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Isis, terrorismo e antisemitismo. Cosa c'è dietro i due arresti di Milano

Cristina Giudici

Chi sono i due ragazzi che sono stati fermati in Italia con l'accusa di essere affiliati allo stato Islamico, dopo l'attentato di Bruxelles in cui sono state uccise due persone al grido "Allah Akbar"

Sono entrambi di origine egiziana e appartenevano a una rete di 250 integralisti dediti al proselitismo a favore dell’Isis in tutto il Medio Oriente, in Europa e con contatti anche nei territori palestinesi. Refaei Alaa, classe 1979, cittadino italiano, e Nosair Gharib Hassan Nosair Mohamed, classe 1974, sono stati arrestati ieri all’alba all’interno di un’operazione antiterrorismo perché accusati di associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere. Nell’ordinanza di custodia cautelare che il Foglio ha potuto leggere, si trovano soprattutto i deliri di due cittadini, apparentemente integrati, che vivevano e lavoravano come muratori fra Monza e Sesto San Giovanni. Entrambi devoti alla guerra santa, chiamano gli ebrei “scimmie” e giurano di voler issare la bandiera dell’Isis sulla Casa Bianca e a Tel Aviv.

“Oh scimmie e maiali! I monoteisti vi sgozzeranno come le pecore. Promessa di Allah. Allah non manca alla sua promessa..Vi nasconderete dietro alberi, pietre e persone. Oh ebrei scimmie! Il nostro imminente appuntamento sarà a Gerusalemme”. Questo è uno dei post antisemiti che gli investigatori hanno riportato riguardo alle loro attività di proselitismo su decine di gruppi WhatsApp o Telegram dove sono stati diffusi video, immagini e messaggi di propaganda provenienti soprattutto dalla Siria e dall’Iraq.

Dall’indagine del centro operativo per la Sicurezza Cibernetica Umbria e dalle intercettazioni ambientali emergono pochi dettagli sulle loro vite. Le loro conversazioni private con amici e familiari ruotano esclusivamente intorno all’ossessione per la guerra santa e al disprezzo verso i musulmani “contaminati” dall’occidente. Refaei non si limita all’adesione fanatica e al proselitismo sulle chat ma indottrina anche i figli: una bimba piccola e un figlio adolescente che un giorno gli chiede: “Come faccio ad imparare tutto questo a memoria?” e il padre replica: “Abdullah, come metti il ​​cibo nello stomaco, farai la stessa cosa con questo mettendolo nella testa”. Entrambi mandano dei soldi alle vedove dell’Isis che si trovano nel campo di Al-Hawl nel Nordest della Siria, al confine con l’Iraq, e anche a una vedova palestinese che su una chat chiede aiuto per sfamare i figli orfani di un “martire”. Non si tratta di grandi cifre – gli inquirenti hanno rintracciato bonifici di circa 4mila euro- ma si tratta di somme rilevanti rispetto ai loro guadagni che vengono mandati anche a Sayad Abu_Usama, mujahid dell’Isis e coinvolto nell’attività di sostegno finanziario per le donne dello Stato islamico che si trovano nel campo di Al-Hawl. La sua presenza è attiva anche su Facebook dove pubblica contenuti propagandistici e scrive commenti entusiastici rivolti alle azioni dell’Isis e, dopo aver fatto il giuramento di fedeltà allo Stato Islamico, ha minacciato la premier Giorgia Meloni.

Nell’ottobre del 2022, commentando un post dove la premier appare con Silvio Berlusconi, scrive su Facebook:  “Non ti preoccupare per noi, sappiamo benissimo come zittirli e fermarli al momento giusto, viviamo con loro da banditi, pronti a colpirli”. Una delle chat - dove i due cittadini egiziani si istigano reciprocamente alla guerra santa- si chiama “Soldati di Gerusalemme”.

Scrivono gli inquirenti: “Il sostegno all’Isis, veicolato attraverso la condivisione del materiale propagandistico non è limitata a una condivisione ideologica degli obiettivi dell’organizzazione terroristica, ma è espressamente rivolta anche al metodo estremamente violento attraverso il quale cercano di perseguire i propri obiettivi. La maggior parte del materiale condiviso esalta azioni terroristiche estremamente violente, come l’omicidio di civili inermi considerati infedeli”. Dalle indagini non risulta che la coppia di amici egiziani abbia un ruolo operativo o stesse preparando un attentato, ma solo cercando di risvegliare cellule dormienti. Perciò hanno deciso di fermarli: per contrastare il risveglio di tanti aspiranti jihadisti che, davanti al pogrom di Hamas, hanno deciso di avviare una nuova stagione di terrore islamista anche in Europa.  

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