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il discorso

Putin parla di soldi e di minacce

Micol Flammini

Il presidente russo parla alla nazione. Dedica la prima parte alle accuse all'occidente e ritira fuori il rischio nucleare se il sostegno all'Ucraina aumenterà. La seconda parte è per dire che in Russia va tutto bene. Due ore di discorso, sbadigli in platea

Vladimir Putin ha parlato ai suoi, ha parlato ai russi, come spesso accade nei suoi discorsi alla nazione da quando ha deciso di invadere tutto il territorio dell’Ucraina. Conta i suoi e guarda i suoi, soprattutto a meno di venti giorni dalle elezioni presidenziali che si terranno il 17 marzo e di cui nessuno si aspetta un risultato diverso dalla vittoria di Vladimir Putin. Però la prima parte del discorso, il presidente l’ha dedicata all’occidente, alla guerra, ha chiesto un minuto di silenzio per i soldati morti in quella che chiama ancora operazione militare speciale e ha minacciato di usare armi nucleari.

Putin ha accusato l’occidente di aver istigato la guerra in Ucraina e di averlo fatto ovunque nel mondo, anche in medio oriente, e di voler creare le condizioni per un conflitto nucleare, nel tentativo di “distruggere la civilizzazione”: “Devono capire – e io l’ho appena detto – che anche noi abbiamo le armi che possono distruggere obiettivi nel loro territorio”. Il presidente russo ha più volte parlato di una guerra che va oltre l’Ucraina, ma oggi, di fronte alla sua platea, ha detto: l’occidente “afferma che la Russia attaccherà l’Europa, noi sappiamo che dice sciocchezze, e allo stesso tempo stanno scegliendo da soli quali obiettivi colpire nel nostro territorio”. Ha detto che il sostegno occidentale all’Ucraina porta il rischio “di un conflitto con l'uso di armi nucleari”le parole di Emmanuel Macron sulla necessità di non escludere l'invio di uomini e sulla promessa di nuovi aiuti non hanno colpito Putin – poi ha promesso azioni di risposta nel caso in cui venga colpita la Russia, ha aggiunto di essere pronto a parlare con gli Stati Uniti, ma sa bene che si tratta di un paese nelle mani di istituzioni che vogliono trascinare Mosca in una corsa agli armamenti. Lo schema è sempre lo stesso, Putin finge di essere pronto a parlare, di volere la pace, ma alza la minaccia. 

Se non fosse per la guerra, per il resto in Russia tutto bene, secondo Putin. Il presidente russo ha parlato dei successi economici della nazioni, della sua crescita, della crescita dei Brics che diventeranno sempre più forti. Ha rivendicato la creazione di un mondo multipolare. Ha promesso aumenti di salari, di pensioni – non ha menzionato la pensionata che è stata condannata a cinque anni di carcere per un post sui social contro la guerra – e ha detto che la Russia è un paese che ama la vita prima di annunciare una serie di misure per risolvere la crisi demografica. In molti hanno notato quanto stonasse la parola “vita” in quel contesto, pronunciata dal capo di una nazione che da due anni porta avanti una guerra che colpisce obiettivi civili ma anche manda a combattere i suoi cittadini. A suo dire i russi sanno tutti per chi combattono, sono pronti ad andare avanti per la vittoria. 

Le elezioni in tempo di guerra non saranno difficili per Putin, non ha parlato dei suoi oppositori. Due ore di discorso, sbadigli in platea, la parte su cui tutti si sono concentrati è stata quella delle minacce mescolate al vittimismo.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.