Bruxelles-Canberra

L'Australia manda in crisi la strategia commerciale di Ursula

David Carretta

Canberra avanza richieste per un accesso al mercato europeo di certi prodotti. E a risentirne è la strategia della Commissione europea sulle alleanze

Il progetto di Ursula von der Leyen di formare alleanze di democrazie attraverso il commercio per ridurre i rischi posti dalla Cina e favorire la transizione verde ha subito un duro colpo domenica, quando l’Australia si è alzata dal tavolo dei negoziati con l’Unione europea su un accordo di libero scambio che ora rischia di non vedere più la luce. “Non siamo stati in grado di fare progressi”, ha detto il ministro del Commercio australiano, Don Farrell, dopo una serie di incontri con i negoziatori europei a Osaka, a margine di una riunione del G7. La rottura è avvenuta sull’agricoltura. All’ultimo momento l’Australia ha chiesto un maggiore accesso al mercato europeo per manzo, montone, latte e zucchero. Gli australiani non hanno voluto impegnarsi “sulla base di possibili compromessi precedentemente identificati”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, sottolineando che Bruxelles “rimane aperta a continuare i negoziati” con Canberra. “I negoziati continueranno e spero che un giorno firmeremo un accordo che avvantaggerà sia l’Australia sia i nostri amici europei”, ha gli ha fatto eco Farrell. Ma quel giorno potrebbe essere molto distante. Più si avvicina la scadenza delle elezioni europee, più il tema dell’agricoltura diventerà tossico dentro l’Ue. La politica interna agli stati membri o quella dei partner con cui la Commissione sta negoziando potrebbe compromettere altri accordi su cui von der Leyen ha puntato: dal Mercosur agli Stati Uniti.

Von der Leyen ha delineato il progetto di alleanze attraverso il commercio nel suo discorso sullo Stato dell’Unione il 13 settembre. Gli accordi di libero scambio dovrebbero far parte della strategia del “de-risking” (riduzione del rischio) dalla Cina. “Sono moto fiera che questo concetto abbia trovato ampio sostegno da partner chiave. Dall’Australia al Giappone e agli Stati Uniti e molti altri paesi nel mondo vogliono lavorare insieme. Molti sono troppo dipendenti da un singolo fornitore di minerali critici”, ha spiegato la presidente della Commissione, annunciando di voler concludere gli accordi con Australia, Messico e Mercosur “entro al fine dell’anno”, mentre sono stati avviati negoziati con India e Indonesia. L’intesa con l’Australia dovrebbe permettere all’Ue di approvvigionarsi di materie prime e minerali critici per le transizioni verde e digitale. Consapevoli della debolezza europea, Canberra ha alzato il prezzo sull’agricoltura. Per l’Ue, fare concessioni sulle quote di manzo o la denominazione del prosecco a pochi mesi dalle elezioni europee è politicamente impossibile, salvo volersi ritrovare con agricoltori in piazza e governi in rivolta. A Bruxelles c’è chi sospetta l’Australia di aver voluto fare un favore alla Cina. Il premier Anthony Albanese sarà in visita dal 4 al 7 novembre e Pechino potrebbe annunciare un allentamento dell’embargo sui prodotti australiani, con ripercussioni molto più importanti sul pil di quelle che può garantire un accordo con l’Ue. Anche Albanese deve fare i conti con i suoi elettori in vista delle elezioni del 2025. Von der Leyen ha investito molto capitale politico sugli accordi commerciali, ma i risultati lasciano a desiderare. L’intesa con il Mercosur appare compromessa, perché la Francia sta usando la deforestazione come scusa per bloccare l’ingresso di prodotti agricoli da Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay.

Lo smacco maggiore per von der Leyen è con gli Stati Uniti. Il 20 ottobre a Washington la presidente della Commissione si è vista negare un’intesa per porre fine alla guerra dei dazi su alluminio e acciaio (introdotti da Donald Trump e sospesi da Joe Biden) e un accordo sulle materie prime critiche (essenziale per consentire alle imprese europee di beneficiare dei sussidi dell’Inflation reduction act). Von der Leyen “ha fallito in modo spettacolare a produrre risultati”, spiega al Foglio una fonte europea: “Non ha avuto successo nonostante la sua eccellente relazione con il presidente americano”. Su alluminio e acciaio, la scadenza per trovare un accordo era fissata per oggi. Ue e Stati Uniti hanno concordato di spostarla alla fine dell’anno per continuare a negoziare. Washington insiste affinché l’Ue imponga sussidi anti dumping sull’alluminio e l’acciaio cinesi. Se von der Leyen è favorevole, diversi stati membri dell’Ue sono contrari. Il tempo politico sta scadendo dall’altra parte dell’Atlantico. “Più si avvicinano le elezioni presidenziali americane, meno Biden sarà incline a togliere definitivamente i dazi sull’Ue”, dice la fonte europea.

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