Editoriali
Il protezionismo del Donald polacco
Tusk, in continuità con i sovranisti del Pis, chiude all’Ucraina sul grano. Non è una buona notizia
In un periodo in cui l’estrema destra avanza, l’Europa ha salutato con sollievo e speranza la vittoria in Polonia di Donald Tusk, premier liberalconservatore alla guida di una coalizione che include anche una componente di sinistra. È stata la vittoria dell’europeismo sul sovranismo del PiS di Kaczynski e Morawiecki. E, in effetti, su molte questioni a Varsavia si respira un’altra aria: sui diritti civili, sul pluralismo mediatico, sul rapporto con la giustizia e con Bruxelles. C’è però una questione, di fondamentale importanza per l’Europa, su cui la musica non è cambiata. Tusk mantiene la stessa posizione protezionista del governo precedente opponendosi al rinnovo dell’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e l’Ucraina.
La Commissione intende prolungare fino a giugno 2025 la sospensione di dazi e quote sulle importazioni dall’Ucraina per contribuire a rafforzare l’economia di un paese logorato dall’aggressione della Russia, che dura ormai da due anni. Il primo ministro polacco, in continuità con il nazionalismo del suo arcinemico Kaczynski, ha adottato una linea di difesa degli agricoltori e dei trasportatori polacchi che vogliono mantenere il divieto di importazione, in particolare di grano, e che da novembre bloccano i valichi di frontiera con l’Ucraina. È una questione politicamente delicata, ma per Tusk, fondatore del gruppo dei “liberali di Danzica” sotto la dittatura comunista, non ci dovrebbero essere dubbi sulla linea da seguire. È d’altronde paradossale che la paura dell’“idraulico polacco” in Europa occidentale al momento dell’allargamento a est venga ora sostituito dalla paura del “contadino ucraino” in Polonia. L’apertura al commercio con l’Ucraina è una questione economica, ma anche ideale: è il principio su cui si fonda l’Europa. È l’idea che i paesi mettendosi insieme, abbattendo le barriere e commerciando liberamente rafforzano la pace e producono più prosperità per tutti. Ad alzare le barriere bastavano il Pis e l’altro Donald, quello americano, non c’era bisogno anche del liberale Tusk.
Isteria migratoria