(foto EPA)

c'è chi dice no

“Allah maledica Hamas”. Il dissenso palestinese invisibile

Giulio Meotti

A Gaza non tutti sostengono il terrorismo islamista. Peccato che siano voci rimaste inascoltate in occidente

La famiglia del fotoreporter palestinese Jehad al Saftawi ha trascorso vent’anni risparmiando per costruire la propria casa nel nord di Gaza. Poi, di notte, arrivavano quelli di Hamas e iniziavano a perforare. Stavano scavando un tunnel sotto casa, senza dirlo ai proprietari. Oggi è in macerie. Saftawi non incolpa gli israeliani. La sua distruzione, dice, “è l’eredità di Hamas”. Saftawi lo racconta  in un articolo  su Time. Scrive Saftawi che Hamas “ha iniziato a distruggere la casa della mia famiglia nel 2013, quando hanno costruito un tunnel sotto di essa”. Hamas tiene in ostaggio ogni famiglia palestinese della Striscia. “Dalla violenta presa di Gaza da parte di Hamas nel 2007, le belle e vivaci strade che conoscevo sono state dominate dal caos terroristico”, scrive Saftawi. “Hamas è guidato da una posizione ideologica che nasce dal concetto di annientare lo stato di Israele e sostituirlo con uno islamico palestinese. Nel tentativo di rendere tutto ciò  realtà, Hamas ha militarizzato ogni aspetto della vita pubblica e privata a Gaza. In questo modo hanno annientato le possibilità di uno stato palestinese di successo accanto a Israele”. Una frase del pezzo di Saftawi è sorprendente: “Ora sono determinato a parlarne apertamente, non so nemmeno se abbia importanza”. Perché Hamas sta vincendo la battaglia per definire ciò che è considerato “filo-palestinese” in occidente. Attivisti progressisti, professori, sindacalisti, giornalisti, studenti e altri hanno sposato la “decolonizzazione” e cantano allegramente “non vogliamo due stati, vogliamo il ’48”. 

 

In due articoli pubblicati dal sito web arabo Elaph, anche lo scrittore palestinese Majdi Abd al Wahhab ha sferrato  attacchi a Hamas: “Chiunque veda la distruzione a Gaza  non può che pregare Allah e chiedergli di maledire coloro che hanno causato questa devastazione. Come non maledire Hamas e i suoi capi dopo che hanno distrutto ogni elemento di esistenza dignitosa nella Striscia di Gaza?”.  “Per mettere a tacere il dissenso, Hamas ha terrorizzato i cittadini di Gaza”, scrive invece su Newsweek Hamza Howidy, un palestinese di Gaza City. “Mi sono laureato e ho iniziato i miei studi presso l’Università islamica di Gaza, insieme ai futuri leader di Hamas e agli attuali membri. Tutti i corsi d’arte furono sostituiti con insegnamenti islamici radicali. Ogni giornalista che si oppone o critica una politica viene sospeso e indagato. Le manifestazioni sono severamente vietate. La libertà di parola a Gaza è una fantasia. Hamas inoltre irrompe abitualmente nelle case di persone ritenute sleali e le umilia di fronte alla famiglia e ai vicini”. Sebbene sapesse che i dissidenti erano soggetti a incarcerazione, tortura e omicidio, nel 2019 Howidy ha deciso di unire le forze e formare una protesta per esprimere una opposizione a Hamas. “Hanno represso violentemente le proteste e siamo stati tutti arrestati. Sono stato tenuto agli arresti per ventuno giorni e sottoposto a vari tipi di tortura. Sono stato picchiato con manganelli e spruzzato con acqua fredda nelle ore notturne di inverno. Ai miei amici non è andata molto meglio. Un amico cristiano era nella cella accanto e potevo sentirli urlare contro di lui: ‘Sei cristiano e non ti piace la situazione? Allora vai in un altro paese!’”. 

 

Howidy non incolpa Israele, ma Hamas. “Sapevano cosa sarebbe successo in seguito al 7 ottobre, quando hanno attaccato i civili israeliani, e Israele ha risposto con una guerra massiccia mirata a distruggere Hamas, che ha cancellato gran parte della Striscia di Gaza. Ora tutti gli abitanti della città vengono puniti per le azioni di Hamas”.  E chi ricorda il nome di Haidar Ghanem, il palestinese attivista dei diritti umani brutalmente assassinato da Hamas? Credeva nella coesistenza con gli ebrei, credeva nei diritti umani. Quando i paesi arabi si sono allontanati dai palestinesi, considerandoli “piantagrane e bugiardi”, ha detto questa settimana lo scrittore algerino Boualem Sansal, “i palestinesi si sono così rivolti all’occidente. I palestinesi hanno guadagnato più con l’occidente che con i paesi arabi che cercavano di sfruttarli per ragioni interne. I palestinesi hanno ambasciate a Parigi, Londra, negli Stati Uniti… Questo lobbying ha funzionato magnificamente e abbiamo cominciato a vedere sempre più condanne di Israele da parte dei paesi occidentali”. E a sentire sempre meno voci dissidenti, inutili per Hamas ovviamente, ma anche per i suoi utili idioti occidentali.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.