(foto Ap)

Contro il rischio zero

Mauro Zanon

Gérald Bronner ci spiega gli effetti del “populismo precauzionista” (che c’è da almeno dieci anni)

Gérald Bronner è un moschettiere della ragione. Sociologo e membro dell’Académie nationale de médecine, mette in guardia da ormai un decennio contro il virus del “populismo precauzionista”, l’esplosione dell’irrazionalità nel dibattito pubblico e la follia del “rischio zero” che sta provocando danni smisurati nelle nostre società. “Il precauzionismo conquista sempre più terreno. Certo, bisogna inquadrare le nostre azioni attraverso una serie di norme in un mondo che può autodistruggersi tecnologicamente. Ma stiamo andando troppo oltre: il precauzionismo è diventato un riflesso sociale. E’ il panico legato all’influenza suina, allo smontaggio delle linee ad alta tensione o dei ripetitori, ma anche alla fobia degli Ogm”, diceva nel 2010 Bronner, in occasione dell’uscita del suo saggio scritto con Etienne Géhin, “L’inquiétant principe de précaution” (Puf). Con la sospensione temporanea del vaccino AstraZeneca in vari paesi europei, quelle parole tornano d’attualità. “Decadenza di razionalità… Once again”, dice al Foglio Gérald Bronner. “Déchéance de rationalité” (Grasset) è anche il titolo di una sua opera apparsa nel marzo 2019, un anno prima dell’inizio del confinamento.

Secondo Bronner, la decisione presa sull’onda dell’emozione da Francia, Italia, Germania e altri paesi europei di sospendere la somministrazione del vaccino non fa altro che alimentare la psicosi in un momento in cui si iniziava a intravedere l’alba di una nuova primavera. “Sulla base delle conoscenze e dei dati attualmente a nostra disposizione non si può non affermare che è stata una scelta sbagliata, perché i casi segnalati di trombosi o di embolie polmonari, molto rari se si prendono in considerazione i diciassette milioni di vaccinati, non sembrano statisticamente essere distinguibili da ciò che si verifica abitualmente nella popolazione, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità”, dice al Foglio il sociologo francese, prima di aggiungere: “In altri termini, quando si vaccinano milioni di persone, alcune di loro, per semplice coincidenza, avranno una trombosi o si romperanno una gamba. Solo che alcuni, constatando la coincidenza della vaccinazione e di un grave incidente, stabiliranno spontaneamente un nesso di causalità. Il fatto che questa coincidenza li colpisca non ha nulla di sorprendente. Si tratta di un effetto della ‘trascuratezza della dimensione del campione’”. Ossia di una distorsione cognitiva, studiata dagli psicologi israeliani Amos Tversky e Daniel Kahneman (e di cui parla anche Bronner nel suo ultimo libro, “Apocalypse cognitive”, Puf), che si verifica quando dalle informazioni statistiche si traggono conclusioni errate, non tenendo conto della dimensione del campione dei dati in questione. Ieri, Emer Cooke, direttore esecutivo dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), ha affermato che le autorità sanitarie sono fermamente convinte “dei benefici del vaccino AstraZeneca nel prevenire i sintomi gravi del Covid-19 rispetto ad eventuali effetti collaterali” e che il numero di eventi trombotici “non è più alto dell’incidenza che ci si sarebbe aspettati in condizioni normali”. Ma il danno della sospensione “in via precauzionale”, per Bronner, è ormai fatto. “Il fatto che il potere politico sia arrivato a questa decisione, anche solo per ‘precauzione’, mi sconcerta”, tuona il sociologo francese. Per due ragioni. “La prima è che il ritardo vaccinale sarà sanzionato in maniera molto concreta con un rischio di morti supplementari. La seconda è che anche se questa sospensione varrà fino a domani, lascerà probabilmente delle tracce durature nella testa delle persone”, spiega Bronner. La colpa, sottolinea, è anche dei media. “La stampa ha fatto da camera di risonanza a questo errore di ragionamento”. “Ancora una volta – conclude – focalizziamo collettivamente la nostra attenzione sui rischi (improbabili) della nostra azione, senza considerare i rischi (sicuri) della nostra inazione. In questo, c’è tutto lo squilibrio del principio di precauzione quando viene applicato male”.

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