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Nell'era woke

Un'epidemia di odio in Scozia. Ancora niente Rowling in manette, ma già quattromila denunce

Giulio Meotti

Appena entrata in vigore, la legge scozzese contro i crimini d'odio è già  farsa. Si va verso il milione di casi

Immaginate di vivere in un mondo in cui nel tuo salotto dici che “gli uomini non possono essere donne” e la polizia registra un “episodio di odio” nei tuoi confronti. Immaginate che il vostro diritto, tutelato dalla legge, di esprimere una simile opinione non conti più nulla. Ora ciò che conta è se la persona che vi ha ascoltato si sente “offesa”. Se sei in Scozia, questo è il mondo in cui vivi da lunedì. 

Michael Foran, docente di Diritto pubblico all’Università di Glasgow, afferma che la nuova legislazione “porta il diritto penale dentro casa”. Anche l’Economist titola: “Il nuovo Hate Crime Act scozzese avrà un effetto agghiacciante sulla libertà di parola”. L’Hate Crime Act scozzese è in vigore da  quattro giorni e la situazione è già degenerata in farsa. Non abbiamo ancora visto J. K. Rowling trascinata in manette fuori dalla sua magione di Edimburgo, ma la polizia  ha ricevuto più di quattromila denunce per “crimini ispirati dall’odio”. Un membro del Parlamento, il conservatore Murdo Fraser, è stato denunciato per aver scritto che autodefinirsi “non binario” è come identificarsi con un “gatto”. 


Un certo numero di denunce riguardava un discorso del 2020 del primo ministro Humza Yousaf – allora ministro della Giustizia e architetto della legge – che denunciava la presenza di troppi “bianchi” in ruoli pubblici di spicco. Ieri Rowling ha scritto che Yousaf sarà estromesso dal potere a causa di una reazione degli elettori alle sue leggi sull’odio e la sua “maldestra incompetenza e autoritarismo illiberale”. Il premier aveva appena bollato i commenti di Rowling, secondo cui le donne trans restano uomini, come “offensivi e sconvolgenti”.  Con un ritmo di sessanta denunce all’ora, la nuova legge ha già spinto la polizia scozzese a spostare agenti da altri reparti delle forze dell’ordine per occuparsi di crimini d’odio ai sensi della nuova legge. Calum Steele, ex segretario generale della Federazione di polizia scozzese, ha affermato che gli agenti di altri dipartimenti ora hanno il compito di indagare sulle denunce d’odio. Le previsioni parlano di un milione di casi entro un anno. Dato che la polizia si è impegnata a indagare su ogni singola denuncia, è sicuramente solo questione di tempo prima che venga completamente sopraffatta e che alzi bandiera bianca. Gli scozzesi intanto si sono chiaramente divertiti moltissimo ad avvisare la polizia di un discorso tenuto al Parlamento scozzese nel 2020, in cui il premier inveiva con rabbia sul fatto che la Scozia fosse troppo “bianca”.

 “Sembra la Stasi”

Susan Smith, direttrice del gruppo femminista For Women Scotland, dipinge un quadro desolante del paese: “C’è un esercito di spie locali. Alcune persone ne sono molto felici e denunceranno tutti quelli che non gli piacciono. Suona molto Stasi”. Lo studio Murray Blackburn Mackenzie ha sollevato il timore che la legge possa essere utilizzata per “intimidire e limitare la libertà di espressione, creando un clima di paura e censura”. Secondo Murray Blackburn Mackenzie, la legge sarà strumentalizzata per silenziare le voci dissidenti e reprimere il dibattito pubblico su questioni cruciali.  La polizia scozzese ha impiegato due giorni per confermare che l’autrice di “Harry Potter” non sarebbe stata trascinata via in manette per aver espresso la sua visione del sesso biologico. Ma il solo fatto che questa fosse anche solo una possibilità avrebbe dovuto essere sufficiente per mettere in luce la follia di questa legge. 


Sembra “Mania”, il nuovo romanzo di Lionel Shriver su una società distopica dove si consuma “l’ultima grande battaglia per i diritti civili”. Il narratore è Pearson Converse, che insegna in un college a Voltaire, in Pennsylvania. La città è stata già ribattezzata ora che “l’Età dell’Illuminismo” è conosciuta come “l’Età dell’Arroganza”. Per troppo tempo, le persone “percepite come meno intelligenti” hanno subìto discriminazioni, perché è molto più probabile che vadano male a scuola e guadagnino di meno. Gli insulti “intelligente” e “stupido” sono vietati per legge. Ora i “vecchi tempi dell’apartheid cognitivo” stanno finendo grazie al movimento della “parità mentale” e alla sua convinzione che “i cervelli umani sono tutti uguali”.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.