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lo scenario

Meloni ha in mente un piano Mattei pure per i Balcani

Pietro Guastamacchia

L'Italia si fa sponsor di un documento per chiedere una maggiore integrazione europea nell'area, entrando in concorrenza con l'asse franco-tedesco. E' la seconda parte dell'accordo sui migranti sottoscritto con l'Albania

Bruxelles. Modello piano Mattei per i Balcani. Ora serve solo trovare il nome di un ex partigiano con cui battezzarlo. A margine della riunione del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ospitato lunedì pomeriggio, presso la sede della delegazione italiana a Bruxelles, una riunione del gruppo degli Amici dei Balcani occidentali. Scopo dell’incontro: coordinare i lavori per mandare avanti un documento, firmato oltre da Roma anche da Vienna, Praga, Atene, Zagabria, Bratislava e Lubiana, che chiede di “aumentare la presenza Ue nella regione, con visite regolari e coordinate, e rafforzare il dialogo su tematiche di politica estera”. Un documento quasi in concorrenza con un altro, che circola già da giorni a Bruxelles, su un’iniziativa franco-tedesca sui Balcani.

 

La mossa del governo italiano arriva una settimana dopo l’intesa sulla gestione dei richiedenti asilo con l’Albania che, anche se non dovesse mai entrare in pratica, è già riuscita nell’intento di complicare il congresso dei socialisti europei a Malaga alla segretaria del Pd Elly Schlein. In Spagna il tentativo della segreteria Dem di “cancellare” Rama, reo di aver siglato un accordo con la “l’estrema destra Meloni”,  si è infatti infranto sulle parole del cancelliere tedesco Olaf Scholz, a cui l’intesa Italia-Albania non è sembrata dispiacere così tanto. Il governo torna  a guardare ai Balcani per tessere possibili alleanze, dentro e fuori l’Ue, e lo fa proponendo una serie di iniziative “per favorire l’integrazione graduale dei Balcani nella politica estera e di sicurezza comune”, spiega la bozza visionata dal Foglio. Scopo dell’iniziativa inoltre sarebbe rendere gli strumenti dell’Ue “più efficaci nell’affrontare le pressioni esterne e nel contrastare le narrazioni russe” – anche se tra i firmatari ci sia il premier slovacco Robert Fico, che con la narrazioni russe ci ha vinto le elezioni.

 

I Balcani occidentali sono fermi al guado dell’ingresso nell’Ue da troppo tempo e si sono visti superare a destra, o meglio a est, da Ucraina e Moldavia la settimana scorsa,  creando dall’altra sponda dell’Adriatico qualche stanchezza nei confronti di Kyiv, che ha la priorità ai vertici Ue. Legittimo pensare dunque che se come con l’accordo sui migranti il premier Albanse Edi Rama volesse soltanto “dare una mano disinteressata all’Italia”,  oggi una mano all’Albania e ai suoi vicini gliel’abbia data Tajani e il governo italiano, rinforzando così il rapporto di Roma con tutta la regione.  Nei Balcani tra l’altro è atteso il ministro Tajani per il vertice ministeriale dell’Osce, in programma a Skopje il 30 novembre prossimo. Al summit potrebbe partecipare anche il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, a cui la presidenza macedone dell’Osce sembra incline a estendere l’invito ma a cui i paesi limitrofi non intendono concedere lo spazio aereo. Oltre a risolvere il mistero di come far arrivare Lavrov a Skopje, il vertice dovrà riuscire nell’impresa di trovare una presidenza dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, e ai margini del vertice di ieri a Bruxelles si è tenuta anche una riunione per individuare un candidato unico per il blocco Ue, da selezionare tra Estonia, Malta e Austria che per ora si sono fatte avanti.

 

Ma la prima a volare nei Balcani sarà la premier Meloni, attesa questo venerdì per una visita di Stato in Croazia. Visita dove, con tutta probabilità, sarà ricevuta dal premier Andrej Plenkovic, uomo forte dei popolari europei e in odore di Spitzenkandidat per le europee 2024, se la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen dovesse confermare le indiscrezioni di non voler correre come candidato per il Ppe per mantenere un profilo più neutrale. E chissà che a Zagabria non si parli anche di nomine europee, tanto care a Plenkovic, magari nel quadro del più volte ipotizzato avvicinamento di Meloni al gruppo dei popolari europei. Al di là dell’Adriatico d’altronde Meloni ha già stretto un patto con un leader socialista, trovare l’intesa con un popolare non dovrebbe essere difficile.

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