Gli scudi umani di Putin

Giulia Pompili

La Russia recluta online, con l’inganno, la carne da macello da mandare al fronte. Il caso indiano

 In questo momento ci sono due vantaggi tattici che la Russia ha sull’Ucraina. Il primo è l’enorme quantitativo di munizioni che gli arriva dal regime nordcoreano in violazione delle sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu di cui la Russia è membro permanente (secondo il dipartimento di stato americano, dal settembre scorso a oggi Pyongyang avrebbe consegnato alla Russia più di 10.000 container di munizioni o materiali correlati). Il secondo è un aspetto meno noto, ma utile per capire come la guerra d’invasione dell’Ucraina da parte della Russia si stia trasformando in un problema globale: si tratta del reclutamento online di uomini all’estero, tra la popolazione più povera di paesi come India e  Sri Lanka, a cui viene offerto un lavoro sicuro e ben remunerato, più eventualmente il passaporto russo, e poi vengono spediti al fronte “come carne da macello, sulla linea di confine, come scudo alle prime file dell’esercito russo”.

Lo ha detto al Foglio un analista americano non autorizzato a parlare della questione perché ancora oggetto di studio da parte delle organizzazioni internazionali. La scorsa settimana il giornale indiano The Hindu ha pubblicato la storia di tre giovani uomini, che vivevano tutti e tre sotto la soglia della povertà nelle regioni dell’Uttar Pradesh, del Gujarat e del Punjab, reclutati online da un’agente di influenza russo attraverso alcuni video su YouTube. Sarebbero almeno un centinaio gli indiani finora reclutati dalle Forze armate russe, anche se un numero preciso non sarebbe stato divulgato. Alcuni sono mercenari indiani che in passato avevano aderito anche a gruppi terroristici internazionali, per esempio   lo Stato islamico. Molti di loro, però, sono stati ingannati e sempre più media, anche indiani, stanno raccontando le loro storie: firmano un contratto di lavoro come aiutanti per le attività militari russe da circa 1.600 euro al mese, e vengono rassicurati sul fatto che mai e poi mai imbracceranno un fucile, e poi nel giro di poche settimane si ritrovano al fronte con la scusa di “un addestramento” militare con il passaporto sequestrato.

Uno dei reclutatori indiani, BabaVlog, il cui vero nome sarebbe Faisal Khan, in uno dei suoi video ancora online rassicura gli indiani in hindi e dice che non c’è nulla da temere nel lavoro offerto, che è una grande opportunità – perfino costosa, perché ad alcuni è stato chiesto un anticipo di circa 3.500 euro per sbrigare le pratiche di assunzione. Uno dei reclutati, Hemal Ashwinbhai, che veniva dal Gujarat, è morto in un attacco missilistico dentro al confine ucraino la scorsa settimana. Un altro, che è riuscito a scappare, ha girato un video circolato molto nelle scorse settimane in cui chiede aiuto al governo Modi e alle istituzioni per uscire dalla Russia, terrorizzato dal fatto che possa essere riportato al fronte. La Russia starebbe reclutando con l’inganno da un bacino di paesi con un alto tasso di povertà e particolarmente proni alla disinformazione, come India, Nepal e Sri Lanka.

Sin dall’inizio della guerra l’India ha mantenuto una certa neutralità nel conflitto russo-ucraino, sebbene continui ad avere rapporti amichevoli con Mosca acquistandone il petrolio. Ma è in corso un’offensiva diplomatica europea per cercare di coinvolgere Delhi almeno nelle questioni più pratiche della Difesa ucraina: le munizioni. L’altro ieri lo Spiegel ha scritto che la Germania sta aprendo canali di comunicazioni informali e discreti con l’India per ottenere munizioni da fornire a Kyiv da lì. Pochi giorni prima il ministro degli Esteri indiano S. Jaishankar aveva detto: l’occidente in passato ha preferito armare il Pakistan piuttosto che l’India, e ora ne paga le conseguenze. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.