Greta Thunberg potrebbe essere a fianco dello stato ebraico, che in medio oriente è il paese più attento alla difesa dell’ambiente. E invece, solidarietà alla Palestina e non una parola contro Hamas. Perché la colpa è comunque dell’occidente e del capitalismo
La domanda è semplice: ma esattamente che cosa hanno in comune la difesa dell’ambiente e l’odio nei confronti di Israele? La storia probabilmente la conoscete già. La scorsa settimana, Greta Thunberg, paladina della difesa dell’ambiente, è finita al centro delle cronache in due circostanze diverse ma entrambe correlate. Una prima volta, ad Amsterdam, il 12 novembre, durante la marcia per il clima organizzata nell’ambito di una serie di iniziative elettorali (in Olanda si vota mercoledì prossimo), Greta, che per l’occasione indossa una kefiah come sciarpa, invita sul palco una ragazza palestinese e una ragazza afghana che hanno mosso accuse di genocidio nei confronti di Israele. “Dobbiamo ascoltare – ha detto Greta – le voci di coloro che sono oppressi e di coloro che lottano per la libertà e per la giustizia. Altrimenti, non può esserci giustizia climatica senza solidarietà internazionale”. E ancora: “Le persone che si trovano in prima linea nella crisi climatica ne sperimentano in prima persona le conseguenze ormai da decenni e hanno lanciato l’allarme. Ma noi non abbiamo ascoltato. Le persone al potere non ci hanno ascoltato”.
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