(foto Ansa)

editoriali

Chi sabota la riforma della Giustizia

Redazione

Con 700 emendamenti la destra boicotta Cartabia e ci espone in Europa

Non c’è dubbio che la ministra della Giustizia Marta Cartabia abbia presentato il suo pacchetto di riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell’ordinamento giudiziario con un notevole ritardo rispetto a quanto preventivato (inizialmente previsto la scorsa estate, il testo è stato approvato dal Consiglio dei ministri soltanto a febbraio). Proprio questi ritardi, però, dovrebbero indurre le forze politiche ad affrontare l’esame delle proposte in Parlamento con il senso di responsabilità che la situazione richiede: non solo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha più volte fatto appello affinché la riforma del Csm venga realizzata “al più presto” e soprattutto prima del rinnovo dell’organo (previsto a luglio), ma su entrambi gli interventi – Csm e ordinamento giudiziario – come ha sottolineato Cartabia “c’è un’attenzione altissima della Commissione europea” nell’ambito dell’attuazione delle riforme previste dal Pnrr. Detto in altri termini: su questi temi il nostro paese non può permettersi passi falsi.

Si rimane a dir poco perplessi, quindi, di fronte all’atteggiamento mostrato negli ultimi giorni da alcuni partiti, che hanno inondato il pacchetto Cartabia con oltre 700 emendamenti, mettendo a rischio l’approdo in Aula del provvedimento, previsto il 28 marzo. Circa la metà delle proposte di modifica è giunta dal centrodestra. Forza Italia e Lega, in particolare, spingono per l’adozione del sorteggio temperato come metodo di elezione del Csm, una soluzione scartata dalla Guardasigilli e che potrebbe far saltare la già fragile intesa raggiunta nella maggioranza sulla riforma. La situazione non è priva di tratti surreali, se si considera che nei corridoi parlamentari si registrano persino voci forziste che – per giustificare l’assalto al pacchetto Cartabia – evocano il parere contrario espresso proprio da quel Csm che si vorrebbe riformare e oggetto di strali da parte del partito da decenni. Insomma la giustizia rischia di essere il nuovo catasto, in termini di fibrillazioni nel governo. Stavolta, però, in gioco c’è la credibilità del paese di fronte all’Europa.

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