L'Ema mette una pezza al caos di AstrazZneca

David Carretta

L'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ieri ha confermato che il vaccino AstraZeneca è “sicuro ed efficace” e che “i benefici superano di gran lunga i rischi”, nonostante il fatto che non abbia potuto escludere che alcuni eventi tromboembolici segnalati negli ultimi giorni siano legati alla somministrazione del vaccino. L'Ema ha annunciato che proporrà di aggiornare le informazioni del prodotto con un “avvertimento” per informare cittadini e medici e fare attenzione in caso di sintomi che potrebbero indicare effetti collaterali di questo tipo. Ma il giudizio non cambia: “il vaccino non è associato a un aumento di rischi di eventi tromboembolici”, ha detto il direttore dell'Ema. Emer Cooke. Pur non volendo commentare la decisione di sedici paesi europei – tra cui Germania, Francia, Italia e Spagna – di sospendere le somministrazioni, Cooke ha lanciato un appello ad accelerare le vaccinazioni. “Questa pandemia costa delle vite umane. Abbiamo vaccini che sono sicuri e efficaci, che possono aiutare a prevenire la morte e il ricovero in ospedale. Dobbiamo usare questi vaccini”, ha detto Cooke.

Le conclusioni dell'Ema mettono una pezza a un guaio combinato da diversi governi nazionali, che hanno seguito la Germania dopo la decisione di Berlino di sospendere le somministrazioni. Italia, Lussemburgo e Slovenia hanno subito annunciato che intendono riprendere la campagna di vaccinazione con AstraZeneca. La Francia dovrebbe fare altrettanto. Il primo ministro francese, Jean Castex, due giorni fa aveva annunciato che si sarebbe fatto vaccinare con AstraZeneca in caso di conferma del giudizio positivo dell'Ema. La Spagna ricomincerà mercoledì prossimo. L'inserimento di un “avvertimento” consentirà alla Germania di far ripartire le somministrazioni. Ma alcuni paesi come la Svezia hanno deciso di proseguire con indagine interne. Il grande interrogativo è l'impatto che questi giorni di incertezza e allarmismo avranno sull'opinione pubblica. La risposta si saprà la prossima settimana, quando si avranno i primi dati sul numero di persone che ha rifiutato AstraZeneca nei diversi stati membri. Sul Foglio Luciano Capone e Giovanni Rodriquez spiegano tutti i dettagli e gli errori di questa tempesta in una fiala di vaccino.

Nel frattempo la Commissione di Ursula von der Leyen ha deciso di compiere un primo passo legale contro AstraZeneca sul taglio delle forniture. Il portavoce della Commissione, Eric Mamer, ha annunciato che nei prossimi giorni sarà inviata una lettera alla società anglo-svedese per “avviare un dialogo con l'impresa nel quadro della procedura di risoluzione dei conflitti”. La procedura è prevista dall'articolo 18.5 dell'accordo di acquisto anticipato firmato dalla Commissione e da AstraZeneca. Venti giorni dopo la lettera ci sarà un incontro tra il direttore generale della Direzione generale salute della Commissione, Sandra Gallina, e il vicepresidente esecutivo per l'Europa di AstraZeneca, Iskra Reic. “L'obiettivo è arrivare a una risoluzione del conflitto sulla base della buona fede e trovare una soluzione soddisfacente” sulle forniture, ha spiegato il portavoce della Commissione. AstraZeneca aveva promesso 120 milioni di dosi per il primo trimestre che nel corso del tempo sono scese a 30 milioni. La stima per il secondo trimestre è di 70 milioni invece dei 180 milioni previsti dagli impegni contrattuali. Il portavoce della Commissione non ha voluto rispondere alla domanda l'intenzione sia andare davanti a un tribunale. “Oggi facciamo un primo passo. Vedremo dove ci porterà”, ha detto Eric Mamer.

Infine Ursula von der Leyen potrebbe aver fatto un passo più lungo della gamba minacciando una guerra sui vaccini con il Regno Unito. Alcuni stati membri sono contrari alla sua idea di imporre un divieto di esportazione per le dosi Pfizer-BioNTech se il Regno Unito non consentirà a AstraZeneca di far arrivare i suoi vaccini nell'Ue. A quanto ci è stato riferito, la Germania e una maggioranza di stati membri vogliono mantenere il regime attuale che permette di negare le esportazioni solo alle società farmaceutiche che non rispettano i loro impegni contrattuali con l'Ue. Per ora il regime colpirebbe solo per AstraZeneca, dato che Pfizer-BioNTech dovrebbe riuscire a consegnare più dosi di quelle previste dal contratto nel primo trimestre.

Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 19 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

La spaccatura sovranista in Polonia prende in ostaggio il Recovery - Il governo sovranista in Polonia si sta spaccando sull'approvazione del Recovery fund. O meglio: sulla ratifica parlamentare della decisione sulle risorse proprie dell'Ue, che serve alla Commissione per andare sui mercati a indebitarsi per finanziare il Recovery Fund. L'estrema destra del ministro della Giustizia Ziobro, partito in coalizione con il Partito Legge e Giustizia (PiS), ha detto che non vuole che la Polonia si ritrovi sulle spalle il debito degli altri stati membri. E soprattutto trova inaccettabile la condizionalità. Il PiS, mentre la maggioranza traballa, chiede aiuto all'opposizione che ora si trova di fronte a  un dilemma: salvare l'Ue o salvare la Polonia dal PiS? In un editoriale il Foglio spiega i dettagli del guaio polacco del Recovery.


Il Fidesz di Orbán lascia il partito del Ppe - Dopo il gruppo al Parlamento europeo, il Fidesz del primo ministro ungherese Viktor Orbán ieri ha annunciato l'uscita anche dal partito del Ppe. Fidesz era già sospeso a seguito della deriva autoritaria del governo di Orbán in Ungheria. “E' tempo di dire addio”, ha scritto su Twitter il ministro per la Famiglia, Katalin Noval, pubblicando la lettera indirizzata al segretario generale del Ppe, Antonio Lopez-Isturiz White, per notificare la decisione di dimettersi dal partito. Cosa significativa, la lettera non è stata inviata al presidente del Ppe, Donald Tusk, che aveva adottato posizioni sempre più dure contro Orbán e auspicava l'espulsione. “Fidesz ha lasciato la democrazia cristiana. In realtà, l'aveva lasciata molti anni fa”, ha commentato Tusk. In un comunicato il partito del Ppe ha detto di aver ricevuto la lettera di dimissioni: “Secondo l'articolo 9 dello statuto del partito, questo pone automaticamente fine all'appartenenza di Fidesz al Ppe”.

Rutte più forte in Europa anche grazie all'europeismo dei D66 - La netta vittoria di Mark Rutte nelle elezioni di mercoledì rafforza l'influenza del premier olandese nell'Ue. Il successo degli europeisti dei D66 ha colto molti di sorpresa. Come spiega sul Foglio Paola Peduzzi, con un ritratto della leader dei D66 Sigrid Kaag, i Paesi Bassi si permetteranno il lusso di avere due partiti liberali al comando. Sempre sul Foglio Francesco Gottardo spiega come i D66 hanno rosicchiato voti a tutti gli altri partiti puntando su temi come le riforme, il clima e i diritti. Ma attenzione a giungere alla conclusione che i Paesi Bassi saranno meno frugali nell'Ue: sul Foglio spieghiamo che su Patto di stabilità e solidarietà finanziaria il prossimo governo Rutte forse sarà più gentile nei toni, ma non cambierà la sostanza.

L'Ue richiama la Turchia, ma solo fino a un certo punto - “L'Unione europea è profondamente preoccupata per la decisione di privare Omer Faruk Gergerlioglu, membro di Hdp, del suo seggio parlamentare e dell'immunità, nonché per la richiesta del procuratore della Corte di Cassazione di chiedere la dissoluzione dell'Hdp”. Lo hanno detto ieri in una dichiarazione l'Alto rappresentante, Josep Borrell, e il commissario europeo all'allargamento, Oliver Varhelyi. “In qualità di paese candidato e membro del Consiglio d'Europa, la Turchia deve rispettare i suoi obblighi democratici fondamentali, i diritti umani e lo Stato di diritto”, hanno detto Borrell e Varhelyi. Ma, nonostante la minaccia di sciogliere il principale partito di opposizione, l'Ue si avvia verso un miglioramento delle relazioni con Recep Tayyip Erdogan. Oggi Ursula von der Leyen e Charles Michel avranno una riunione in teleconferenza con il presidente turco. Al Consiglio europeo della prossima settimana, i leader dei 27 dovrebbero rilanciare “l'agenda positiva” dopo alcuni segnali di de-escalation nelle relazioni con l'Ue da parte di Erdogan.

A gennaio crolla il commercio sulla Manica - Dopo la fine del periodo di transizione della Brexit, a gennaio, con l'uscita del Regno Unito dal mercato unico dell'Ue, l'interscambio commerciale tra le due sponde della Manica è crollato, secondo i dati pubblicati da Eurostat. Su base annua le esportazioni dell'Ue verso il Regno Unito sono scese del 27,4 per cento, mentre le importazioni sono precipitate del 59,5 per cento.

Accade oggi in Europa

- Turchia: i presidenti Michel e von der Leyen incontrano in teleconferenza il presidente turco Erdogan

- Commissione: discorso della vicepresidente Vestager al SXSW 2021 su "Forgiare un nuovo contratto sociale per il Big Tech"

- Commissione: discorso delle commissarie Jourova e Dalli al Summit europeo contro il razzismo

- Consiglio europeo: il presidente Michel incontra Christine Lagarde

- Comitato delle regioni: sessione plenaria (intervento della commissaria Johansson)

- Eurostat: dati sui posti di lavoro vacanti nel quarto trimestre del 2020

 

Di più su questi argomenti: