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L'analisi

I palestinesi di oggi come gli ebrei di ieri? Il paragone di Masha Gessen non regge

Nicola Mirenzi

"Il confronto è il modo in cui conosciamo il mondo”, spiega la scrittrice. Ma se il fine dei nazisti era lo sterminio degli ebrei, nessuno ha mai dimostrato l’esistenza di un piano di eliminazione del popolo palestinese

Per chi abbia letto e ammirato i libri di Masha Gessen sul totalitarismo nella Russia di Putin, è doloroso confrontarsi con il suo accostamento tra la Striscia di Gaza e i ghetti dell’Europa orientale occupata dai nazisti. Gessen l’ha scritto in un saggio pubblicato dal New Yorker il 9 dicembre scorso, a cui è seguita una forte protesta alla vigilia della cerimonia del premio Hannah Arendt, assegnatole in Germania. La notizia è che, ritirando il riconoscimento, lunedì, Gessen non ha solo ribadito l’accostamento, ma l’ha spinto ancora più in là: avvicinando le disperate rivolte dei ghetti ebraici alla resistenza palestinese, dalla quale non è esclusa Hamas. 

Masha Gessen non è Alessandro Di Battista: è una scrittrice e un intellettuale che ha raccontato la pulsione totalitaria di Putin, avendola vissuta in prima persona. In particolare nel suo libro, “Il futuro è storia” (Sellerio). Militante lgbtq+ non binaria (rifiuta, cioè, di definirsi uomo o donna), Gessen è nata in Russia ed è poi fuggita negli Stati Uniti per scampare alle discriminazioni putiniane, diventando una delle principali oppositrici del regime. In quest’ultima occasione, parlando di come l’Olocausto sia stato ingiustamente trasformato, dal suo punto di vista, in un “dogma”, mette in gioco un’altra parte di sé: le sue origini ebraiche. Dice Gessen: “Perché confrontiamo? Lo facciamo per imparare. Il confronto è il modo in cui conosciamo il mondo”. Ecco la ragione dell’accostamento tra la Striscia di Gaza e i ghetti creati dai nazisti. Ma cosa si conosce, del mondo attuale e, in particolare, della guerra tra Hamas e Israele, confrontando i palestinesi di oggi con gli ebrei di ieri? 
 

Spiega al Foglio Gustavo Corni, autore del libro “I ghetti di Hitler”, tra i massimi storici europei della materia, che “i nazisti crearono i ghetti in attesa di sapere come uccidere gli ebrei”. Nessuno metteva in discussione che dovessero morire. “C’era chi come Goebbels credeva che, abbandonati a sé stessi, gli ebrei sarebbero morti da soli, per malattia e malnutrizione; e chi pensava bisognasse ucciderli sistematicamente, senza lasciar passare troppo tempo”. Nessuno però metteva in discussione che il fine ultimo del ghetto fosse la morte, “lo sterminio degli ebrei”. Non è così la Striscia di Gaza. Nessuno ha mai dimostrato l’esistenza di un piano di eliminazione del popolo palestinese. Anzi, anche in occasione di quest’ultimo attacco militare – in cui le vittime sono tragicamente numerose – Israele ha invitato i civili ad abbandonare i luoghi delle operazioni militari, per lasciare i soldati a tu per tu con i propri nemici. In nessuna occasione i nazisti hanno fatto nulla di simile prima di un rastrellamento nel ghetto. Per una ragione decisiva: il loro nemico non era un’organizzazione politica e militare, erano gli ebrei in quanto tali.


Racconta Masha Gessen che per scrivere il suo primo libro di narrativa, “Ester e Ruzya”, più di vent’anni fa, studiò il ghetto di Bialystok, in Polonia, dove viveva il suo bisnonno, un membro dei consigli ebraici voluti dai nazisti. In un primo tempo, il bisnonno cercò di frenare i giovani ebrei che volevano rivoltarsi contro i nazisti. Pensava così di tenere a bada la furia nazista. Mentre verso la fine, nel 1943, li aiutò a ricevere armi. Cos’era cambiato tra il prima e il dopo? All’inizio non sapeva che ci sarebbe potuto essere l’Olocausto. Poi capì che quello era il piano e agì di conseguenza. “Oggi noi sappiamo che l’Olocausto è possibile”, scrive Gessen, e “per questo facciamo confronti: per evitare accada ciò che sappiamo può accadere”. Ma il fatto che qualcosa sia possibile non significa che stia accadendo. E soprattutto: si può davvero lasciar intendere che la resistenza palestinese di oggi, la cui guida militare è in mano ad Hamas, sia accostabile a quella degli ebrei di Bialystok e Varsavia? “Nei ghetti”, racconta Corni, “gli ebrei si ribellarono ai nazisti nel disperato tentativo di sfuggire ai rastrellamenti”. Mentre Hamas controlla dal 2007 la Striscia di Gaza, da dove ha lanciato il sanguinoso attacco del 7 ottobre, all’interno di un progetto politico di cancellazione dello stato d’Israele. Sbaglia chi invoca la censura. Ma addolora vedere che anche Gessen, pur con tutto il suo talento, utilizzi il confronto tra ieri e oggi per ricavare soltanto analogie utili alla propria tesi, ignorando invece le differenze che la mettono in crisi. Sebbene siano proprio quest’ultime a definire i fatti. Al contrario delle prime, che funzionano come il buio della notte: rendendo tutte le mucche ugualmente nere, confondono soltanto la vista.