Pm allo scoperto

Correnti che offrono sconti, magistrati in carica che fanno politica. Due show esemplari

Ermes Antonucci

Magistratura indipendente, corrente moderata delle toghe, offre il 30 per cento di sconto sui treni grazie a una convenzione con Italo. Catello Maresca, candidato del sindaco del centrodestra a Napoli, torna in servizio. Le degenerazioni del potere giudiziario continuano

Non c’è da indignarsi, ma – paradossalmente – da rallegrarsi di fronte alle ultime notizie provenienti dal mondo della magistratura italiana, già pesantemente travolta da scandali correntizi, guerre intestine e clamorosi flop giudiziari.

   

La prima notizia riguarda Magistratura indipendente, la corrente moderata delle toghe, che ha deciso di contrastare la crisi di iscrizioni seguita allo scandalo Palamara con un’importante iniziativa. “Quale?”, si chiederà il lettore. Forse un grande evento culturale, aperto ai giovani magistrati, per riflettere sulle cause della degenerazione delle correnti nella magistratura e sulle possibili soluzioni? Non proprio. Per recuperare la legittimazione persa, Mi ha deciso di puntare sugli sconti per i treni. Come raccontato dalla Verità, nei giorni scorsi Giselda Stella, giudice di Reggio Calabria, ha inviato una mail ai suoi colleghi per annunciare un importante risultato ottenuto dalla corrente: “Sono lieta di annunciare che Magistratura indipendente ha concluso una convenzione con Italo, che prevede una scontistica del 30 per cento su qualunque tratta. Basta iscriversi alla nostra associazione”.

 

L’iniziativa è stata confermata anche dal segretario di Mi, Angelo Piraino, nipote di Paolo Borsellino: “Semplicemente vogliamo un’Anm meno ‘politica’ e più attenta ai bisogni dei magistrati e lo testimoniamo con la nostra azione”. La notizia, dicevamo, paradossalmente è da accogliere con una certa dose di allegria: sono ormai gli stessi magistrati, infatti, a far cadere il velo di ipocrisia che circonda il ruolo delle correnti nella magistratura, confermando come queste si siano trasformate in maniera irrimediabile in centri di potere dediti alla mera tutela degli interessi corporativi e di carriera delle toghe.

 

La seconda “buona notizia” giunge da Napoli. Il magistrato Catello Maresca, che alle ultime elezioni amministrative si è candidato a sindaco di Napoli per il centrodestra, uscendo sconfitto ma diventando consigliere comunale, potrà tornare a rivestire la toga. Terminata l’aspettativa che aveva chiesto e ottenuto per potersi candidare a sindaco, Maresca ha chiesto al Csm di rientrare in servizio. Visto che la legge non vieta ai magistrati di ricoprire incarichi politici in una città e di svolgere le funzioni giudiziarie in un’altra, il Csm non ha potuto fare altro che accogliere la richiesta di Maresca, affidandogli le funzioni di consigliere di corte d’appello a Campobasso. In altre parole, Maresca sarà contemporaneamente consigliere d’opposizione al comune di Napoli e consigliere d’appello a Campobasso. Altro che porte girevoli tra politica e magistratura: Maresca starà in entrambe le stanze. Politico e giudice allo stesso tempo, seppur in città diverse, alla faccia di Montesquieu. C’è però, paradossalmente, qualcosa di buono anche in questa notizia. In un paese in cui tanti magistrati da tempo fanno politica con la toga sulle spalle, c’è un magistrato che per una volta ha deciso di svolgere la sua attività politica allo scoperto. A differenza dei colleghi, che ora si indignano pure.

 

“E' una vergogna che si possa fare il politico e il magistrato allo stesso tempo”, ha dichiarato l’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, sbarcato in politica grazie alla sua immagine di “pm eroe contro i poteri forti”. “E’ inaccettabile che un magistrato in servizio sia leader dell’opposizione al governo della città in cui vive”, ha detto invece il consigliere togato di Area Giuseppe Cascini. E chissà se il Cascini che oggi si indigna è lo stesso che, quando ricopriva l’incarico di segretario dell’Anm (guidata da Palamara) interveniva nel dibattito politico lanciando bordate contro Berlusconi e il suo governo (“non ha legittimità morale, culturale, politica e storica per affrontare il tema della riforma costituzionale della giustizia”), e invitando la sinistra a superare la “subalternità politica e culturale al tema dettato dalla destra”: “L’equivoco è pensare che in fondo Silvio Berlusconi un po’ di ragione ce l’abbia”. Evidentemente per qualche magistrato è più “accettabile” fare politica vestendo la toga.

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