(Ansa)

piccola posta

Il nostro grande fallimento morale

Adriano Sofri

Tanto da dire e apprezzare del libro, ora tradotto, di Yehuda Bauer. Su Olocausto, fallimento e responsabilità dell'Occidente

Uno di quei massaggi troppo energici, che fanno irritare e fanno venir voglia di ribellarsi, interrompere la seduta, pagare e mandare al diavolo il maneggiatore, e intanto però ti senti meglio e alla fine ti auguri che il cielo te lo conservi. Così ho letto il libro di Yehuda Bauer tradotto ora da Gariwo (uscì nel 2014), Ebrei. Un popolo in disaccordo (pp. 507). Il cielo ha conservato Bauer, che è nato nel 1926. Si è guadagnato un sicuro prestigio studiando l’ebraismo, l’antisemitismo, l’Olocausto e il genocidio in generale. Nove anni dopo, il suo libro è ancora più attuale. Ed è una lunga sequenza di mosse brusche. Della Shoah, avverte, “se dicessimo che è stata unica, potremmo dimenticarla: è successa una volta, non succederà più. E nessun Dio o Satana era coinvolto, solo azioni e motivazioni umane. Dunque è stata senza precedenti, e questo significa che può essere un precedente”.

 

Una delle mosse più brusche riguarda le recriminazioni su chi avrebbe potuto “salvare” gli ebrei, e colpevolmente non lo fece: i governi alleati, le stesse autorità ebraiche e sioniste. Nessuno, argomenta, nelle condizioni date, avrebbe potuto salvare i milioni. Le migliaia sì, e qualcuno lo fece, altri mancarono. Vale anche per il bombardamento di Auschwitz. “Anche se fosse avvenuto, e se, contro ogni logica, avesse avuto successo, non avrebbe avuto nessun effetto pratico nel porre fine al massacro genocida. I più di 900.000 ebrei vittime delle camere a gas non sarebbero stati riportati in vita. E le richieste di bombardare i binari ferroviari diretti al campo? I tedeschi riuscivano a riparare i binari danneggiati nel giro di 48 ore. Dunque tutta la discussione intorno al bombardamento di Auschwitz è solo una strumentalizzazione dell’Olocausto? Non credo questo. Se Auschwitz fosse stata colpita, questo avrebbe avuto un significato molto profondo: avrebbe dimostrato, sia agli ebrei che ai non ebrei, che gli Alleati occidentali non erano indifferenti. L’importanza sarebbe stata morale. Il fallimento dell’Occidente non è stato pragmatico, ma morale- ed è stato grande”.

 

Ecco: indipendentemente dai bombardamenti avvenuti o mancati cui si applichi, trattengo la conclusione che “il fallimento dell’Occidente non è stato pragmatico, ma morale – ed è stato grande”.

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