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Piazza di Francia

Il femminismo "a geometrie variabili" di Parigi che rende invisibili le donne israeliane 

Mauro Zanon

A Place della Nation sabato il collettivo "7 octobre" ha voluto denunciare il silenzio delle organizzazioni femministe francesi sul femminicidio di massa perpetrato da Hamas: le presenti sono state minacciate, insultate e accerchiate dalle militanti di estrema sinistra

Parigi. “Ci siamo sentite emarginate. Ho provato un grande senso di solitudine e di fallimento”. Camille Vizioz-Brami, consigliera del Partito socialista nel XX arrondissement di Parigi, era presente sabato scorso alla partenza della manifestazione contro le violenze sulle donne, a place de la Nation, organizzata dai collettivi Nous Toutes e Grève féministe. È venuta assieme ad altre duecento manifestanti di confessione ebraica del collettivo “7 octobre” per denunciare il silenzio delle organizzazioni femministe francesi sul femminicidio di massa perpetrato da Hamas, con donne stuprate, torturate, rapite, umiliate perché ebree. Ma Camille e le altre non hanno potuto unirsi al corteo: sono state minacciate, insultate e accerchiate da alcuni esponenti dell’estrema sinistra mentre scandivano gli slogan “Metoo unless you are a Jew” e “Féministes, votre silence vous rend complices”. “Mentre facevamo il tour della piazza aspettando l’inizio della manifestazione, siamo state prese in disparte da alcuni uomini del Nouveau parti anticapitaliste (il partito della gauche radicale che ha definito Hamas un movimento di “resistenza”, ndr) e di Révolution permanente (organizzazione di estrema sinistra, ndr)”, ha raccontato Léa, 48 anni, che, come la maggior parte delle partecipanti del collettivo “7 octobre”, indossava dei leggings macchiati di rosso tra le gambe. Per evitare che la situazione degenerasse, è stato necessario l’intervento del Servizio di protezione della comunità ebraica (Spcj) e in seguito dei Crs, i poliziotti antisommossa. “Siamo rimaste due ore a place de la Nation, protette da un cordone di Crs, mentre le altre avevano il diritto di manifestare”, ha raccontato una professoressa di storia a Libération.

L’esclusione delle manifestanti di confessione ebraica dal corteo principale ha fatto sobbalzare la ministra delle Famiglie, Aurore Bergé, che domenica ha parlato di femminismo “a geometria variabile”. Una condanna severa dell’isolamento di cui sono state vittime le esponenti del collettivo “7 octobre” è arrivata anche dalla ministra per le Pari opportunità, Bérangère Couillard. Una militante di Nous Toutes, Diane, ha detto a Libération che la questione israelo-palestinese sta creando molto scompiglio nel mondo femminista, che “si parla solo di ciò che accade di Gaza” e si fa finta di non vedere ciò che Hamas ha fatto alle israeliane: c’è un “doppiopesismo nei confronti delle donne israeliane”, con una “minimizzazione, se non addirittura una negazione degli stupri commessi da Hamas”. Altre militanti di Nous Toutes hanno detto che la manif di sabato sembrava più un corteo pro Palestina che un raduno femminista. L’impressione è che la causa palestinese abbia preso il sopravvento sulla difesa dei diritti delle donne, come emerso da due lettere aperte in difesa della Palestina pubblicate su Mediapart da decine di organizzazioni femministe e Lgbt+. Fa rumore, soprattutto, il silenzio di Osez le féminisme!, la più importante associazione femminista di Francia, e della star delle suffragette francesi, la saggista Mona Chollet. Per Léa Hanoune, tesoriera dell’Union des étudiants juifs de France, “in quanto donne e ebree queste vittime soffrono di una doppia invisibilizzazione dall’attacco del 7 ottobre”.

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