Europa Ore 7

Il Tribunale costituzionale polacco lancia la Polexit

La Merkel a Roma; le possibili dimissioni di Laschet e la minaccia dei Verdi in Austria di abbandonare Kurz. In Repubblica ceca i Pirati si sono normalizzati e l'Irlanda aderisce all'accordo sulla tassazione. La Commissione è molto preoccupata dai respingimenti: l'Ue avara sul reinsediamento di afghani. Il Parlamento condanna la nuova legge sull'aborto in Texas e chiede altre sanzioni contro Lukashenka

David Carretta

La portata della sentenza non è solo giuridica, ma istituzionale e politica: in sostanza dice che l'appartenenza all'Ue e la firma del trattato non equivalgono a un trasferimento di sovranità. La sentenza in Polonia “non può rimanere senza conseguenze”, ha avvertito il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli

Il Tribunale costituzionale polacco ieri ha messo la Polonia sulla strada della Polexit. In una sentenza che non ha precedenti nell'Unione europea, i giudici di Varsavia hanno stabilito che gli articoli 1 e 19 del trattato sono incompatibili con la Costituzione della Polonia. Il primo è quello istitutivo dell'Ue come unione sempre più stretta. Il secondo riguarda la Corte di giustizia dell'Ue, le sue competenze e le sue prerogative, ma anche gli obblighi per gli stati membri di stabilire “i rimedi giurisdizionali necessari per assicurare una tutela giurisdizionale effettiva nei settori disciplinati dal diritto dell'Unione”. Al di là delle finezze delle motivazioni, la Corte costituzionale non riconosce la primazia del diritto dell'Ue su quello nazionale. “La primazia della legge costituzionale sulle altre fonti del diritto risulta direttamente dalla Costituzione della Repubblica di Polonia”, ha detto il portavoce del governo nazionalista di Mateusz Morawiecki. Tuttavia la portata della sentenza non è solo giuridica, ma istituzionale e politica.

 

Che cosa dice la sentenza del Tribunale costituzionale polacco? L'articolo 1 insieme all'articolo 4 del trattato hanno tre conseguenze: primo, le istituzioni dell'Ue agiscono oltre i limiti di competenze trasferite dalla Repubblica di Polonia; secondo, a causa del trattato Ue, la Costituzione polacca non è più la legge suprema della Polonia e non ha precedenza in termini di forza vincolante e applicazione; terzo, la Repubblica polacca non può funzionare come stato democratico e sovrano. Di conseguenza l'articolo 1 del trattato Ue è “incoerente con l'articolo 2, l'articolo 8 e l'articolo 90 della Costituzione della Repubblica polacca”. Quanto all'articolo 19 del trattato dell'Ue, viola un'altra serie di articoli (2, 7, 8, 90, 178 e 190 della Costituzione polacca) perché afferma la supremazia del diritto europeo su tribunali e parlamento della Polonia. Una parte del dispositivo è dedicato alla riforma della giustizia introdotta dal governo nazionalista di Varsavia e le sentenze della Corte di giustizia dell'Ue che hanno ordinato alla Polonia di disapplicarla perché vìola l'indipendenza dei giudici.

 

Il caso polacco va ben oltre i conflitti tra Corte costituzionale tedesca e la Corte di giustizia dell'Ue sulle competenze reciproche in alcuni settori. In Polonia era stato lo stesso primo ministro Morawiecki a presentare il ricorso davanti al Tribunale costituzionale, riempita di fedelissimi del partito Legge e giustizia (PiS), per far dichiarare illegittime le decisioni della Corte di giustizia dell'Ue sulla riforma del sistema giudiziario, che mette in pericolo la sua indipendenza. La Commissione aveva cercato di convincere Morawiecki a ritirare il ricorso, bloccando l'approvazione del piano di Recovery polacco e aprendo procedure di infrazione. Il Tribunale costituzionale aveva rinviato più volte la sentenza. Alla fine il regime del PiS ha deciso di alzare la posta. La sentenza di ieri in sostanza dice che l'appartenenza all'Ue e la firma del trattato non equivalgono a un trasferimento di sovranità. Di fatto è una Polexit. Come spiega in un editoriale il Foglio, la Commissione e gli altri stati membri devono trarne tutte le conseguenze politiche e finanziarie: se la Polonia non riconosce il trattato, non può far parte dell'Ue.

 

La Commissione ieri ha reagito con il solito frasario diplomatico alla sentenza del Tribunale costituzionale polacco. “Serie preoccupazioni”, si legge in una nota: “La Commissione conferma e riafferma i principi fondanti dell'ordine giuridico dell'Ue, in particolare che il diritto dell'Ue ha la primazia sulla legge nazionale, incluse le disposizioni costituzionali” e che “tutte le sentenze della Corte europea di giustizia sono vincolanti per tutte le autorità degli stati membri, incluse le corti nazionali”. Il commissario alla Giustizia, Didier Reynders, ha promesso di “reagire in breve tempo”. Sull'ipotesi di Polexit, Reynders ha spiegato che “non è una giurisdizione costituzionale che decide l'evoluzione del paese”. Eppure il Partito popolare europeo parla esplicitamente di uscita dall'Ue. “Dichiarando che i trattati dell'Ue sono incompatibili con il diritto polacco, il Tribunale costituzionale illegittimo in Polonia ha messo il paese sulla strada della Polexit”, ha detto l'eurodeputato del Ppe, Jeroen Lenaers. La sentenza in Polonia “non può rimanere senza conseguenze”, ha avvertito il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.

 

La prima conseguenza dovrebbe essere il blocco delle risorse del Recovery fund destinate alla Polonia. L'indipendenza della giustizia e il ricorso di Morawiecki davanti al Tribunale costituzionale polacco sono stati al centro del braccio di ferro tra Bruxelles e Varsavia sul piano nazionale di ripresa e resilienza. Tra prestiti e sovvenzioni, il Recovery vale 46 miliardi di euro per la Polonia. Reynders ha ricordato che presto la Commissione dovrebbe attivare anche il meccanismo di condizionalità che permette di bloccare gli altri fondi dell'Ue ai paesi che non rispettano i principi fondamentali. “Continueremo a usare tutti gli strumenti a nostra disposizione per far rispettare questi principi, perché al cuore dell'Ue ci sono la protezione dei cittadini, la protezione del mercato interno e di tutti i diversi attori che operano nell'Ue”, ha spiegato il commissario. “Nessuno stato membro può mettere da parte il diritto europeo e continuare a trarre beneficio dall'Ue”, ha avvertito la presidente del gruppo dei Socialisti&Democratici, Iratxe Garcia.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 8 ottobre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Merkel a Roma ricorda le linee rosse della Germania - Sul Foglio Micol Flammini spiega che la visita di ieri di Angela Merkel a Mario Draghi non è stata un passaggio di consegne, ma piena di affetto e rispetto. Draghi ha fatto capire che la cancelliera tedesca ci mancherà. Nel loro colloquio i due leader hanno parlato della lista delle cose da fare: Libia, Afghanistan, politica estera europea. Ma in conferenza stampa Merkel ha anche tracciato una linea rossa per chi sogna di trasformare il Recovery fund in uno strumento permanente di debito dell'Ue per fare trasferimenti fiscali. “Un'unione dei trasferimenti non sarebbe un bene per l'Europa”, ha detto Merkel: “Dal mio punto di vista deve sempre esserci una condizionalità”.

 

Laschet lascia la leadership della Cdu? - In Germania Armin Laschet potrebbe dimettersi da leader della Cdu, dopo il peggior risultato di sempre nelle elezioni del 26 settembre e l'avvio dei negoziati per la formazione di una coalizione "Semaforo" tra socialdemocratici della Spd, Verdi e liberali della Fdp. In una dichiarazione pubblicata ieri sera, Laschet ha annunciato che la prossima settimana proporrà al congresso del partito di eleggere una nuova leadership. "Abbiamo bisogno di una ristrutturazione delle nostre strutture di personale e dobbiamo farlo rapidamente", ha detto Laschet. Il Financial Times spiega i dettagli dell'annuncio del futuro ex leader della Cdu.

 

In Austria i Verdi minacciano di abbandonare Kurz - Il partito dei Verdi in Austria ha minacciato di abbandonare la coalizione di governo con Sebastian Kurz, dopo che il cancelliere è stato indagato in un'inchiesta per corruzione. Mettendo in dubbio la capacità di Kurz di continuare a governare, i Verdi hanno annunciato che consulteranno gli altri partiti e il presidente della Repubblica, Alexander van der Bellen, per decidere il da farsi. “Restiamo con questo governo e l'agenda di governo, e tutte le cose che abbiamo pianificato di fare”, ha risposto Kurz. Sul Foglio Daniel Mosseri ha tutti i dettagli della crisi giudiziaria e politica in Austria: quanto costa restare nel sistema Kurz ora che è indagato?

 

In Repubblica ceca i Pirati si sono normalizzati - Domenica la Repubblica ceca va a elezioni legislative. L'ultimo sondaggio continua a dare il partito del primo ministro Andrej Babis, ANO, in testa con il 27,3 per cento delle intenzioni di voto, davanti alla coalizione di centrodestra SPOLU con il 21,4 per cento e all'alleanza tra i Pirati e il movimento dei sindaci indipendenti Stan con il 17,4 per cento. Il sondaggio è stato realizzato prima che Babis venisse coinvolto nei "Pandora papers" con la sua società di comodo per comprare una villa di lusso in Costa Azzurra. Oggi sul Foglio c'è un editoriale che spiega che i Pirati si sono normalizzati: il movimento dell'antipolitica si è messo a fare politica.

 

L'Irlanda aderisce all'accordo sulla tassazione - L'Irlanda ieri ha annunciato l'adesione all'accordo  sulla tassazione delle multinazionali che viene negoziato all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Il governo di Dublino ha ottenuto di limitare l'imposizione minima al 15 per cento per le multinazionali con un fatturato superiore ai 750 milioni e di mantenere il suo tasso al 12,5 per cento per le imprese sotto la soglia. L'Ocse si riunirà oggi per concordare la dichiarazione e il piano per mettere in opera l'accordo. Il commissario Paolo Gentiloni ha definito la decisione dell'Irlanda come un “passo enormemente positivo per lo sforzo collettivo dell'Europa di costruire un sistema fiscale globale più equo e stabile”.

 

Le proposte sulle riserve di gas a dicembre - La Commissione ieri ha confermato che le sue proposte su acquisti e riserve strategiche comuni di gas non arriveranno prima della fine dell'anno. La comunicazione della prossima settimana sarà incentrata sulle misure che gli stati membri hanno a disposizione per attenuare l'impatto dei rincari dei prezzi dell'energia su famiglie e imprese. “Le questioni relative alle forniture e allo stoccaggio" saranno affrontate "prima della fine dell'anno, nel contesto delle nostre proposte sulla riforma del mercato del gas”, ha detto un portavoce della Commissione. Sul Foglio spieghiamo il ruolo della Russia nella volatilità del prezzo del gas: la Polonia accusa Vladimir Putin di manipolazione di mercato e coercizione.

 

La Commissione molto preoccupata dai respingimenti - Diversi quotidiani internazionali, tra cui Liberation, ieri hanno pubblicato una lunga inchiesta sulle politiche di respingimenti con uso della violenza contro i migranti in Croazia e Grecia. La Commissione ha reagito con condanne a parole. “Alcune di queste notizie sono scioccanti”, ha detto la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson: “Sono estremamente preoccupata”. Johansson ha puntato il dito contro “l'orchestrazione di violenza alla nostra frontiera” e “prove convincenti di abusi con i fondi dell'Ue”. I respingimenti di Croazia e Grecia “danneggiano la nostra reputazione come Ue”, ha detto la commissaria annunciando un'indagine sull'uso dei fondi europei. Ma Johansson ha anche ammesso che l'Ue non ha “sufficienti strumenti” per prevenire le politiche sistematiche di respingimento da parte degli stati membri.

 

L'Ue avara sul reinsediamento di afghani - La commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, ieri ha presieduto un forum di alto livello sul reinsediamento dei rifugiati afghani. L'attenzione si è concentrata sulle persone ancora da evacuare, e non sui profughi nei paesi vicini che potrebbero essere trasferiti negli stati membri dell'Ue. Ma l'Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha rivolto un appello all'Ue affinché accolga 42.500 afghani nell'arco dei prossimi cinque anni. L'appello non è stato ascoltato: non è arrivato nessun impegno preciso da parte degli stati membri. Johansson ha minimizzato, ricordando che i paesi dell'Ue hanno offerto protezione a 22 mila afghani dopo la caduta di Kabul.

 

Il Parlamento condanna la nuova legge sull'aborto in Texas - Il Parlamento europeo ieri ha chiesto l'abrogazione della nuova legge sull'aborto in Texas perché viola i diritti umani delle donne. Nella risoluzione - approvata con 381 voti a favore, 253 contrari e 36 astensioni - i deputati hanno espresso solidarietà e sostegno alle donne del Texas, ai medici, alle ong e a tutti coloro che sono impegnati nei ricorsi legali contro la legge. Il Parlamento ha chiesto agli stati membri dell'Ue di sostenere finanziariamente le organizzazioni della società civile statunitense che promuovono i diritti sessuali e riproduttivi e offrire un rifugio sicuro ai professionisti del settore medico che rischiano persecuzioni legali o di altro tipo. Il Parlamento ha anche chiesto al governo americano di depenalizzare l'aborto per proteggere le donne e le organizzazioni che forniscono assistenza sanitaria e servizi di aborto. Tra i deputati italiani, da notare il compattamento delle forze del centrodestra: la delegazione di Forza Italia si è unita a quelle della Lega e di Fratelli d'Italia per votare contro la risoluzione.

 

Il Parlamento chiede un quarto round di sanzioni contro Lukashenka - Il Parlamento europeo ieri ha chiesto agli stati membri di adottare un quarto round di sanzioni contro Alexander Lukashenka e di valutare la possibilità di portare il suo regime davanti a un tribunale internazionale. In una risoluzione adottata a larghissima maggioranza - 506 voti favorevoli, 29 contrari e 139 astensioni - i deputati hanno anche espresso solidarietà ai paesi dell'Ue che stanno subendo attacchi ibridi da parte della Bielorussia, in particolare con l'invio di migranti in Polonia, Lituania e Lettonia. Secondo il Parlamento, la sponsorizzazione da parte dello stato bielorusso degli attraversamenti illegali alle frontiere esterne costituisce una forma di guerra ibrida volta a intimidire e destabilizzare l'Ue. Per i deputati, le istituzioni e i paesi membri dell'Ue devono affrontare con urgenza la crisi, assistendo i migranti bloccati al confine tra Polonia e Bielorussia. Il deferimento del regime alla Corte internazionale di giustizia dovrebbe avvenire - secondo il Parlamento europeo - sulla base delle violazioni della Convenzione di Chicago, della Convenzione di Montreal e della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e per i crimini commessi su vasta scala contro i cittadini bielorussi.

 

Approvata la direttiva sulla Blue card - Il Consiglio dell'Ue ha adottato definitivamente la direttiva sulla Blue card che stabilisce le condizioni di ingresso e soggiorno per i cittadini di paesi terzi altamente qualificati, che vengono a vivere e lavorare nel territorio degli stati membri. Il sistema mira ad attrarre e trattenere lavoratori altamente qualificati, in particolare nei settori che affrontano carenze di competenze. Il modello dovrebbe essere quello della Green card americana. Ma le precedenti esperienze con la Blue card europea non ha portato a grandi successi.

 

Aumento record dei prezzi delle case nella zona euro (tranne in Italia) - Nel secondo trimestre del 2021 i prezzi delle case sono aumentati del 6,8 per cento nell'area euro e del 7,3 per cento nell'Ue a 27 rispetto allo stesso trimestre del 2020, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Si tratta del più alto incremento annuale per l'area euro dal primo trimestre del 2006. Tra gli stati membri gli incrementi annuali maggiori sono stati registrati in Estonia (+16,1 per cento), Danimarca (15,6 per cento) e Repubblica ceca (14,5 per cento). In undici stati membri l'aumento è stato superiore al 10 per cento. L'Italia è un'accezione, con un incremento dei prezzi delle case di appena lo 0,4 per cento. L'unico paese in cui i prezzi sono scesi è Cipro (-4,9 per cento). Eurostat ha pubblicato anche i dati storici a partire dal primo trimestre del 2010. In 23 stati membri i prezzi delle case sono aumentati negli ultimi undici anni, con i livelli più alti in Estonia (+133 per cento), Lussemburgo (+111 per cento) e Ungheria (+109 per cento). Per contro sono stati osservati dei cali in Grecia (-28 per cento), Italia (-13 per cento), Cipro (-8 per cento) e Spagna (-3 per cento).

 


Accade oggi in Europa

– Consiglio Giustizia e Affari interni (sessione Affari interni)

– Consiglio: riunione del Coreper

– Parlamento europeo: incontri dei giovani europei 2021 a Strasburgo

– Eurostat: dati sulle emissioni e l'inquinamento dell'aria nel 2019; dati sui permessi di soggiorno nel 2020