Giuseppe Conte ospite ad Atreju 2021 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) 

Conte ad Atreju riconosce in Meloni il leader degli avversari di centrodestra

Gianluca De Rosa

Il presidente grillino torna alla festa dei giovani di FdI e apre a un quirinabile di destra, ma "di alto profilo morale". Chiarisce che non firmerà la petizione per il presidenzialismo ma per il resto nicchia. E cerca gli applausi sul giustizialismo

Certo non si può dire che la platea seduta sotto il tendone martellato dalla pioggia impazzisca per lui. Ma l’accoglienza di Giorgia Meloni sul palco è calorosa. E dunque l’applauso di benvenuto giunge sobrio, ma puntuale. Per Giuseppe Conte è la seconda volta ad Atreju, la festa dei giovani di Fratelli d’Italia. L’ultima era stata due anni fa, quando Conte sedeva a palazzo Chigi. Fratelli d’Italia è praticamente l’unico partito con cui l’ex presidente del Consiglio non abbia governato. La sintonia politica latita, ma non c’è dubbio che ci sia un pizzico di simpatia umana. Sicuramente tra il fu avvocato del popolo e la Capa c’è una certa intesa, da coppia televisiva. E infatti alla fine della lunga intervista, quando Conte risponde su chi sarà il leader dei progressisiti con un’altra domanda (“È prematuro dirlo, penso anche per voi, no?”) la folla rumoreggia indicando la Meloni. “Ah no sei già tu dunque…”, scherza lui. “Noi almeno abbiamo delle regole chiare”, punge lei. Conte incassa e poi replica: “Noi le avremo”.

   

Il presidente dei 5 stelle poi inscenando un siparietto legge un tweet di Calenda. “Ogni 5 stelle dovrebbe restare fuori da qualsiasi incarico superiore alla vendita di lattine di chinotto allo stadio. Mi impegnerò attivamente per conseguire questo risultato”.

“Ecco – attacca – io non penserai mai di dire una cosa del genere su Fratelli D’Italia o di dire che voglio distruggerla, vi voglio in salute per confrontarmi in una dialettica seria e utile tra diverse sensibilità”. E ad ascoltarlo sembra di sentire il Monaco dem Goffredo Bettini, suo consigliere, che mal tollera per la stessa ragione Renzi e Calenda e auspica invece un reciproco riconoscimento “da avversari” con il centrodestra che, è ormai evidente, per il Pd ma anche per Conte è il partito di Giorgia Meloni. Conte ripete che Berlusconi ha fatto anche cose buone e apre a un quirinabile di centrodestra: “Non sta scritto da nessuna parte che debba essere di una precisa provenienza politica”. Ma scandisce sillaba per sillaba: “Deve essere di alto profilo morale”.

    

A introdurre l’incontro ci pensa Francesco Acquaroli, presidente della regione Marche e orgoglio di Fratelli d’Italia che infatti si prende una buona metà degli applausi che la platea non regala a Conte. L’altra la incassa il direttore del Tempo Franco Bechis che cintura il presidente del M5s da sinistra non risparmiando domande velenose. Dall’altro lato, seduto alla destra dell’ex premier, c’è il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano che inizia con una battuta: “Sono contento che oggi finalmente rompa l’embargo informativo, torna a parlare con un giornalista Rai”. I due non si risparmiano, ma Conte si dà alla sua arte, quella di rispondere sempre senza farlo davvero. Due cose però le dice chiare: non firmerà la petizione di Fratelli d’Italia per il presidenzialismo. “Non credo sia il momento per riforme costituzionali così ampie – dice – ma vi proprongo tre cose: l’introduzione della sfiducia costruttiva, della fiducia a camere unite e della possibilità. Sono correttivi più puntuali ma che possono dare stabilità al governo”. No al presidenzialismo anche perché – sostiene – il M5s è per il proporzionale con la soglia di sbarramento al 5 per cento “Incarna meglio questa fase storica con tante sensibilità politiche differenti”.

  

Bechis lo incalza sul ritorno alle urne (“I parlamentari sono abbarbicati ai loro scranni”) e il collegio uninomiale Roma 1 dove Conte ha rinunciato a candidarsi. La platea applaude divertita il giornalista. E Conte si schernisce. “Lei stasera sta cercando facili applausi”. Ma quando poi dice: “Per tre volte ho rinunciato ad andare in Parlamento…”, un signore si alza in piedi e urla: “Per paura!”.

  

Ma innervosire più di ogni altra cosa il pubblico in sala sono le risposte ambigue sulla Cina. Conte prima ammette con un certo pudore che sì, è giusto che la Cina condivida le informazioni per comprendere le origini della pandemia, ma poi quando Bechis gli chiede come mai in Cina non ci siano state nuove ondate l’ex premier risponde con una serie di perifrasi in sequenza: “È un sistema giuridico-istituzionale molto diverso dal nostro…”. “È una dittatura, devi dirlo”, grida la platea. Niente da fare.

   

A Conte però piace piacere e così il presidente grillino si butta sull’unico tema che lo accomuna in toto a Fratelli d’Italia. L’importanza di mantenere all’interno dell’ordinamento italiano l’ergastolo ostativo, il fine pena mai. “È stato un pilastro fondamentale per tener conto della pericolosità dell’organizzazione mafiosamente anche quando i mafiosi sono in carcere, lo hanno voluto Falcone e Borsellino. Sono contento che ci sia sintonia su questo punto, non dobbiamo cedere!”. Primo applauso convinto.

 

Il peggio si raggiunge alla fine. Sangiuliano dopo aver elencato il Pantheon dei conservatori – a suo dire Prezzolini, Tolkien, Vilfredo Pareto e Dante – gli chiede quale sia quello dei grillini. La risposta suscita risolini. “Partirà a breve la nostra scuola di formazione e definiremo il nostro Pantheon, non mi faccia anticipare, ma sono tutti gli italiani che hanno onorato la Patria con disciplina e si sono confrontati accettando la dialettica democratica”.

  

Avrà pagato l’ergastolo ostativo o la Patria da onorare, fatto sta che prima che il presidente del M5s vada via dichiarando alle agenzie che “Auspica che lo sciopero generale venga revocato” in tanti gli chiedono comunque un selfie. È stato pur sempre il premier del lockdown a reti unificate.