Ursula non è più il gendarme dell'Ue

Che si tratti di Covid-19 o dello stato di diritto, la presidente della Commissione non vuole usare richiami, procedure di infrazione o sanzioni. L'insofferenza di Charles Michel

David Carretta

Si apre oggi il vertice europeo in videoconferenza sulla pandemia. I leader ricominceranno a discutere  di molte delle cose che la Commissione ha proposto ma che gli ambasciatori degli stati membri hanno rifiutato. “Tocca alla Commissione alzare la voce”, ci dice una fonte del Consiglio europeo

Ursula von der Leyen ha abdicato al suo ruolo di gendarme degli stati membri dell'Unione europea. Che sia sul Covid-19 o lo stato di diritto, la presidente della Commissione non vuole usare richiami, procedure di infrazione o sanzioni. Lo ha detto esplicitamente ieri durante una conferenza stampa per presentare le ultime iniziative della Commissione contro la pandemia. I governi nazionali non hanno seguito le linee guida o le raccomandazioni dell'Ue per prepararsi a una seconda ondata? “Sono contraria al 'blame game' su chi fa bene e chi fa male”, ha risposto von der Leyen. La sua filosofia non si applica solo alla gestione del Covid-19, ma si estende ad altri ambiti di competenza della Commissione. Lo stato di diritto messo in discussione da Polonia e Ungheria è l'esempio più eclatante. In un messaggio su Twitter ieri pomeriggio von der Leyen ha apportato il suo sostegno alle donne polacche, ma senza menzionare la Polonia. “I progressi sono stati conquistati con fatica, ma vengono persi facilmente. I diritti delle donne sono un asset e una conquista di cui tutta l'Europa deve essere orgogliosa. Dovremmo andare in avanti, non indietro. Andare indietro non è un'opzione per un continente che vuole conquistare il futuro”, ha scritto la presidente. Da una leader di una comunità di democrazie, ci si potrebbe e dovrebbe aspettare il coraggio di menzionare il paese che critica.

Il metodo von der Leyen pone un vero problema di funzionamento ed efficacia. Anche sul Covid-19. La principale iniziativa annunciata ieri è l'acquisto di test antigenici per 100 milioni di euro da distribuire ai 27 stati membri. Il resto della comunicazione adottata dalla Commissione è un riassunto di comunicazioni o raccomandazioni precedenti che non sono state seguite dalle capitali, il più delle volte senza che i capi di stato e di governo ne fossero consapevoli. Oggi i leader ricominceranno a discutere in un vertice in videoconferenza di molte delle cose che la Commissione ha proposto. Proposte che gli ambasciatori degli stati membri o i ministri della Sanità nazionali hanno rifiutato: test rapidi, riconoscimento reciproco dei risultati dei tamponi, approccio comune sui vaccini, assistenza reciproca in caso di difficoltà dei sistemi sanitari. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è esasperato dalla passività di von der Leyen. “Tocca alla Commissione alzare la voce e chiamare in causa gli stati membri, mentre oggi sono gil stati che si lamentano dell'assenza di iniziativa e di coordinamento”, ci ha detto una fonte del Consiglio europeo.

In realtà, già in luglio la Commissione aveva chiesto ai governi di prepararsi a una seconda ondata, compresi stress test dei sistemi sanitari (numeri di posti in terapia intensiva, capacità di tracciamento, vaccini influenzali) che nessuno ha realizzato. In settembre ha proposto di uniformare i criteri epidemiologici, le zone rosse e le quarantene, ma i 27 sono riusciti a mettersi d'accordo solo sui colori della mappa. Il 15 ottobre ha presentato una strategia per i vaccini anti-Covid e due settimane dopo è costretta a tornarci chiedendo la presentazione entro novembre di strategie nazionali. Il fallimento del metodo von der Leyen si può riassumere nella prima proposta della comunicazione di ieri: a otto mesi dall'arrivo della pandemia in Europa, la Commissione è costretta ancora una volta a chiedere ai governi nazionali di "fornire tutti i dati rilevanti al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie". Cioè la base: dati epidemiologici, sui test, sul tracciamento dei contatti e sulla sorveglianza sanitaria.

Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di giovedì 29 ottobre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

Francia e Germania in lockdown (tranne le scuole) - Il presidente francese, Emmanuel Macron, ieri sera ha annunciato il ritorno al lockdown della primavera, tranne per scuole e industrie. E' necessario “un colpo di freno” alla pandemia per evitare "almeno 400.000 morti in più”, ha detto Macron. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha deciso la chiusura di bar, ristoranti, attività ricreative e culturali per un mese. “Dobbiamo agire e dobbiamo agire subito per evitare un'emergenza sanitaria acuta. Per farlo abbiamo bisogno di uno sforzo nazionale limitato nel tempo a novembre”, ha spiegato Merkel. Oggi è giovedì e sul Foglio c'è la rubrica “EuPorn – il lato sexy dell'Europa”, che è la sorella maggiore di questa newsletter. Paola Peduzzi e Micol Flammini spiegano il modello tedesco e il futuro di Merkel.

 

Von der Leyen annuncia un Natale diverso per gli europei “Quest'anno Natale sarà un Natale diverso”, ha detto ieri la presidente della Commissione, dando una sorta di benedizione ai lockdown negli stati membri. “Molto dipenderà dal nostro comportamento, quello di ciascuno di noi, quello a livello regionale, nazionale e europeo, da come reagiamo insieme nelle prossime settimane. Ma sarà un Natale diverso”, ha risposto von der Leyen ai giornalisti che le chiedevano se si dovrà rinunciare alle tradizioni delle cene, dei pranzi e dei mercatini natalizi. L'Ue non si è preparata abbastanza bene alla seconda ondata. Cos'è andato storto? Dopo la prima ondata "le exit strategy erano parzialmente troppo rapide e le misure sono state allentate troppo presto", ha spiegato von der Leyen. Secondo il suo consigliere per il Covid-19, il professore Peter Piot, la lezione va imparata nei secondo lockdown in arrivo: “se si allenta troppo, andremo verso una terza ondata e con altri morti”.

I 20-50 milioni di vaccini al mese di von der Leyen - La presidente della Commissione ha tracciato uno scenario molto prudente sulle capacità di superare rapidamente la crisi sanitaria grazie ai vaccini. “Il vaccino non è l'evento miracoloso che cambia tutto da un giorno all'altro. E' la luce in fondo al tunnel, ma ci vorranno diversi passi prima di uscire dal tunnel”, ha avvertito von der Leyen. Dal momento in cui le case farmaceutiche saranno pronte a lanciare la produzione, “nel migliore scenario possibile” saranno in grado di “fornire dai 20 ai 50 milioni di dosi di vaccini al mese” agli stati membri, ha detto von der Leyen. “I grossi numeri in termini di fornitura sono attesi in aprile”, ha annunciato von der Leyen, assicurando che nel best case scenario', grazie ai contratti anticipati firmati dalla Commissione, si potranno avere 1,2 miliardi di dosi e vaccinare 700 milioni di cittadini.

Von der Leyen contraria a più soldi per il Recovery fund - I nuovi lockdown avranno un impatto significativo sull'economia degli stati membri, ma la presidente della Commissione non ritiene necessario ritoccare al rialzo le risorse destinate al Recovery fund. “ Abbiamo iniziato ora con il pacchetto Sure”, ha detto von der Leyen in conferenza stampa ieri. “Poi abbiamo davanti a noi i 750 miliardi di Next Generation Eu”. Secondo von der Leyen, “prima di parlare di altre opzioni, dovremmo usare tutto questo”. Lo stesso messaggio è arrivato dal vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. Tra i 540 miliardi del pacchetto Mes-Sure-Bei e i 750 miliardi del Recovery fund “abbiamo a disposizione una potenza di fuoco sostanziale”, ha detto Dombrovskis. Ora “dobbiamo assicurarci che tutte queste decisioni siano finalizzati e questo denaro arrivi all'economia europea”. In ogni caso “continueremo a monitorare la situazione e saremo pronti a reagire se necessario”, ha assicurato Dombrovskis.

Ma continua lo stallo su bilancio dell'Ue e Recovery fund - Le trattative tra la presidenza tedesca dell'Ue e il Parlamento europeo sul quadro finanziario pluriennale sono in stallo, dopo il fallimento di una riunione dei negoziatori delle due istituzioni ieri. "Praticamente nessun progresso", ha detto il portavoce della presidenza tedesca, annunciando che le discussioni continueranno a livello tecnico. I deputati europei accusano il Consiglio di aver rifiutato una "proposta svolta" su come contare i costi del debito comune nel bilancio di lungo periodo. "Non c'era nessuna nuova proposta sul tavolo né alcun tentativo di una svolta", ha risposto la presidenza tedesca. Senza un accordo sul quadro finanziario pluriennale, tutto il pacchetto sul bilancio Ue rimane bloccato, compresa la partenza del Recovery fund.

Giornata decisiva per il meccanismo sullo stato di diritto - La presidenza tedesca dell'Ue e i negoziatori del Parlamento europeo sono a un passo da un accordo sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto legato al bilancio 2021-27 e al Recovery fund. Oggi ci sarà un trilogo (la riunione dei negoziatori di Consiglio, Commissione e Parlamento) considerato decisivo. La presidenza tedesca avrebbe fatto diverse concessioni sulla definizione di violazione dello stato di diritto. Il Parlamento europeo in cambio sarebbe pronto ad abbandonare la richiesta di un voto a maggioranza qualificata inversa per rigettare la sospensione dei fondi. Se ci sarà intesa su un meccanismo troppo robusto, però, c'è il rischio di un veto di Polonia e Ungheria a tutto il pacchetto di bilancio, compreso il Recovery fund. "La minaccia di Orban è un bluff", ci ha detto una fonte del Parlamento europeo: Ungheria e Polonia sono tra i paesi che hanno più da rimetterci in termini finanziari.

Lontano dai riflettori un accordo Brexit è più vicino - Le squadre di Michel Barnier e David Frost oggi traslocheranno a Bruxelles, dopo una settimana di negoziati a Londra durante la quale sono stati registrati alcuni progressi. Tra Unione europea e Regno Unito rimangono ancora molte divergenze, ma ci sono speranze di un'intesa nella prima metà di novembre. Le due parti stanno lavorando su testi legali e hanno avvicinato (non ancora a sufficienza) le loro posizioni sul level playing field e la governance.

Processo a Frontex sui respingimenti? - La commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, ha annunciato di aver chiesto di convocare una riunione di emergenza del Management board di Frontex il 10 novembre per discutere dei presunti respingimenti di migranti e rifugiati avvenuti al largo delle isole greche. Nel frattempo, il Guardian racconta la militarizzazione di Frontex, accusata di abbandonare i migranti in mare concentrandosi sulla sorveglianza con i droni.

Una direttiva per il salario minimo nell'Ue, ma non obbligatorio - La proposta della Commissione di una direttiva per garantire salari minimi adeguati in tutti gli stati membri è ben al di sotto delle aspettative sollevate da Ursula von der Leyen all'inizio del suo mandato. Il salario minimo non sarà unico in tutta l'Ue e nemmeno obbligatorio. La proposta "non obbliga gli stati membri a introdurre salari minimi legali, né fissa un livello comune dei salari minimi", si legge nel comunicato della Commissione. L'obiettivo è "promuovere la contrattazione collettiva" e creare un meccanismo di "monitoraggio". In realtà, il salario minimo esiste in tutti gli stati membri: in 21 paesi c'è per legge, mentre in altri 6 (Danimarca, Italia, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia) la protezione del salario minimo è fornita dai contratti collettivi.

Un'altra conferenza stampa per von der Leyen... a dicembre - La presidente della Commissione ieri si è sottratta al fuoco delle domande dei giornalisti su tutti i temi che non fossero legati al Covid-19, facendo annunciare al suo portavoce che avrebbe tenuto una conferenza stampa l'1 dicembre per fare il bilancio del suo primo anno di mandato. Peccato. Era da oltre sette mesi che Von der Leyen non si sottoponeva all'esercizio di una conferenza stampa in solitario. Ci sono domande su molte questioni che i giornalisti avrebbero voluto porle, ma che rimarranno senza risposta per un altro mese.

Sassoli vuole un nuovo diritto umano: l'accesso a internet - "Abbiamo bisogno che una riflessione sugli strumenti del web entri a far parte di quel bagaglio che tradizionalmente noi consideriamo diritti fondamentali delle persone e crediamo che debba entrare a pieno titolo nel dibattito pubblico e crediamo che internet possa costituire la base per la definizione di un nuovo diritto umano". E' questo il messaggio che ha inviato ieri il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in un dibattito con von der Leyen, Romano Prodi, Sir Tim Berners-Lee e Simona Levi.

EuroNomine 1 - Il collegio dei commissari ieri ha nominato la francese Céline Gauer come nuovo direttore generale incaricato della Task force per la Recovery and Resilience dentro il Segretariato generale della Commissione. Un'altra francese, Flaminia Bussacchini, è stata nominata come mediatore della Commissione per risolvere le dispute interne allo staff dell'amministrazione. Il collegio ha proceduto ad altre due nomine: il tedesco Johannes Luebking sarà coordinatore per il Semestre europeo nella Task force per la Recovery and Resilience, mentre l'italiana Ruth Paserman sarà direttrice nella Direzione Generale Occupazione e affari sociali.

EuroNomine 2 - L'austriaca Christa Schweng è stata eletta ieri presidente del Comitato economico e sociale europeo. I due nuovi vicepresidenti eletti per affiancarla alla guida del Cese sono l'italiana Giulia Barbucci (con delega per il bilancio) e l'irlandese Cillian Lohan (con delega per la comunicazione).

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