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L'Europa e il medio oriente

Il gran caos nell'Ue divisa sugli aiuti ai palestinesi. La battaglia di ego

David Carretta

Il passo falso della Commissione europea nella gestione della crisi in medio oriente provocata dall’aggressione terroristica di Hamas contro Israele

Bruxelles. La Commissione di Ursula von der Leyen ha iniziato nel peggiore dei modi possibili la gestione della crisi provocata dall’aggressione terroristica di Hamas contro Israele: un grande caos, seguito da una retromarcia, sugli aiuti ai palestinesi. Lunedì nel primo pomeriggio, i media di tutto il mondo hanno dato la notizia della sospensione degli aiuti da parte dell’Unione europea, dopo che il commissario responsabile della Politica di vicinato, l’ungherese Olivér Várhelyi, aveva annunciato la decisione su X (ex Twitter): “Sospensione immediata di tutti i pagamenti”, perché dopo il 7 ottobre “non può esserci business as usual. Qualche minuto dopo il portavoce della Commissione ha confermato la “sostanza” dei tweet di Várhelyi. Ma nel giro di sei ore tutto è cambiato a seguito delle proteste di diversi stati membri (Francia, Spagna, Irlanda e Lussemburgo) e del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. In tarda serata la stessa Commissione ha pubblicato un comunicato per chiarire che gli aiuti umanitari continueranno come prima, che i pagamenti sugli aiuti allo sviluppo non sono sospesi perché non “previsti”, ma che verrà lanciata una “revisione urgente dell’assistenza finanziaria” ai palestinesi. L’Alto rappresentante, Josep Borrell, che è anche vicepresidente della Commissione, ha spiegato che “la sospensione dei pagamenti – una punizione collettiva del popolo palestinese – avrebbe danneggiato gli interessi dell’Ue nella regione e avrebbe solo rafforzato i terroristi”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha detto che l’Ue non deve “tagliare gli aiuti allo sviluppo e gli aiuti umanitari tanto necessari ai civili palestinesi”, perché “questo potrebbe essere sfruttato da Hamas ed esacerbare le tensioni e l’odio”.

La giustificazione per il grande caos addotta ieri dalla Commissione è che Várhelyi abbia agito da solo, senza consultarsi con gli altri commissari, nemmeno con von der Leyen. In realtà, l’episodio rivela le divisioni interne all’Ue su come gestire la crisi provocata dall’aggressione di Hamas e la risposta di Israele.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha detto di non essere favorevole alla sospensione degli aiuti alla popolazione, perché la lotta contro il terrorismo e Hamas “non deve essere confusa con gli aiuti umanitari più elementari. Il rischio è che il sostegno popolare al terrorismo più estremo si radichi nella regione”. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha usato toni diversi, dopo che il suo governo (con quello austriaco) ha sospeso gli aiuti allo sviluppo per compiere delle verifiche. Gli aiuti umanitari devono essere “consegnati lontano dalla scena degli eventi per sostenere le persone e assicurarsi che abbiano acqua e accesso al cibo”, ma “allo stesso tempo dobbiamo assicurare che non finiscano per sostenere una struttura che ha a che fare con il terrorismo”, ha detto Scholz.

L’Ue è il primo donatore al mondo. Complessivamente nel 2022 ha versato 283 milioni di euro all’Unrwa, all’Autorità palestinese e ad altre organizzazioni per singoli progetti. Nel 2023 finora ha stanziato 82 milioni di euro per l’Unrwa. Con il taglio di acqua, elettricità e gas a Gaza, l’Ue potrebbe essere chiamata a rafforzare gli aiuti umanitari per gli abitanti della Striscia. Dietro al grande caos c’è anche una misera battaglia di ego tra i responsabili delle istituzioni dell’Ue. Von der Leyen, che è rimasta silenziosa e non ha sanzionato il commissario Várhelyi, vuole incarnare la linea dura, allineandosi agli Stati Uniti. Borrell e Michel, che guardano con fastidio al protagonismo di von der Leyen, insistono sulla necessità di evitare un’escalation, mantenendosi a una certa distanza da Gerusalemme e Washington. Queste due linee difficilmente conciliabili stanno emergendo anche sull’atteggiamento da tenere sulla risposta di Israele a Hamas e sulla politica nei confronti dell’Iran. “Stiamo consolidando con i nostri partner le informazioni. Non ho commenti da fare su un’implicazione diretta dell’Iran, di cui non abbiamo traccia in modo formale”, ma “è verosimile che ci siano aiuti apportati a Hamas e cooperazione”, ha detto Macron.

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