Marta Cartabia (Ansa)

Da Atreju al Parlamento

Cartabia: "Mai più un caso Maresca". Ed Ermini: "Separare subito magistratura e politica"

Ruggiero Montenegro

"Che un giudice svolga contemporaneamente funzioni giurisdizionali e politiche non deve più accadere", ha detto la Guardasigilli. Intanto oggi iniziano le consultazioni con i partiti per portare a termini la riforma. E il vicepresidente del Csm dice che quello di Napoli "non è certo l'unico caso. Ma il Consiglio ha applicato la legge in vigore"

Marta Cartabia dice che non c'è più tempo da perdere e il caso Maresca, candidato sindaco a Napoli e ora pronto a tornare a giudicare, ultimo episodio del rapporto opaco tra politica e magistratura, sta lì a ricordarlo. La riforma del Csm non è solo irrimandabile, ma si deve fare in tempi celeri: "Purtroppo sono circolate, non so sulla base di quali fonti e documenti, delle informazioni sbagliate sul caso Maresca”, ha detto ieri sera il ministro della Giustizia, ospite della kermesse dei giovani di Fratelli d'Italia ad Atreju, (“un atto dovuto perchè in democrazia si dialoga con l'opposizione. Fratelli d'Italia è l'unico partito di opposizione").

 

Dal palco di Roma, Cartabia ha usato parole nette, sottolineando l'anomalia di certe situazioni, e apparentamenti, che minano l'autonomia di chi deve giudicare, e dunque le garanzie dei giudicati, e rilanciando la necessità di un cambiamento: “La proposte che farò alle forze di maggioranza prevede che un caso come quello Maresca non possa mai più ripetersi. Che un giudice svolga contemporaneamente funzioni giurisdizionali e politiche non deve accadere perché c'è una stella polare, l'indipendenza, che deve essere non solo praticata ma percepita. Non e' importante se si tratti di cariche elettive di carattere locale. Non ci può essere il contemporaneo esercizio delle funzioni".

E questa mattina, dalle 8, la Guardasigilli ha iniziato un giro di consultazioni con i partiti, con l'obiettivo di portare in aula la riforma subito dopo Natale. E d'altra parte la necessità di un cambio di passo nel Consiglio superiore della magistratura, è avvertita trasversalmente nell'arco parlamentare, un consenso bipartisan.
 

E che arriva fino agli stessi magistrati, come fa capire bene l'esponente Pd David Ermini, che dal 2018 è vicepresidente dello stesso Csm. “Serve subito una nuova legge”, è l'appello lanciato in un'intervista a Repubblica.

 

Ermini spiega che sul caso Maresca, “il Consiglio ha semplicemente applicato la legge in vigore. E il Csm non può violare la legge. Può tuttavia segnalare al Parlamento, come ha fatto, una situazione che presenta evidenti anomalie e rischia di opacizzare l'immagine della magistratura”. Un'immagine che, a dir la verità, negli ultimi tempi, appare sempre meno limpida, travolta da imbarazzi, eccessi di autoreferenzialità e scontri interni di potere, con il caso di Napoli che offre solo l'ennesimo gancio di cronaca, ma non rappresenta un'eccezione.

 

E infatti, “ce ne sono diverse in Italia di situazioni simili”, spiega ancora Ermini, allargando il perimetro di un problema che si insinua tra le pieghe della politica e delle istituzioni, a tutti i livelli: “Si è sempre parlato delle porte girevoli dal Parlamento agli uffici giudiziari, ma non si è mai affrontato il tema, ben più diffuso, dei giudici impegnati nella politica locale”. Quello di Maresca, insomma, sempre per usare le parole del vicepresidente, “non è certo il primo caso”. E senza una riforma, altrettanto certamente, non sarà nemmeno l'ultimo.

 

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