Valery Zaluzhny - Flikr

Bruxelles

L'Ucraina in stallo, dice il generale Zaluzhny. L'Ue non fa abbastanza per una guerra "esistenziale"

David Carretta

Il militare ucraino spiega che "la cosa più di valore è la nostra gente" e come "non possiamo permetterci di essere stanchi". Nel frattempo l'Unione europea prepara l'avvio dei negoziati per l'adesione di Kyiv

Il generale Valery Zaluzhny, il comandante delle Forze armate dell’Ucraina, ha detto all’Economist che la guerra è entrata in una fase di stallo “proprio come durante la Prima guerra mondiale”. Una guerra di posizione lunga mette gli occidentali davanti al dilemma che li persegue dall’inizio della guerra: se l’Ucraina è “esistenziale” anche per loro, saranno in grado di mobilitare tutte le risorse finanziare e militari per la vittoria, oppure cederanno alla stanchezza su cui punta Vladimir Putin?

“La linea dell’Unione europea è chiara: la guerra è esistenziale per noi e non possiamo permetterci di essere stanchi”, spiega al Foglio un funzionario europeo. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ieri ha chiamato Volodymyr Zelensky per riaffermare “il fermo impegno dell’Ue a fornire assistenza finanziaria, militare e umanitaria nel lungo termine”. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, tra oggi e domani dovrebbe essere a Kyiv per dimostrare che l’Ue sosterrà l’Ucraina “finché sarà necessario”. Sul piano politico, il compito di von der Leyen è relativamente facile: la prossima settimana la Commissione dovrebbe dare parere favorevole (con alcune condizioni) all’avvio dei negoziati di adesione all’Ue. Il Consiglio europeo di dicembre (Viktor Orbán permettendo) dovrebbe dare il via libera. Ma è sul piano economico e militare che le scelte sono più difficili per gli stati membri. 

Von der Leyen si appresta a presentare il dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che prenderà di mira i diamanti. Con il passare del tempo, il Cremlino ha imparato ad aggirare i divieti di esportazione di beni e tecnologia europei che usa per la produzione di armamenti. Le componenti o le tecnologie tedesche, che non possono arrivare direttamente in Russia per le sanzioni dell’Ue, vengono fatte transitare da Turchia, Kazakistan ed Emirati Arabi Uniti. I paesi dell’est chiedono che il prossimo pacchetto dell’Ue includa sanzioni contro i paesi che permettono alla Russia di eludere le sanzioni e rafforzare la sua macchina da guerra. Ma Germania, Francia e Italia non sono pronte a farlo, perché significherebbe colpire le proprie esportazioni verso Turchia, Kazakistan ed Emirati Arabi Uniti.

Le mezze misure occidentali rimangono il principale ostacolo sul campo di battaglia. Con la Russia “abbiamo raggiunto un livello tecnologico tale da metterci in una situazione di stallo”, ha detto Zaluzhny, spiegando che l’Ucraina e gli occidentali hanno sottovalutato le capacità di mobilitazione e di ricostituzione delle forze russe. Sulle forniture di armi gli Stati Uniti e l’Ue si sono sempre trovati a rincorrere gli eventi, senza riuscire ad anticipare l’evoluzione del conflitto. Missili a lungo raggio e carri armati da combattimento “erano più importanti per noi l’anno scorso, ma sono arrivati solo quest’anno”, ha spiegato Zaluzhny. I caccia F-16, che dovrebbero arrivare nel 2024, saranno meno utili di quanto lo sarebbero oggi, perché la Russia sta migliorando considerevolmente le sue difese aeree. In una guerra di posizione, la fanteria e l’artiglieria rimangono fondamentali. Se la superiorità in termini di uomini della Russia è ineguagliabile – “è uno stato feudale in cui la risorsa che ha meno valore è la vita umana”, mentre per l’Ucraina “la cosa più di valore è la nostra gente”, ha spiegato Zaluzhny – l’occidente avrebbe tutte le capacità di produrre più sistemi di armamento e munizioni. Invece, malgrado le promesse di passare a “un’economia di guerra” (il presidente francese, Emmanuel Macron, ha usato questo slogan per la prima volta nel giugno 2022), gli occidentali non tengono il passo.

Una guerra “esistenziale” non si vince con le mezze misure, né nel 1918, né nel 2024. La Germania è diventata il secondo fornitore di armi dopo gli Stati Uniti, ma il cancelliere Olaf Scholz continua a bloccare la fornitura di missili Taurus. Macron non ha ancora dato seguito alle promesse su caccia Rafale e carri armati Leclerc. Giorgia Meloni dice di sostenere l’Ucraina, ma l’Italia scivola indietro nella classifica dei fornitori. I governi europei non stanno firmando i contratti conclusi dall’Ue per un milione di pezzi di artiglieria all’Ucraina entro il prossimo marzo. A oggi sarebbero stati consegnati dai paesi dell’Ue 300 mila tra obici e missili, meno di quanto trasferito dalla Corea del nord alla Russia in due mesi (500 mila pezzi, secondo alcune stime). Zaluzhny ritiene che per rompere la “parità militare con il nemico” servano “approcci nuovi e non banali”, compreso un balzo tecnologico. L’Ue dovrebbe investire oggi per l’arma della vittoria di domani. Ma finora nessuno ci ha davvero pensato.

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