Tempesta in una fiala di vaccino

Luciano Capone e Giovanni Rodriquez

L’Ema ha confermato ciò che l’Ema ripete da giorni: il vaccino di AstraZeneca è sicuro e non ci sono prove che causi effetti avversi gravi. La conferma che sospendere le vaccinazioni è stato un errore

“Il vaccino di AstraZeneca è sicuro, i benefici superano i rischi e non ci sono evidenze di un’associazione a un aumento del rischio complessivo di eventi tromboembolici”, ha dichiarato la direttrice dell’Ema Emer Cooke, riportando le conclusioni del parere del Comitato per la sicurezza dell’Ema (Prac) a seguito della revisione preliminare sulle segnalazioni di coaguli di sangue nelle persone vaccinate con AstraZeneca. Era un giudizio atteso, sia nel senso di desiderato sia nel senso di previsto. Anche perché l’Agenzia per i medicinali non ha fatto altro che confermare, ancora una volta, la linea tenuta in questi giorni a seguito prima delle sospensioni di alcuni lotti e poi del divieto di utilizzo del vaccino in larga parte dei paesi dell’Ue. Dopo aver mobilitato esperti di trombosi e malattie del sangue, e consultato anche il Mhra, ossia l’agenzia del farmaco del Regno Unito dove sono state somministrate oltre 10 milioni di dosi, gli esperti dell’Ema hanno concluso che il vaccino di AstraZeneca “non può essere associato ad un incremento degli eventi di trombosi”. Anzi, gli eventi di questo tipo pare siano stati inferiori rispetto alla popolazione non vaccinata.

 

Il vaccino può essere però “associato a casi molto rari di coaguli di sangue associati a trombocitopenia, cioè bassi livelli di piastrine con o senza sanguinamento, inclusi rari casi di coaguli nei vasi che drenano il sangue dal cervello”, e questo, secondo Ema, obbliga a nuovi studi e approfondimenti e alla segnalazione di questo rischio “molto raro” nel foglietto illustrativo. Ma anche per questi eventi rarissimi di trombosi del seno venoso cerebrale (Cvst) non è stato provato un collegamento di causa-effetto con il vaccino. In ogni caso, si tratta di 18 casi su 20 milioni di somministrazioni: parliamo dunque di circa lo 0,00009% di eventi avversi gravi, solo potenzialmente collegati al vaccino. Un rischio incomparabilmente più basso rispetto a quello di contrarre il virus con esiti infausti (tra le conseguenze del Covid c’è proprio un notevole aumento delle trombosi).

 

Nessun colpo di scena quindi. L’Ema resta ferma sulle sue posizioni e rilancia la palla ai singoli governi: “Ogni stato membro – ha chiarito infatti Emer Cooke in conferenza stampa – è libero di decidere come meglio articolare il proprio piano vaccinale alla luce di queste osservazioni e quindi di decidere se riprendere o meno la somministrazione del vaccino AstraZeneca”. Pochi minuti dopo l’annuncio, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato che “il governo italiano accoglie con soddisfazione il pronunciamento dell’Ema” e “la somministrazione del vaccino AstraZeneca riprenderà già da domani”. Anche l’Aifa ha comunicato che, essendo “venute meno le ragioni”, si può “revocare il divieto d’uso del vaccino AstraZeneca, consentendo una completa ripresa della campagna vaccinale”, a partire dalle 15 di oggi. Viene da chiedersi quali siano le ragioni venute meno, dal momento che l’Ema si è limitata a ribadire quanto già detto l’11, il 15 e il 16 marzo (spesso più volte al giorno), sia riguardo l’ assenza di prove di un nesso nesso causale tra i soli 18 eventi rari e gravi segnalati sia riguardo l’utilità di non interrompere la somministrazione di un vaccino ritenuto benefico e sicuro.

 

Non è cambiato nulla eppure, per giustificare prima la sospensione e poi la sua revoca, i governi tentano di far passare il messaggio che sia cambiato tutto. Sono 200 mila le vaccinazioni perse in questi pochi giorni di stop e per recuperarle serviranno due settimane, sperando che la tempesta mediatica non abbia alimentato l’esitazione vaccinale. In un contesto epidemico in cui, anche ieri, oltre 400 persone muoiono ogni giorno a causa del Covid. Giorni, vaccinazioni e vite perse per un’assurda interpretazione della prevenzione del rischio. I governi europei, a partire da quello italiano, hanno deciso di correre un grave rischio con conseguenze negative in parte certe per evitarne uno infinitesimo e del tutto ipotetico. Un’applicazione ragionevole del “principio di precauzione” avrebbe suggerito di fare l’esatto opposto.

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