J. K. Rowling (foto LaPresse)

Nell'era woke

“Venite a prendermi”. Rowling contro la nuova legge scozzese sul gender

Giulio Meotti

L’autrice di “Harry Potter” ha scatenato la più micidiale guerra culturale dell’ultimo decennio. E ora potrebbe finire sotto indagine per misgendering (sbagliare il pronome sessuale “preferito” di una persona) nell’ambito di un nuovo crimine d’odio introdotto in Scozia

J. K. Rowling ha scatenato la più micidiale guerra culturale dell’ultimo decennio. Riassumibile in poche sentenze: donna si nasce e non si diventa, il “gender dell’anima” (come lo definisce) non può cancellare la biologia, il rispetto delle persone non può spingerci al punto di azzerare la differenza sessuale e decenni di battaglie femminili non possono essere messe a rischio in nome dell’“inclusione”. Una persona di sesso maschile che dichiara di essere “donna” dovrebbe avere accesso agli spogliatoi delle donne? I bagni delle donne? Gli sport femminili? I rifugi femminili? Le prigioni femminili? I premi femminili? Le liste per sole donne? Rowling ha imposto domande che nel mondo di Judith Butler nessuno dovrebbe fare.


Ora l’autrice di “Harry Potter” potrebbe finire sotto indagine della polizia per misgendering (sbagliare il pronome sessuale “preferito” di una persona) nell’ambito di un nuovo crimine d’odio introdotto in Scozia. Lo ha detto un ministro del Partito nazionale scozzese al potere, Siobhian Brown, per la quale chiamare una donna transgender “he” invece che con i pronomi femminili che si “allineano” con la sua identità di genere è reato. Brown ha spiegato che mentre il governo sostiene “la libertà di espressione di tutti”, non è accettabile che le persone “nella nostra società vivano nella paura o si sentano come se non vi appartenessero”. Rowling, ha proseguito Brown, “non ha il diritto di mettere le persone a disagio e di denigrare qualcuno”. 


Lunedì  la scrittrice ha ribadito la sua posizione in una serie di post. “Nell’approvare lo Scottish Hate Crime Act, i legislatori sembrano aver attribuito un valore maggiore ai sentimenti degli uomini che mettono in pratica la loro idea di femminilità, per quanto misogina e opportunistica, piuttosto che ai diritti e alle libertà delle donne reali”. Rowling ha sfidato la  legge invitando la polizia ad arrestarla se ritiene che abbia commesso un reato. Perché la “libertà di parola e di credo” è finita se la descrizione accurata del sesso biologico sarà messa al bando. La legge è “una ricetta per il disastro”, ha criticato Douglas Ross, leader dei conservatori scozzesi, mentre il Telegraph ha accusato la Scozia di essere diventata un “incubo orwelliano”. I sindacati di polizia temono di essere sommersi dalle denunce. “Temo davvero che verranno commessi degli errori”, accusa David Kennedy, segretario della Federazione scozzese di polizia. 


Rowling ha condiviso sul suo account le minacce di morte che riceve, come questa: “Spero che tu possa trovare una bomba nella tua cassetta della posta”. Minacce sufficienti per “tappezzarci le pareti della mia casa”. Ora sarà lei a doversi difendere in questo “1984” del gender. “Sono attualmente fuori dal paese, ma se quello che ho scritto si qualifica come un reato secondo i termini della nuova legge, non vedo l’ora di essere arrestata quando tornerò nella culla dell’Illuminismo scozzese”, ha annunciato su X la scrittrice dal suo splendido isolamento intellettuale. La pena massima prevista dalla nuova legge è una pena detentiva di sette anni. E così finisce l’Illuminismo esattamente 327 anni, otto mesi e 24 giorni dopo l’incidente che lo provocò. L’8 gennaio 1697, Thomas Aikenhead, uno studente, fu condotto dalla prigione fino a una collinetta sabbiosa tra Edimburgo e il porto. E lì Thomas fu impiccato. Un assassino? Uno stupratore? No. 


Il crimine del giovane Thomas fu che in una taverna di Edimburgo, alla vigilia di Natale del 1696, dopo un drink si lanciò in uno sfogo contro la Chiesa. Fu denunciato, arrestato e processato. L’ultima persona a essere impiccata per “blasfemia” in Gran Bretagna. Ciò che ora la Scozia sta facendo è ripristinare le leggi sulla blasfemia. L’unica differenza è ciò che viene bestemmiato: non più l’esistenza di Dio, ma l’esistenza dei maschi e delle femmine. Un grande progresso.  

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.