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Prime volte alla Milano-Sanremo

Giovanni Battistuzzi

La Classicissima è da sempre refrattaria ai cambiamenti come una bella signora che teme l'avanzare degli anni

Come quando il Diavolo Rosso Giovanni Gerbi, alle 10,41 del 14 aprile del 1907 intravedette per primo la primavera all'orizzonte dopo essersi lasciato alle spalle l'inverno e il buio del tunnel in cima al Passo del Turchino. Si gettò in discesa verso il mare, non prima di aver brontolato contro un commissario di percorso che, a suo dire, era un po' troppo in mezzo alla strada.

 

Come quando Louis Trousselier, pochi minuti dopo quelle fatidiche 10,41 del 14 aprile del 1907, si fermò in cima al passo, prese qualcosa di caldo da bere, indossò un maglione più pesante e imboccò la discesa con la convinzione che avrebbe rimontato, eccome avrebbe rimontato. Poi, dopo un tornante, gli si aprì davanti la Riviera e lui che il Tirreno non l'aveva mai visto si stupì a tal punto della bellezza di quel pezzo di Liguria che si dimenticò di guardare la strada e finì addosso a un albero. Seconda caduta di giornata, forcella piegata, addio ai sogni di rimonta.

 

Come quando sempre il Diavolo Rosso Giovanni Gerbi, sempre quel 14 aprile del 1907, poco dopo i Piani di Invrea, venne raggiunto prima da Gustave Garrigou e poi da Lucien Petit-Breton. E allora con quest'ultimo parlò, discusse, trovò un accordo. Vinci tu che sei più veloce, poi dividiamo. E così a poche centinaia di metri dall'arrivo, Gerbi si attaccò al sellino di Garrigou. E visto che questo non bastava lo prese per la maglietta e lo fece cadere. Primo Petit-Breton, che da uomo d'onore divise il premio con il compagno di squadra. "Tanto mica dura sta corsa, troppo facile", disse. La storia disse che aveva torto.

 

Come quando René Privat il 19 marzo del 1960, si mise in testa che seguire Gastone Nencini era la mossa giusta. E poi decise che meglio ancora era scattare in faccia al campione toscano per vedere l'effetto che faceva rimanere un po' da solo. In cima al Poggio passò da solo e già che c'era continuò in solitudine sino all'arrivo. Nessuno riuscì a riprenderlo e lui commentò che "la fortuna uno la deve cercare".

 

Come quando Marc Gomez il 20 marzo 1982, decise di dare una piccola accelerata in cima alla Cipressa per vedere come stavano gli altri e per poter essere il primo a passare sulla novità di giornata e di percorso. E così facendo  si liberò di Claudio Bortolotto, Walter Delle Case e Werner Devos, che affianco a lui pedalavano dal chilometro otto. E già che c'era si prese la briga di provarci anche sul Poggio, ma Alain Bondue resistette prima di scivolare in discesa. Quando il francese si accorse di essere rimasto, iniziò a contare i chilometri che lo separavano dall'arrivo convinto che prima o poi qualcuno sarebbe arrivato a svegliarlo dal sonno. Nessuno però si presentò e lui quel sogno decise di festeggiarlo alzando solo il braccio destro, "perché si sa mai. Avevo paura di cadere tanto mi tremavano le gambe".

 

 

Come quel 14 aprile del 1907, come quel 19 marzo del 1960 e come quel 20 marzo 1982, anche in questo 8 agosto del 2020 qualcosa di nuovo accadrà alla Milano-Sanremo. Perché una Classicissima così, senza primavera e con pochissimo mare si era mai vista. Il savonese ha preferito dire di no alla corsa per agevolare i bagnanti e gli organizzatori hanno dovuto cambiare le cose. Più pianura padana, più Piemonte e meno Liguria. Su verso Niella Belbo e poi verso il Col di Nava. Giù verso Oneglia per riprendere il consueto dopo aver sperimentato l'inconsueto, anzi lo sconosciuto. Mica cosa da tutti i giorni per una corsa refrattaria ai cambiamenti dal 1907, checché ne dicesse il Diavolo Rosso. Perché la Milano-Sanremo è una bella signora che teme l'avanzare degli anni e per questo gli anni li congela.

 

 

La Milano-Sanremo 2020 è una prima volta, una novità necessaria dopo un tradimento non necessario. Ma forse è giusto così. Perché la primavera è passata, l'estate è arrivata da parecchio, la pandemia si fa vedere ancora e noi tutti abbiamo bisogno di novità per non ripensare a ciò che è stato.

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