Vaccini, non si scherza con il panico

Luciano Capone

Nel 2014 il ritiro cautelativo di lotti del vaccino antinfluenzale Fluad scatenò un’insensata epidemia di terrore mediatico. Se dopo il caso AstraZeneca accadesse per la campagna vaccinale anti Covid sarebbe un disastro

“Ci chiediamo se sia giunto il momento di ripensare le normative di farmacovigilanza sui vaccini in modo da evitare che focolai di panico generalizzato compromettano le campagne di immunizzazione e, in ultima analisi, abbiano un impatto negativo generando così gravi perdite sanitarie ed economiche per gli individui e per la società”, scriveva la Società italiana di igiene (Siti) in una lettera al British Medical Journal (Bmj). Sembrano parole scritte oggi, dopo la decisione dell’Aifa e delle autorità di altri paesi Ue di sospendere in via precauzionale alcuni lotti del vaccino anti Covid di AstraZeneca in seguito ad alcune segnalazioni di seri eventi avversi in persone che si erano da poco vaccinate. E invece la lettera al Bmj risale al gennaio 2015 e si riferisce alla campagna di vaccinazione antinfluenzale del 2014, a quello che è passato alla storia come “caso Fluad” e alla “epidemia di panico in Italia” – così nel titolo della lettera della Siti – che ne conseguì. La storia è questa.

 

Il 27 novembre del 2014 l’Aifa decise il ritiro cautelativo di due lotti del vaccino antinfluenzale Fluad, in seguito alla segnalazione del decesso di tre anziani dopo la vaccinazione. Il provvedimento fu accolto dai media con titoli sensazionalistici: “Vaccini, morti sospette e caso”; “Tre morti, sequestrato il vaccino”. Una volta partito il contagio mediatico, il numero di casi sospetti aumentò con un Rt elevato: “Incubo vaccino, altri due morti”; “Allarme vaccino, 11 morti sospette”; “Vaccini, i morti sono 12: sequestri in tutta Italia”; “Vaccino, salgono a 13 le morti sospette”. Fino alla prima pagina, terrificante, del Tempo con una siringa gigante e titolo a caratteri cubitali: “Iniezione letale”. Pochi giorni dopo, già il 1° dicembre, l’Aifa e l’Istituto superiore di sanità (Iss) comunicarono che le prime analisi effettuate sui lotti bloccati avevano dato esito “completamente negativo”: “I risultati dei test confermano la sicurezza del vaccino antinfluenzale”. Inoltre, le autorità evidenziavano che l’incremento delle segnalazioni, giunte in pochi giorni a un totale di 19 su 8 lotti diversi, era “da attribuire alla maggiore sensibilità degli operatori sanitari e della popolazione generale al fenomeno a causa della mediaticità degli eventi”. In pratica i media riportavano un andamento crescente che essi stessi avevano prodotto: un fenomeno di epidemia da panico che, molto probabilmente, riscontreremo anche dopo questo caso con i vaccini anti Covid. Per un fatto puramente casuale, segnalava la Siti, nei due mesi di campagna anti influenzale 15-20 persone muoiono entro due giorni dalla vaccinazione perché statisticamente sarebbero decedute anche senza l’inoculazione. L’Aifa e l’Iss invitarono tutti, e in particolar modo le persone a rischio, a vaccinarsi per evitare le complicanze di una malattia infettiva che causa 8 mila decessi ogni anno soprattutto tra gli over 65. Il 4 dicembre il comitato sulla farmacovigilanza dell’Ema scriveva che non c’era alcuna evidenza che il Fluad avesse causato quei decessi. Le indagini continuarono e il 23 dicembre i lotti di Fluad furono scagionati senza riserve.

 

Ma la campagna di vaccinazione fu compromessa. Nelle settimane immediatamente successive l’adesione, in particolar modo tra gli anziani, crollò mediamente dell’80%, con un calo complessivo della campagna vaccinale che in alcune regioni arrivò al 30% (solo perché una buona parte della popolazione era stata già vaccinata prima). Il 2014/15 è stato l’anno con il tasso più basso di copertura vaccinale degli ultimi 20 anni e ci sono voluti diversi anni prima di un ritorno ai livelli precedenti. Ciò vuol dire che l’ondata di paura produsse morti, che si sarebbero potute evitare, causate dal calo delle vaccinazioni. Il “principio di precauzione”, unito a una comunicazione isterica, anziché minimizzare i rischi finisce per incrementarli con conseguenze ben peggiori di quelle che avrebbe voluto evitare. E’ ciò che stiamo rischiando adesso con un allarmismo ingiustificato, vedi la prima pagina di Repubblica, nei confronti del vaccino di AstraZeneca, e di fronte a una malattia come il Covid che produce conseguenze, sia sanitarie sia economiche, notevolmente peggiori di una normale influenza.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali