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Allarmismo forcaiolo sull'ergastolo ostativo

Redazione

La disinformazione nuoce gravemente alla Costituzione

In una bella intervista rilasciata al Corriere della Sera, il presidente uscente della Corte costituzionale Giorgio Lattanzi ha smontato “l’allarmismo ingiustificato” emerso attorno alla discussa sentenza della Consulta sull’ergastolo ostativo: “La Corte non l’ha cancellato, come è stato detto e ripetuto, né ha eliminato la presunzione di pericolosità per i mafiosi che non collaborano con la giustizia; l’ha soltanto trasformata da assoluta in relativa. Il che significa dare la possibilità di dimostrare che è venuta meno l’appartenenza all’organizzazione criminale, attraverso una valutazione del magistrato di sorveglianza, che tra l’altro coinvolge gli operatori penitenziari, le forze di polizia, la procura antimafia, l’autorità giudiziaria, i comitati per l’ordine e la sicurezza”.

 

Lattanzi è andato anche oltre, notando con preoccupazione la distanza “culturale ma anche sentimentale” venutasi a creare tra la società (inclusa la politica) e la nostra Costituzione: “I costituenti dissero ‘mai più un carcere così’, mentre da qualche anno si dice ‘buttiamo la chiave’ o ‘Marciscano in galera’; l’opposto della cultura costituzionale che produsse, negli anni 70 e 80, riforme storiche all’insegna di un carcere dei diritti e finalizzato al reinserimento sociale”. Le parole di Lattanzi sembrano riferirsi indirettamente non solo alle sparate forcaiole fatte proprie da molti esponenti politici (“in galera e buttare via la chiave” è diventato un refrain costante di Salvini e non solo), ma anche a un certo modo di fare giornalismo, che pur di alimentare gli istinti giustizialisti dell’opinione pubblica finisce per distorcere il contenuto di alcune sentenze, come quella sull’ergastolo ostativo. Per giunta col rischio di fare figuracce. Pochi giorni fa, per alimentare la campagna stampa contro la pronuncia della Consulta, il Fatto quotidiano ha intervistato un pentito di mafia, Pasquale Di Filippo. “Ho fatto arrestare Bagarella. Temo che esca e si vendichi”, è il messaggio lanciato dal pentito. Peccato che a De Filippo sia anche sfuggita una frase che smonta tutta l’ideologia trattativista del Fatto: “Lo stato italiano finora è stato serio e ha dimostrato di essere capace di sconfiggere la mafia”. Ops.

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