnrr

Valerio Valentini

Giovannini e Giorgetti lamentano il caro prezzi. Cingolani in trincea. Il premier mantiene la tabella di marcia: la revisione sui progetti del Recovery, se ci sarà, avverrà solo dopo un confronto con la Commissione. Che oggi invia i suoi ispettori a Roma. Riunioni tra Mef e Palazzo Chigi. E intanto torna la baruffa parlamentare su balneari e Concorrenza

Se è in modo tanto categorico che Mario Draghi ripete che no, “non c’è motivo per rivedere termini e scadenze del Pnrr”, è per evitare di offrire nuovi pretesti all’indolenza, di giustificare lentezze e legittimare ostruzionismi. Anche per questo, almeno finché non sarà la Commissione europea ad aprire una riflessione sul tema, il premier terrà ferma la tabella di marcia su cui da oggi fino a giovedì i funzionari di Bruxelles effettueranno verifiche. In realtà sono arrivate anche alle orecchie dell’ex banchiere le lamentele di un Giancarlo Giorgetti che si sente quasi assediato: perché con l’Ilva ferma, perfino Fincantieri rischia di ritrovarsi a corto di acciaio per le navi. E se il ministro dello Sviluppo per ora non ha esternato troppo i suoi malumori è solo per evitare che certi suoi detrattori leghisti lo accusino di essersi appassionato troppo ai destini del sud. E così, a denunciare i ritardi che la penuria d’acciaio può provocare nella realizzazione dei binari per l’alta velocità tra Puglia e Basilicata, nelle riunioni tra i tecnici a Palazzo Chigi, Giorgetti lascia che sia Enrico Giovannini. Il quale, peraltro, ha anche lui il suo bel daffare a gestire  le rimostranze dell’Ance e di Ferrovie. E poi, tanto per non farsi mancare nulla, i tecnici del Mims osservano con  ansia anche il rallentamento dei lavori stradali legati al costo eccessivo del bitume.

E però sono complicazioni, queste, che spiegheranno, semmai, i ritardi nell’attuazione dei progetti finanziati col Recovery, e che condizioneranno un po’ tutti gli stati membri coinvolti. La normative europea prevede una procedura di revisione dei termini del Pnrr in caso di stravolgimenti del contesto macroeconomico. “Ma questa procedura – ha avvertito Daniele Franco in una recente riunione coi responsabili dei partiti di maggioranza – potrà essere attivata solo in presenza di impatti rilevanti dell’aumento dei prezzi sulla reale capacità di conseguimento degli obiettivi del Pnrr”. E la Commissione  ha già calibrato le risorse del Recovery con un deflatore del 2 per cento annuo: e dunque solo a fronte di un’inflazione poderosa si potrà aprire una negoziazione. Ma se ne parlerà nei prossimi mesi.
 
Quello che Draghi vuole evitare, ora, è che questa incertezza si rifletta anche sulla fase normativa che prelude  all’apertura reale dei cantieri. Insomma su buona parte di quei 45 obiettivi che andranno raggiunti entro giugno, legati a una rata di 24 miliardi, e sul cui stato di avanzamento da oggi gli ispettori di Bruxelles, mandati a Roma a monitorare, daranno i primi responsi. E tra le molte riunioni, che si svolgeranno quasi integralmente al Mef fino a domani, una particolarmente delicata sarà quella che vedrà coinvolti i tecnici del Mite. Che è infatti il più in affanno,  chiamato com’è a conseguire ben 11 traguardi: sette riforme e quattro investimenti. E, tra gli altri, dovrà aggiudicare tutti i contratti di ricerca e sviluppo sull’idrogeno. Se ci si aggiunge la trattativa europea sul tetto al prezzo dell’energia, si capisce che quello che attende Roberto Cingolani è un semestre di passione.

E si capisce, allora, anche quel certo fastidio che coglie Draghi quando le incertezze sul Pnrr non arrivano dalle ripercussioni della guerra in Ucraina, ma della baruffe parlamentari. E per quanto la coincidenza sia causale, l’immagine che ne deriva è a suo modo iconica. Perché mentre i funzionari di Bruxelles vigileranno sul progresso del Pnrr, il sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli dovrà gestire un vertice di maggioranza che già si preannuncia tribolato: quello, cioè, sulla messa a gara delle concessioni balneari previsto nel ddl Concorrenza. E’ l’ultima delle cinque riunioni tematiche su questa legge che entro dicembre andrà attuata in ogni sua parte. E però la guerriglia per la conservazione che si è scatenata al Senato, accesissima a destra ma abbastanza trasversale, rischia di complicare il calendario. Si spera almeno che questo incontro, previsto inizialmente per oggi, slitti al più tardi a domani. Perché giovedì, nell’ultimo dei tre giorni di trasferta degli ispettori della Commissione, il tavolo del confronto si sposterà dal Mef a Palazzo Chigi: e lì, oltre che del ddl Appalti, si discuterà anche del Concorrenza. 

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.