Il memoriale dell'Olocausto a Berlino (Ansa)

C'entra la critica a Israele

Definire l'antisemitismo è una faccenda che divide gli stessi ebrei

Emanuele Calò

La Jerusalem Declaration diffusa quest'anno e firmata da diversi studiosi, anche italiani, contrasta quella dell'organizzazione intergoverativa Ihra del 2016, considerata “né chiara né coerente”

L’International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra) è un’organizzazione intergovernativa, formata da 34 stati membri, i cui governi nominano una loro delegazione. Il presidente onorario è Yehuda Bauer, considerato il maggiore storico della Shoah. Nel 2016, l’Ihra ha approvato una definizione operativa di antisemitismo “non legalmente vincolante”, corredata da un elenco di esempi. Questa definizione è stata adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue, che hanno auspicato che gli stati membri che non l’avessero ancora fatto (finora sono 18) provvedessero ad adottarla.

 

Anche fuori dall’Europa, moltissimi stati hanno adottato tale definizione. In Italia la definizione Ihra è stata adottata da Forza Italia, Radicali, Azione e Partito Repubblicano. Quest’anno è stata diffusa la “Jerusalem Declaration on Antisemitism” (Jda) firmata da diversi studiosi, anche italiani, la quale contrasta la definizione Ihra, che in sede di Faq, considera “né chiara né coerente” e della quale si considera un’alternativa: “Quali che siano le sue intenzioni, essa tende a offuscare la differenza fra discorsi antisemiti e legittima critica di Israele e del Sionismo. Essa provoca confusione, nel delegittimare le voci di palestinesi e altri, ebrei compresi, che hanno vedute acutamente critiche di Israele e del Sionismo. Nulla di questo aiuta a combattere l’antisemitismo. La Jda risponde a questa situazione”.

 

La Jda specifica che la lotta contro l’antisemitismo è “inseparabile dalla lotta globale contro ogni forma di discriminazione razziale, etnica, culturale, religiosa e di genere”. Invece, è separabile, altrimenti si provi a proporre al movimento “Black lives matter” di sostituire la denominazione con “Human lives matter”. Questa ricerca dell’universalismo, che è una tendenza ricorrente nell’ebraismo, e che differenzia il popolo ebraico dal resto dell’umanità, che tiene alla propria specificità (nelle carte fondative palestinesi si asserisce giustamente che la Palestina è uno stato arabo basato sulla Sharia) si riscontra anche quando la Jda dice che “ciò che è vero del razzismo in generale è vero dell’antisemitismo in particolare”; eppure, quando la sorella di mio nonno fu portata da Roma ad Auschwitz per gasarla, non cercarono altre minoranze, perché l’antisemitismo è il solo razzismo eliminazionista.

 

Desta soprattutto perplessità trovare la firma di Michael Walzer, il quale, nel 2019, ha sostenuto idee che mi paiono del tutto incompatibili con quelle della Jda: “Assumo che ‘Sionismo’ significhi la credenza nella legittima esistenza di uno Stato ebraico, null’altro; ciò che è sbagliato nell’antisionismo è l’antisionismo stesso, perché è indifferente che tu sia un antisemita oppure un filosemita o uno semiticamente indifferente, perché questa è una pessima politica”. Vogliamo sentire sia Walzer che i promotori della Jda?

 

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