Emmanuel Macron (LaPresse)

L'editoriale dell'elefantino

Macron l'anti Putin è il più adulto fra i confusi della Nato. Alla guerra, per difendere la pace

Giuliano Ferrara

Fra i grandi vecchi dell'Alleanza atlantica, titubanti sugli aiuti all’Ucraina e su come ostacolare il Cremlino, ecco che la fuga in avanti del giovane presidente francese, che non esclude l’invio di truppe occidentali, sembra l’idea più matura di tutte

Il comizio globale di Putin era impressionante. Se ripetute in libertà e suffragate dalla stabilità di una dittatura che ora si rinnova per sei anni nel gelo della morte e degli arresti dei pochi oppositori, le minacce acquistano peso e spessore. La situazione della Difesa europea è disastrosa. La fotografia dell’Economist, tenuto conto dei lunghi cicli necessari negli armamenti e delle divisioni di interessi e modi operativi tra le nazioni dell’Ue, è impietosa.

Protetti dal containment americano verso l’Urss e dalla Guerra fredda, abbiamo sviluppato per decenni mercantilismo e welfare, ci siamo dimenticati dei confini, e con la vittoria strategica della decomposizione dell’impero sovietico nell’est europeo abbiamo esteso le vulnerabilità (dai baltici alla Polonia all’Ucraina) ma non le responsabilità. E la guerra di Putin, un calcolo che ci siamo pregiati di considerare sbagliato per la fallita presa di Kyiv e l’eroica resistenza degli ucraini e la compatta risposta occidentale in una strategia puramente difensiva e a pezzi, arrivata in ritardo e non nutrita di deterrenza sufficiente a bloccare l’orso russo, con il fallimento delle sanzioni o il loro ridimensionamento, mette a nudo l’encefalogramma piatto della Nato. Per non parlare del significato di una possibile seconda presidenza Trump negli Stati Uniti, e del costo che questa mera possibilità già impone a tutto l’occidente euroatlantico. Macron in questo non aveva torto, e ora dopo mille contorsioni e in un clima di mancato consenso europeo la sua fuga in avanti a sorpresa, quel “non escludere l’uso di truppe occidentali per impedire la vittoria di Mosca in Ucraina”, sembra l’unica ipotesi alternativa a una fuga all’indietro.


Sono mesi che qui segnaliamo con timore e tremore, di pari passo con l’orgoglio della resistenza ucraina ed euroamericana, il vero buco nero di questa fase storica. Putin si è sentito autorizzato a troppo: ha rovesciato la realtà dell’aggressione trasformandola in una grande guerra patriottica e anticoloniale contro la presunta volontà di conquista occidentale, ha minacciato e minaccia il ricorso all’arma nucleare, intraprende una guerra ibrida di cui testimoniano i servizi di intelligence di ogni democrazia europea, ammazza i simboli del dissenso o li arresta o dà loro la caccia in territorio nemico, fucila e distrugge barbaramente il fattore di resistenza umana che incontra sulla sua strada, coscrive e militarizza economia e società, allarga lo spettro di neutralità e partnership con la parte di mondo che è interessato a coinvolgere in una crociata per rovesciare il risultato dell’89, contando sul coinvolgimento attivo e armatissimo dei due principali stati canaglia che sono Iran e Corea del nord, trae profitto dalla guerra di Gaza in combutta con Hamas, uno sguardo all’Africa e al mondo arabo che per ora resiste alla lusinga. L’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia non compensa il suo attivismo multipolare, usato e sapientemente incentivato dalla Cina.

E Putin è in grado di fare tutto questo per una unica e vera ragione: l’esclusione meticolosa e cauta di una controscalata anche solo potenziale da parte di Nato e occidente, testimoniata dall’invio selettivo e in ritardo di armamenti, per scelta inadatti alla controffensiva, e ora il blocco dovuto alla pressione dell’opinione americana rampante che è esiziale anche per la sola difesa di Ucraina e in prospettiva dell’Europa stessa. È così che si costringe a un negoziato un autocrate non privo di istinto paranoide ma esperto di politica bellica? Abbiamo ristrutturato gli approvvigionamenti energetici, creato problemi ai russi e a noi stessi, ma siamo qui che litighiamo sul grano ucraino e sugli interessi della nostra agricoltura, non c’è stato nessun vero blocco intorno alla Russia in guerra aperta contro di noi sul suolo ucraino, anzi, la Russia della guerra ha saputo usare le leve di sviluppo a contrasto di un declino futuro, molto futuro, e noi non siamo ancora in grado di usare i capitali del suo saccheggio finanziario mondiale per costruire e fornire armi e addestramenti e aiuti veri, quelli che servono non quelli che si sbandierano, all’esercito di Kyiv. Per una volta Macron, così giovanile e così carico di idee, come gli diceva una sfottente Merkel, sembra il solo adulto nella stanza, il solo a sapere che la pace si ottiene con la preparazione alla guerra. 
       

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.