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Mélenchon e Le Pen colpiscono Macron sull'immigrazione

Redazione

L’inedita unione tra Nupes ed estrema destra boccia la legge promossa da Darmanin

Lunedì, un’unione inedita tra il Rassemblement national di Marine Le Pen, ossia il partito dell’estrema destra, e la France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, la formazione della gauche radicale, ha assestato un duro colpo al governo francese e di conseguenza al presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Ha votato la mozione di rigetto presentata da Europe Ecologie les Verts contro il nuovo progetto di legge sull’immigrazione (è stato respinto per 5 voti, 270 contro 265). Promosso dal ministro dell’Interno Gérald Darmanin, il testo legislativo mira, tra le altre cose, a facilitare le espulsioni degli individui considerati pericolosi per la sicurezza dello stato, ma anche a rendere più semplici le procedure di regolarizzazione dei clandestini impiegati nelle professioni con penuria di manodopera. “Non rinunceremo”, ha dichiarato ieri all’Assemblea nazionale il primo ministro, Élisabeth Borne, denunciando “l’unione sacra tra la Nupes (la coalizione delle sinistre guidate da Mélenchon, ndr) e l’estrema destra”.

La bocciatura del progetto di legge è anzitutto la sconfitta di Darmanin, pezzo da novanta del governo, che non fa mistero delle sue ambizioni per le presidenziali 2027. Lunedì sera, il titolare dell’Interno si è infatti presentato all’Eliseo con l’idea di dimettersi. Le dimissioni sono state respinte dal presidente Macron, ma Darmanin è uscito comunque indebolito da questa sequenza. Per salvare il progetto di legge, l’inquilino dell’Eliseo ha proposto ieri una commissione paritaria (sette deputati e sette senatori). Quest’ultima dovrà trovare un punto di equilibrio tra la sinistra, che lo considera troppo repressivo, e la destra, che lo giudica troppo edulcorato. Alcuni osservatori mettono l’accento sulla sconfitta della politica macronista dell’“en même temps”, ma la bocciatura di lunedì è figlia soprattutto dell’assenza di maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale, una palla al piede con cui Macron sarà costretto a convivere fino alla fine del quinquennio.