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L'intervista in redazione a Sebastien Lai, figlio di Jimmy Lai

L'imprenditore ed editore del defunto Apple Daily è in galera da 5 anni. Se condannato, rischia l'ergastolo. 77 anni, Lai è il simbolo di un attivismo pro democrazia che a Hong Kong è stato cancellato dal Partito comunista cinese. Suo figlio è stato nella nostra redazione per un'intervista con Giulia Pompili

Jimmy Lai, come molti altri cittadini di Hong Kong, si batteva per la libertà e l’autonomia dell’ex colonia inglese. Quando la leadership cinese ha deciso di intraprendere la via della repressione, ha chiuso il suo giornale simbolo di quella battaglia, l’Apple Daily,  ha arrestato i giornalisti, i dipendenti e l’editore. Da oltre 1.600 giorni Jimmy Lai è considerato uno dei prigionieri politici simbolo della repressione del Partito comunista cinese. In una conversazione nella sede romana del Foglio, il figlio Sebastien Lai non nasconde la speranza: qualche giorno fa Trump ha detto che avrebbe sollevato il caso  con Xi Jinping, durante il loro primo bilaterale  dal suo ritorno alla Casa Bianca. Il processo contro Lai a Hong Kong è finito un paio di mesi fa, i giudici – scelti dal governo locale, a sua volta scelto da Pechino – dovranno presto emettere un verdetto: “Penso che questo sia il momento in cui la pressione internazionale è davvero cruciale. E’ una vera finestra di opportunità”, dice Lai. Ora o mai più: “Mio padre sta per compiere 78 anni e la sua salute sta peggiorando. Durante tutto questo tempo è stato in isolamento, da solo in una cella. La sua religione è molto importante per lui, e grazie alla sua fede cattolica, grazie a Dio, è ancora forte mentalmente e spiritualmente, ma fisicamente si sta spegnendo. Questo è davvero il momento decisivo. Non so quanto tempo gli resti ancora in quelle condizioni”.

A questo link potete leggere l'intervista integrale:

 

 

La nostra copertura su Jimmy Lai, l'Apple Daily e la repressione di Pechino su Hong Kong:

 

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