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l'analisi

Fino a dove può arrivare lo slancio ucraino di Macron 

Jean-Pierre Darnis

Numeri, piani e difficoltà del presidente che vuole riscrivere i rapporti europei con Mosca. Dall'inizio del conflitto la Francia avrebbe speso circa 3,8 miliardi di euro per sostenere Kyiv

Domenica scorsa Emmanuel Macron e Volodymyr Zelensky si sono sentiti per telefono per riaffermare l’appoggio francese al piano per  aiutare l’Ucraina a produrre armi,  sancito da una prossima visita del presidente francese a Kyiv. Macron insiste sull’urgenza di riaffermare un indefettibile sostegno all’Ucraina e  le sue dichiarazioni  nelle quali non escludeva l’eventualità di mandare truppe in Ucraina,  hanno suscitato un intenso dibattito. L’insistenza di Macron non si è fermata, ha convocato sia i suoi predecessori, Nicolas Sarkozy e François Hollande, sia i responsabili dei gruppi politici, per conferire con loro degli ultimi aspetti del conflitto in Ucraina: la minaccia russa viene caratterizzata come prioritaria se non incombente.  

All’inizio del conflitto nel 2022, Macron ha mantenuto un’attitudine dialogante con Vladimir Putin. Questa posizione ha radici antiche, e si era già manifestata nel 2019 quando il neo eletto Macron riceveva Putin nella sua residenza estiva di Bregançon. Ma non bisogna scordare che nel 2017 i rapporti erano invece assai freddi, dopo che la Francia aveva denunciato l’ingerenza della propaganda russa durante la campagna per le presidenziali: le fabbriche di troll russi cercavano di aprire la strada a Marine Le Pen. Oggi questa dimensione del pericolo intrusivo da parte della propaganda russa è tornata in auge nel contesto della campagna per le europee.  

Il dibattito sull’impegno francese a sostegno di Kyiv ha spinto Parigi a comunicare alcune cifre. La Francia avrebbe speso circa 3,8 miliardi di euro dall’inizio del confitto, con armamenti che includono 30 cannoni Caesar, carri leggeri AMX-10, un sistema di difesa anti aereo Samp/T e un certo numero di missili, includendo anche il missile da crociera Scalp. Nello stesso tempo l’aiuto tedesco ammonterebbe a circa 10 miliardi di euro, quello del Regno Unito a 4,8 miliardi mentre quello della Danimarca si aggira intorno ai 4,5 miliardi. L’aiuto di Parigi appare come sostanziale, ma rimane in volume inferiore a quello dei principali paesi europei. Il sistema militare francese deve fronteggiare una relativa scarsità di mezzi: come ben illustrato dalle problematiche relative alle deficienze in materia di produzione di munizioni, la Difesa francese non riesce per il momento a ingranare  per entrare in economia di guerra, vittima dalle ristrettezze del proprio bilancio militare e dai limiti delle capacità industriali.

Nel dibattito francese fioriscono i riferimenti alla Prima o alla Seconda guerra mondiale, il richiamo a non ripetere gli errori del passato, analisi tratte dalla lettura dei “Sonnambuli” di Christopher Clark sull’entrata in guerra dell’Europa nel 1914 oppure riferendosi alla vigliaccheria di un’Europa del 1938. Dall’insieme di queste percezioni deriva quindi l’esplicitazione dell’ambiguità strategica che la Francia intende mantenere nei confronti della Russia. In un regime presidenziale come quello francese, Emmanuel Macron interpreta il ruolo di capo delle Forze armate, al quale aggiunge la sua personale inclinazione a storicizzare il dibattito. Senza poi dimenticare il contesto europeo dove Macron intende posizionarsi all’avanguardia di una visione geopolitica più concreta, ma anche incarnare il partito dell’ineccepibile difesa dell’Ucraina nel contesto interno della campagna per le Europee.

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