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i "mandanti"

La guerra contro Israele e contro l'Ucraina sono un unico fronte con Iran e Russia sempre alleate

Micol Flammini

Per anni il Cremlino ha fatto credere di essere capace di tenere a bada Teheran in medio oriente, gli attacchi iniziati sabato hanno mostrato che non ne aveva alcun interesse

Il nemico deve essere odiato e l’odio può essere insegnato. L’Iran ha insegnato l’odio contro Israele e ha trovato i suoi alleati, li ha armati, li ha fomentati a tal punto da convincerli ad andare anche oltre le differenze religiose per colpire tutti insieme l’unico nemico percepito. La regia iraniana si è mossa a passi piccoli, ha coordinato le azioni di Hezbollah, il gruppo che arma da anni e che agisce in Libano, e ha recuperato anche i terroristi di Hamas. Ogni gruppo è parte della guerra che l’Iran ha dichiarato contro Israele, un disegno lungo,  che gli Accordi di Abramo siglati tra Gerusalemme e alcuni paesi arabi hanno cercato di cambiare nel nome di una convivenza ormai di fatto, anche se non amata, che fa bene a tutto il medio oriente. L’Iran no, non è interessato alla normalizzazione o alla convivenza, ha cucito insieme i gruppi terroristici e ha sfruttato l’altra guerra, quella in Ucraina, per aumentare il suo potenziale e formare nuove alleanze. Teheran è finora l’alleato che ha dato di più militarmente alla Russia, l’ha fornita di droni Shahed che regolarmente attaccano le città ucraine, ha promesso missili, in cambio ha accolto aerei russi e istruttori di Mosca. Israele, all’inizio della guerra, era stato invocato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky come possibile mediatore. Da allora Gerusalemme ha cambiato tre primi ministri, prima Naftali Bennett, che non ha mai condannato in modo esplicito l’invasione russa, poi Yair Lapid che invece ha fatto di più, ha parlato apertamente contro il Cremlino, ma non ha fornito aiuti se non umanitari. Lo stesso ha fatto Benjamin Netanyahu, che ha riconfermato il sostegno, la condanna dell’invasione, ma ha ribadito che Israele non potrà fornire a Kyiv le sue armi, neppure il grande e portentoso sistema di difesa antiaerea Iron Dome, ne ha bisogno – e gli eventi di questi giorni lo testimoniano – e non può permettersi che una sola arma israeliana finisca nelle mani degli iraniani.

Poi c’è il rapporto complesso di Gerusalemme con Mosca, la consapevolezza di Israele di ospitare una numerosa popolazione russa e la volontà di non complicare la situazione in Siria. Per anni il Cremlino ha fatto credere di essere capace di tenere a bada l’Iran in medio oriente, gli attacchi iniziati sabato hanno mostrato che non ne aveva alcun interesse.

C’è un filo che collega la guerra di sopravvivenza di Israele a quella dell’Ucraina e le immagini di violenze, missili sui civili, deportazioni, rude e brutale ridicolizzazione e abusi compiuti sugli israeliani portati in ostaggio nella Striscia di Gaza lo dimostrano. Ieri la giornalista russa Yulia Latynina scriveva  sulla Novaya gazeta Europe – la costola della celebre testata russa, che per continuare a pubblicare è scappata dal regime russo e si è trasferita in Lettonia – che l’attacco di sabato mattina è la terza guerra che inizia in due anni in cui sono implicati alleati di Mosca o la stessa Mosca: l’Ucraina, il Nagorno Karabakh e Israele. Tutto è iniziato con Kyiv, con l’invasione che sta riscrivendo la storia dell’Europa, e in tanti, incluso l’Iran, hanno visto nel 24 febbraio del 2022 l’occasione per mettere sottosopra il mondo. E’ un unico fronte, lungo chilometri, disegnato dal dolore, in cui Mosca e Teheran si sono ritrovate unite, convinte che più è profonda la ferita più è possibile vincere. Nel caos iniziato dal Cremlino in Ucraina, Teheran ha visto la sua opportunità in medio oriente. Nella violenza fomentata dall’Iran in medio oriente, Mosca adesso vede il suo vantaggio in Ucraina.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiamato il premier israeliano Benjamin Naetanyahu.  I terroristi palestinesi invece hanno inneggiato alla vittoria di Vladimir Putin contro Kyiv, la Russia finora ha parlato di diplomazia e cessate il fuoco in medio oriente. L’Iran ha lodato le azioni degli uomini armati della Striscia di Gaza. Tanto la guerra del Cremlino quanto quella di Teheran  si sono mosse contro i tentativi di convivenza. La Russia ha attaccato l’Ucraina per fermarne i  desideri di avvicinarsi all’occidente. L’Iran con i suoi gruppi armati si è mosso proprio adesso anche per bloccare la più grande delle normalizzazioni, quella tra Arabia Saudita e Israele, ostentata con poca precauzione e mediata dagli americani per cambiare il futuro del medio oriente. Tanto la guerra contro Kyiv quanto quella contro Gerusalemme hanno l’obiettivo di trascinare indietro il mondo. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.