Estremismi
La violenza nella Francia radicalizzata e la sua strumentalizzazione da parte di Jean-Luc Mélenchon
Il leader della France insoumise si è spostato dalle storiche posizioni progressiste e cerca il voto delle minoranze. Cosi l’accusa a Israele di essere un paese genocidario e il sostegno ad Hamas diventano temi di strategia elettorale
Parigi. Possono l’accusa a Israele di essere un paese genocidario e il sostegno ad Hamas diventare non temi di campagna, ma una strategia elettorale? In Francia oggi è purtroppo possibile grazie soprattutto a un uomo: Jean-Luc Mélenchon. Il leader non più in Parlamento della France insoumise (Lfi), partito di estrema sinistra nato da una costola del boccheggiante Partito socialista, si è spostato da storiche posizioni progressiste come il sostegno alla laicità o la critica al velo islamico verso una sempre maggiore ricerca del voto comunitario. Mélenchon, che si è già presentato tre volte alle elezioni presidenziali francesi, alle ultime consultazioni è finito terzo con quasi il 22 per cento dei consensi dietro a Emmanuel Macron e alla sempiterna Marine le Pen. Attentissimo alle nuove tecnologie, è stato il primo candidato a usare un ologramma di sé stesso a tenere un comizio contemporaneamente in luoghi differenti. Comprendendo il valore del voto dei giovanissimi è arrivato a fare campagna su un forum di videogiochi che in Francia ha centinaia di migliaia di iscritti. Eppure alle ultime elezioni non è arrivato al ballottaggio e anche alle ultime elezioni europee il suo partito non ha ottenuto grandi risultati, il 6,31 per cento. Questo lo ha portato a cercare il voto detto comunitario, ovvero delle minoranze.
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