Joe Biden - foto Ansa

Editoriali

La mazzata di Biden sull'auto cinese

Redazione

Il presidente americano lancia l'allarme sul boom delle automobili made in Cina. Una mazzata anche per il ministro delle Imprese Adolfo Urso e il governo che volevano fare affari con la cinese BYD

Mentre il ministro del Made in Italy Adolfo Urso cerca contatti con il colosso cinese delle auto Byd, con un tempismo sensazionale il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato ieri “unprecedented actions”, azioni senza precedenti, contro le auto cinesi. “La Cina è determinata a dominare il futuro del mercato automobilistico”, ha fatto sapere Biden, “anche ricorrendo a pratiche sleali. A causa delle sue politiche il nostro mercato potrebbe essere inondato dai suoi veicoli, mettendo a rischio la nostra sicurezza nazionale. Non permetterò che questo accada sotto il mio controllo”. Biden ce l’ha con la scarsa reciprocità di Pechino, che ha imposto diverse limitazioni nei mesi scorsi all’importazioni di auto occidentali (non solo americane), ma solleva pure dubbi sul sistema tecnologico delle automobili made in China, dice che potrebbero essere dei cavalli di troia, connettersi ai nostri cellulari, rubare dati: “Questi veicoli potrebbero essere controllati o disattivati a distanza”, ha detto.
 

Una certa cautela l’ha messa sul tavolo a ottobre anche la Commissione europea, che ha aperto un’indagine antisovvenzioni sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina il cui prezzo “è mantenuto artificialmente basso” a causa di “enormi sussidi statali”. C’è qualcosa attorno al boom delle auto elettriche cinesi – mercato dominato per lo più da BYD – che non convince sia dal punto di vista della sicurezza sia delle regole del libero mercato. A differenza di Lollobrigida, che qualche giorno fa sui pomodori frutto del lavoro forzato cinese ha detto che era tutta una macchinazione americana, Urso probabilmente ha già tentato di correggere il tiro, e infatti dopo l’annuncio del negoziato con BYD ha subito detto di essere in parola con la Tesla di Musk. Ma l’ex presidente del Copasir dovrebbe conoscere bene i rischi sulla sicurezza nazionale posti dalla tecnologia cinese, e dunque i casi sono due: i colloqui con BYD erano ammuina, oppure erano una fregatura.

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