Palermo, Bruno Contrada durante il processo a suo carico nel settembre 1995 (LaPresse)

L'Italia paga ancora per la sua malagiustizia

Ermes Antonucci

Accolta parzialmente la richiesta di riparazione di Bruno Contrada. L'ex dirigente dei servizi segreti, detenuto ingiustamente per dieci anni, è stato risarcito con 667 mila euro

L’Italia paga ancora per la sua malagiustizia. La Corte d’appello di Palermo ha infatti accolto la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione presentata da Bruno Contrada, ex numero due del Sisde. A Contrada, difeso dall'avvocato Stefano Giordano, sono stati liquidati 667 mila euro. L’ex dirigente dei servizi segreti, oggi ottantottenne, venne arrestato la vigilia di Natale del 1992, con l’accusa infamante di concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo essere stato assolto in appello, nel 2007 venne condannato in via definitiva a dieci anni di carcere. La vita di Contrada venne distrutta, insieme all’onore di un uomo delle istituzioni.

 

Dopo venticinque anni di fango, nel 2017 la Corte di Cassazione annullò la sentenza alla luce della bocciatura giunta due anni prima dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, secondo cui Contrada non avrebbe mai dovuto essere condannato, visto che all’epoca dei fatti il reato non era ancora previsto dal nostro ordinamento giuridico. La Cassazione dichiarò quindi “ineseguibile e improduttiva di effetti penali” la sentenza, anche se Contrada ormai aveva già espiato per intero la pena di dieci anni.

 

 

Da qui è nata l’ultima battaglia dell’ex 007: una richiesta di riparazione, ora accolta parzialmente (la richiesta era di tre milioni di euro), per la detenzione subita e per il danno biologico, morale ed esistenziale, patito da lui e dai suoi familiari più stretti in tutti questi anni. “I danni che io, la mia famiglia, la mia storia personale, abbiamo subito sono irreparabili e non c’è risarcimento che valga. Io campo con 10 euro al giorno. Stare chiuso per il coronavirus non mi pesa: sono stato recluso otto anni”, ha dichiarato Contrada commentando la decisione della Corte d’appello di Palermo.

 

Secondo i calcoli del sito “errorigiudiziari.com”, dal 1992 a oggi lo Stato italiano ha speso oltre 700 milioni di euro per risarcire 27mila persone vittime di detenzioni illegittime ed errori giudiziari.

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