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Precauzione, ma di chi? Il grave errore di sospendere il vaccino

Luca Pani e Ernesto Stajano

Il principio di precauzione è scientifico solo quando invita a esercitare un sano e doveroso scetticismo verso affermazioni ardite e innovazioni dirompenti che possono dar luogo a conseguenze avverse. Non è questo il caso

A furia di essere cauti moriremo di inazione. Il principio di precauzione è scientifico solo quando invita a esercitare un sano e doveroso scetticismo verso affermazioni ardite e innovazioni dirompenti che possono dar luogo a conseguenze avverse, talvolta irreversibili. Le applicazioni del principio di precauzione devono, dunque, essere necessariamente accompagnate da un’attendibile valutazione dei rischi.  Quando tale valutazione interviene su realtà complesse, come una campagna vaccinale in emergenza nel corso di una pandemia, la scienza ci dice che esistono forti probabilità che l’elaborazione di un qualsiasi modello di rischio si manifesti incerto e rapidamente variabile. In questo quadro il principio di precauzione, se accolto in maniera imperativa e assoluta, si rivela antiscientifico, risultando fondato su un’interpretazione dei dati contingente e incompleta.

Nell’Ue sembra, al contrario, radicata la convinzione – in ossequio a una legislazione interpretata in maniera inelastica  al timore del controllo giurisdizionale – che occorra fornire, per giustificare le scelte dell’amministrazione, un’assoluta protezione anche dai rischi minimi e oggettivamente irrilevanti. La precauzione diventa, dunque, un obiettivo fine a sé stesso. Lo stato sociale doverosamente inteso come rete di sicurezza per i membri più vulnerabili della società  è certamente autorizzato a utilizzare ogni mezzo idoneo per evitare danni alle persone, facendo anche ricorso a strumenti che, come a esempio il lockdown, limitano fortemente le libertà personali dei cittadini. Anche se qualcuno nutre dubbi sulla legittimità di tali provvedimenti, essi risultano largamente condivisi poiché tutti patiscono l’insicurezza derivante dal pericolo di contrarre una malattia troppo spesso mortale, soprattutto per i più fragili. La decisione di bloccare la campagna vaccinale, vietando l’uso del vaccino AstraZeneca, non si pone purtroppo in questa prospettiva di ragionevole difesa della salute pubblica, ma conduce, attraverso un’ingiustificata enfatizzazione dei timori, ad accrescere i rischi anziché ridurli.Il principio di precauzione è stato applicato invertendo le priorità e stabilendo assurdamente che la tutela della salute si ottenga compromettendo le speranze di vita di tutti quelli che, dalla vaccinazione, otterrebbero salvaguardia.

 

Nelle situazioni drammatiche non bisogna perdere la freddezza del raziocinio e il panico non si addice alle Autorità di regolazione e ai governi. Il rischio, ancora non verificato sulla base di evidenze scientifiche inoppugnabili, di ridottissime e improbabili reazioni avverse, anche se fossero letali, non può condurre a bloccare una campagna vaccinale che, se inattuata, produce centinaia di morti certe al giorno. Il punto, come spesso capita in medicina, è essere capaci di separare e analizzare la causalità dalla correlazione, specialmente quando si tratta di dosi somministrate a milioni di persone. I coaguli di sangue sono più comuni di quanto si creda, altrimenti non avremo ictus e infarti cardiaci. Che alcune persone con fenomeni trombotici avessero ricevuto il vaccino non sembra essere, di per sé, più significativo del fatto che alcuni di loro avessero probabilmente preso degli integratori vitaminici, o un antidolorifico, o si fossero fatti una doccia la mattina. I precauzionisti a oltranza non onorano la razionalità scientifica e contraddicono drammaticamente il comune buon senso, tanto da far nascere il sospetto che difendano sé stessi dalle loro responsabilità piuttosto che difendere la salute dei cittadini. Ci auguriamo che, presto, le vaccinazioni anche con AstraZeneca riprendano, ma intanto il danno provocato è grave. Sospendere un vaccino per il principio di precauzione, basandosi su dati parziali incompleti e incerti, ha determinato un vulnus alla tutela della salute pubblica. Molti avranno paura di vaccinarsi e saranno esposti ad un rischio maggiore di contrarre un virus potenzialmente letale. Altri, purtroppo, stanno già morendo per non essere mai stati vaccinati.

 

Luca Pani, già direttore generale dell’Aifa
Ernesto Stajano, giurista

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