Biden e Xi s'incontrano e si parlano, ma non potrebbero essere più distanti

Il vertice bilaterale in programma per mercoledì prossimo nella cornice dell'Apec

Giulia Pompili

Il ritorno del leader cinese a San Francisco, 38 anni dopo la prima volta e a un anno di distanza dal loro ultimo incontro a margine del G20 di Bali. L'ultimo viaggio in America sei anni fa

Mercoledì prossimo il presidente americano Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping saranno di nuovo l’uno di fronte all’altro, a San Francisco, a un anno di distanza dal loro ultimo incontro a margine del G20 di Bali, in Indonesia. Allora sembrava che ci fosse uno spiraglio d’apertura al dialogo tra i leader delle prime due economie del mondo, ma subito dopo la situazione era precipitata di nuovo: la crisi del pallone-spia cinese sui cieli americani abbattuto dal Pentagono, la competizione strategica nel settore tecnologico, l’assertività cinese nel Mar cinese meridionale che è diventata sempre più aggressività contro le Forze armate americane e paesi partner degli Stati Uniti. Secondo il comunicato della Casa Bianca pubblicato ieri, i leader discuteranno di relazioni bilaterali ma anche “di una serie di questioni regionali e globali”. Poco dopo, una nota del ministero degli Esteri cinese ha confermato che Biden e Xi affronteranno anche “le principali questioni riguardanti la pace e lo sviluppo mondiale”. Eppure è chiaro che le posizioni tra i due non potrebbero essere più lontane: Pechino usa la propaganda per accusare l’America di essere causa delle crisi – sia dell’invasione russa dell’Ucraina sia della guerra in medio oriente – e il summit arriva nel momento in cui Biden sta attraversando il periodo più complicato della sua presidenza. 

 

 

La cornice dell’incontro fra i due leader questa volta è il vertice Apec, l’Asia-Pacific Economic Cooperation, che si apre oggi all’ombra del Golden Gate Bridge, e questo è già un segnale cerimoniale: dopo una staffetta di funzionari americani e di membri del governo che sono volati in Cina nell’ultimo anno, questa volta sarà Biden il padrone di casa ad accogliere il leader cinese. Fondato nel 1989, l’Apec ha un’impostazione prevalentemente economica: ne fanno parte formalmente ventuno paesi, dall’Australia a Singapore, dalle Filippine alla Malaysia, dal Giappone al Cile passando per l’America e il Vietnam. Ne fa parte anche la Repubblica popolare cinese, ed è l’unico luogo in cui anche Hong Kong e Taiwan (denominata in modo edulcorato “Taipei cinese”) sono considerate due entità statali separate dalla Cina – sebbene il/la presidente taiwanese non abbia mai potuto partecipare personalmente al vertice per imposizione di Pechino. Martedì prossimo Xi Jinping atterrerà con il suo Boeing 747 di Air China (la leadership cinese non ha un equivalente dell’Air Force One) a San Francisco, che aveva visitato anche nel 1985: era ospite di una famiglia americana in Iowa, durante il suo primo viaggio fuori dai confini cinesi, compiuto mentre muoveva i primi passi nel Partito comunista cinese.

 

Ieri circolavano online diversi messaggi inviati dalle comunità cinesi per preparare l’accoglienza al leader. Il consolato generale cinese della città ha invitato gli studenti cinesi della California e soprattutto agli ex studenti della Tsinghua a partecipare al comitato di accoglienza, indossando qualcosa di viola, il colore dell’università frequentata da Xi. La Chinese Students and Scholars Association, l’associazione che organizza le mobilitazioni della diaspora cinese all’estero, paga spostamenti e un gettone di presenza a chi andrà a sventolare bandierine cinesi sin da martedì sera fuori dall’hotel dove alloggerà Xi. Ma il leader cinese dovrà affrontare anche le possibili proteste, molto lontane dalla sua quotidianità: nel 2017, durante il suo ultimo viaggio in America a Mar-a-Lago, per incontrare l’allora presidente Donald Trump, gli attivisti avevano presidiato quasi l’intero percorso in auto dall’aeroporto al resort. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.