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Sul fronte del terrore

Così Israele vuole evitare che la guerra si allarghi 

Cecilia Sala

Alcuni attacchi dal Libano, si prepara l’operazione a Gaza. La prudenza (anche americana) sul ruolo dell’Iran. Gli avvisi e le provviste

Tel Aviv, dalla nostra inviata. Ogni israeliano conosce il video in cui gli ululati festosi dei miliziani di Hamas si sovrappongono alle immagini di una stanza dove sono sdraiate tutte le generazioni di una famiglia con il pavimento allagato da due dita di sangue, che sgorga dalle loro teste. Oppure quello in cui viene portata in parata  una trentenne nuda e apparentemente morta, rapita mentre stava ballando a un rave tra i kibbutz. Israele vuole fare sparire Hamas – a cui per esempio non è mai andata giù  l’ipotesi dei due stati perché implica l’esistenza di Israele e di ebrei vivi che ci abitano dentro. La rappresaglia su Gaza è in corso e fa centinaia di vittime. Ma la strategia complessiva viene calibrata anche su una paura: che la guerra si allarghi. 

La guerra totale è quella in cui Israele viene colpita non soltanto dai miliziani di Hamas e da quelli del Jihad islamico palestinese, ma anche con i missili sparati dal Libano, e poi – in una escalation regionale totale – dall’Iran. Una funzionario di Teheran, che si protegge dietro l’anonimato,  ha detto al Wall Street Journal che la Repubblica islamica – se l’Iran subisse conseguenze per le azioni di Hamas – sarebbe pronta a invadere Israele con i propri uomini armati entrando da nord, sfruttando i miliziani già sul terreno in Siria, replicando a specchio l’invasione di Hamas a sud di sabato. Domenica i blogger militari amici di Teheran vaneggiavano di avanzamenti di Hamas tali che a un certo punto i combattenti palestinesi sarebbero riusciti a ricongiungersi con la Cisgiordania spezzando Israele in due. 

Ma ieri la Cisgiordania non si era incendiata nonostante il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, da una villa di lusso all’estero, avesse invitato i suoi abitanti a morire martiri pur di scatenare il massimo della violenza, e le forze armate israeliane avevano liberato tutte le cittadine del sud in cui si erano infiltrati gli uomini di Haniyeh nel fine settimana. L’autoproclamato “asse della resistenza”, che ha la testa a Teheran e comprende Hezbollah e Hamas, ha tutto l’interesse a mostrarsi più unito e più in vantaggio di quanto sia: perché vuole intimidire Israele, spaventarla affinché limiti la propria reazione nel timore di ingigantire il conflitto e, con le minacce, l’asse spera che un partner strategico come Hamas si salvi dal rischio concreto di essere cancellato. Ma gli analisti che si occupano dell’Iran e dei suoi alleati hanno notato molte esagerazioni nelle dichiarazioni rilasciate al Wall Street Journal e se le sono spiegate con la propaganda tipica di quella galassia di movimenti. Secondo le parole dette al giornale, tutta l’operazione di Hamas era premeditata da tempo e organizzata anche dai libanesi e dagli iraniani, che si sarebbero incontrati due volte alla settimana a Beirut per mettere a punto i dettagli. Questo senza che il Mossad – o un’intelligence amica di Israele – se ne accorgesse mai. Il segretario di stato americano Anthony Blinken però ha detto che gli Stati Uniti “non hanno ancora visto prove” del coinvolgimento dell’Iran nell’attacco senza precedenti di Hamas. Il generale Danny Hagari, il portavoce delle Forze armate israeliane, ha detto che non c’è nessun elemento che questa volta faccia pensare a un’operazione di Teheran. La versione ufficiale degli ayatollah è che loro non c’entrano con la pianificazione delle azioni del gruppo palestinese amico, anche se, a posteriori, le hanno festeggiate con i fuochi d’artificio nella capitale.  

Ieri ci sono stati alcuni lanci di razzi dal Libano verso la Galilea, ma è probabile che quelle bombe siano state sparate da miliziani palestinesi e non dal gruppo sciita libanese Hezbollah. Vale lo stesso per un manipolo di uomini armati che si sono infiltrati da nord e sono morti dopo uno scontro breve con i soldati israeliani. Però negli scambi di fuoco sopra il confine sono morti due miliziani di Hezbollah.  

La paura israeliana di un attacco missilistico da nord è forte da tempo. Non serve che ci sia stato un grande disegno coordinato per arrivare a stritolare lo stato ebraico aggredendolo da ogni fronte, ma è credibile che un’invasione di Gaza da parte della truppe israeliane scateni le bombe di Hezbollah dal Libano. L’invasione della Striscia  è considerata l’epilogo più probabile dal primo video di un massacro di civili che ha iniziato a circolare online perché postato con soddisfazione dagli uomini di Hamas, cioè dalle prime ore di sabato. Hezbollah   oggi ha a disposizione dieci volte i missili che aveva durante la  guerra del 2006. Alle otto di ieri sera  la Difesa israeliana ha dato istruzioni a tutti: procuratevi un posto  con un rifugio sotterraneo e fate subito provviste di cibo e acqua sufficienti per tre giorni.

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