la ritorsione

Putin vendica Belgorod uccidendo civili. La legittima difesa di Kyiv

Micol Flammini

Il presidente russo bombarda massicciamente tutta l’Ucraina, che combatte con le mani legate. Il metodo di Mosca di fare la guerra non prenderebbe in considerazione i centri abitati ma è quello che fa dal 24 febbraio 2022

Vladimir Putin aveva iniziato l’anno promettendo una forte ritorsione contro l’attacco ucraino nella città di Belgorod. Aveva detto che comunque non sarebbero stati colpiti i civili, perché questo non è  il modo di combattere di Mosca. Aveva promesso attacchi contro basi militari. Ieri mattina, l’Ucraina si è risvegliata tra le sirene e i bombardamenti, che hanno colpito proprio i centri abitati, i civili, quello che, secondo il presidente russo, il metodo di Mosca di fare la guerra di solito non prende in considerazione. Dal 24 febbraio del 2022, quando l’invasione su larga scala è incominciata, i razzi di Mosca sono caduti su condomini, piazze, alberghi, ristoranti, sui centri della vita cittadina. I palazzi distrutti sono lì a monito, ed è accaduto a Kyiv, a Odessa, a Kharkiv. E’ accaduto contro le centrali elettriche, per privare i cittadini di luce e di acqua calda. Questo è il metodo di combattimento di Mosca durante l’inverno, applicato per portare l’Ucraina a desistere, per trascinare i suoi cittadini alla richiesta di un accordo. Come lo immagina Mosca questo accordo è chiaro: vuole che l’Ucraina rinunci alle zone che l’esercito del Cremlino ha già occupato, quindi a circa il venti per cento del suo territorio riconosciuto. Sono le condizioni che anche Putin ha enunciato e ha iniziato la sua nuova campagna di bombardamenti con lo spirito di chi vuole trascinare gli ucraini alla disperazione. L’attacco ucraino contro Belgorod, una città russa che si trova non lontana dal confine con l’Ucraina, è stato forte e spettacolare.

 

L’esercito ucraino voleva mostrare che se i russi vogliono la guerra, devono essere disposti ad averla anche nel loro territorio, perché è proprio questo uno dei vantaggi di Mosca: colpisce sapendo di non essere colpita e il consenso che ancora tiene Putin in piedi è basato anche sulla percezione erronea della guerra in lontananza, della guerra che appartiene agli altri. Sono gli alleati dell’Ucraina che hanno imposto all’esercito di non colpire oltre confine con le armi che hanno ricevuto, così Kyiv, quando attacca lo fa con i suoi droni, con i suoi razzi, dimostrando di essere in grado di arrivare anche alla cupola del Cremlino. Nel suo discorso di Capodanno, il presidente russo non aveva parlato di Belgorod, nessuna parola, nessuna reazione. Era un discorso preregistrato, che non era stato modificato neppure per un fatto tanto eclatante. Putin è tornato sull’argomento il giorno dopo, annunciando l’attacco, ha mostrato il volto rassicurante del presidente senza il quale la Russia è perduta, ma non guardare ai fatti di Belgorod sarebbe sembrato un incauto segno di debolezza o di mancanza di solidarietà.

 

Dopo l’attacco annunciato, in Ucraina sono morte cinque persone, centoventinove sono state ferite, la difesa aerea ucraina è riuscita ad abbattere cinque missili Kinzhal e il governatore della regione di Belgorod ha denunciato un nuovo attacco da parte di Kyiv che ha causato la morte di un abitante. Ieri mattina è accaduto un altro fatto degno di nota: un aereo da guerra russo ha effettuato un rilascio di emergenza del suo carico di esplosivo nella regione di Voronezh. Nessun morto, nessun ferito. Un antibombardamento probabilmente nella foga della ritorsione contro Kyiv.  
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.