Cingolani chiede a Draghi un aiuto contro i veti di Franceschini sul Pnrr

Valerio Valentini

Il responsabile della Transizione ecologica lamenta 40 progetti bloccati per vincoli paesaggistici e chiede al premier di esercitare i poteri sostitutivi. Significherebbe, in sostanza, commissariare il ministro della Cultura. Lo scontro in Cdm. E ora ci si mettono pure i giudici del Tar a far pressione su Palazzo Chigi

C’è chi dirà che era inevitabile, che l’astio permanente tra due esponenti di governo, a lasciarlo incancrenire nell’irresolutezza generale, si estendesse fino a coinvolgere l’intero esecutivo, come una fiamma che fatalmente divampa. L’uno che rimprovera all’altro di essere succube delle sue soprintendenze; l’altro che si difende dicendo che non è coi provvedimenti sommari che si ottiene la semplificazione. E siccome di mezzo ci si sono messi addirittura i giudici, ora Mario Draghi sa che dovrà in qualche modo intervenire, per risolvere la contesa tra Roberto Cingolani e Dario Franceschini. Non accadrà oggi, però. Perché il Cdm inizialmente programmato ufficiosamente per questo pomeriggio, quello destinato a varare un nuovo decreto “Semplficazioni” in sostegno del Pnrr, è stato rinviato a giovedì. Poco male, per Cingolani. E non solo perché la modifica dell’agenda gli consentirà di volare in Lussemburgo per l’incontro coi suoi omologhi europei. Il punto è che Roberto Cingolani dice di “non aver bisogno di nuove semplificazioni”. Nel senso che bisognerebbe semmai impegnarsi “ad attuare la semplificazione che già c’è”.

 

Cingolani, Franceschini e lo scontro sul Pnrr in Cdm

Solo che per farlo, bisognerebbe appunto che Draghi intervenisse. E non a caso Cingolani, che col premier ha un rapporto di assoluta confidenza, negli uffici di Palazzo Chigi s’è fatto sentire, lamentando la sua frustrazione. Dicendo, cioè, che vorrebbe evitare di portare ogni settimana in Cdm un nuovo caso di scontro, ma che se le cose vanno avanti così si vedrà costretto a farlo: a chiedere, cioè, con metodica ricorrenza, l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte del premier. Glielo consente del resto una delle riforme necessarie per la realizzazione del Pnrr: quel decreto 77, varato nel luglio scorso, secondo cui di fronte al mancato intervento del ministro competente per rimuovere inadempienze o inerzie che rallentano i lavori, è lo stesso premier che può intervenire per chiedere al Cdm di esercitare i poteri sostitutivi. Di commissariare, insomma, le amministrazioni locali. Cosa che Cingolani sarebbe tentato di richiedere per tutti e 44 gli impianti di fotovoltaico, eolico e geotermico che restano al momenti sospesi per via di vari rilievi paesaggistici.

Una tentazione che da qualche giorno s’è fatta più concreta. Perché l’8 ottobre scorso, intervenendo su un ricorso presentato da un’impresa privata impegnata nella realizzazione di un parco fotovoltaico a Montalto di Castro, nella Tuscia, il Tar del Lazio ha deliberato nominando un commissario ad acta a cui è affidato il compito che il Cdm si rifiuta di fare: esercitare, appunto, i poteri sostitutivi per sbloccare il procedimento incagliato, e dunque superando l’opposizione opposta dal Mibac di Franceschini ai tempi del BisConte e tollerata fino ad oggi nonostante ile novità normative introdotte col “Semplificazioni” di luglio. Un’indulgenza che, nel complesso, per Cingolani costa 3 gigawatt di mancata energia: un omaggio alla sindrome Nimby che mette a repentaglio gli obiettivi del Pnrr, e con questi la tanto vagheggiata transizione ecologica.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.