LaPresse

L'analisi

“Contro Israele non è una guerra territoriale, è Jihad”. Intervista a Mordechai Kedar

Giulio Meotti

“Il 7 ottobre 2023 sarà ricordato come un grande giorno per l’islam radicale, ora sono incoraggiati. Hamas punta a prendere la Cisgiordania”, ci dice l'esperto di geopolitica mediorientale

“Il 7 ottobre 2023 sarà ricordato come un grande giorno per l’islam radicale, ora sono incoraggiati. Quanto successo va comparato all’ascesa dell’Isis nel 2014, nato sul deterioramento di Siria e Iraq, e così ora  Hamas vede Israele come debole,  una preda, e loro come la vera religione, perché ebraismo e cristianesimo devono essere sopraffatti dall’islam. Gli ebrei sono deboli, che si distruggeranno con le proprie mani, c’è scritto nel Corano”. Così  al Foglio Mordechai Kedar, uno dei massimi esperti di geopolitica mediorientale.

Kedar ha servito venticinque anni nelle forze armate israeliane e nel 2011, con la Primavera araba, fu il primo in Israele a vedere nelle rivolte l’inizio dell’implosione degli stati nazionali arabo-musulmani. Anche il nome che Hamas ha dato agli attacchi di questo fine settimana – Operazione Al-Aqsa Deluge – è un riferimento non solo alla moschea nel centro della Città Vecchia di Gerusalemme, il terzo luogo più sacro per i musulmani dopo La Mecca e Medina in Arabia Saudita, ma scegliendo questo nome Hamas afferma di agire a nome di tutti i musulmani, piuttosto che dei soli palestinesi. Ciò è stato rafforzato da Ismail Haniyeh, il capo di Hamas, che sabato ha lanciato un appello a tutto il mondo islamico affinché si unisca alla guerra contro Israele.

I Fratelli Musulmani, di cui Hamas fa parte, hanno molte organizzazioni e per loro democrazia, liberalismo, socialismo, nazionalismo e patriottismo, tutte queste idee che vengono dall’Europa, devono essere rimpiazzate dall’islam”, ci dice Kedar. “Dopo aver abbattuto tutte le occupazioni straniere dei paesi arabi, devono liberare la cultura corrotta occidentalizzante che hanno portato i paesi europei. Infine, il loro terzo scopo: stabilire la sharia come legge”.

Ora cosa accadrà?  “C’è uno stato palestinese che si evolverà in un Hamas-stan, senza dubbio. Hamas ha vinto le elezioni legislative in Cisgiordania nel 2006 e detiene la maggioranza dei seggi palestinesi fino a oggi e a giugno 2007 hanno preso Gaza con la forza. Stanno già pensando a come prendere lo stato palestinese con elezioni o con la forza. Predire che lo stato palestinese sarà pacifico è una allucinazione”.  Cosa è andato storto sabato? “Ci sarà una inchiesta, forse molti hanno dormito, forse non si aspettavano un assalto al fence, non una massiccia invasione sul confine. L’immagine di Israele è debole, anche a causa anche delle dimostrazioni nell’ultimo anno, il boicottaggio interno alla società. Hanno incoraggiato il jihadismo”. 

Non è chiaro ancora se Hezbollah entrerà nel conflitto. “Hezbollah è lo specchio sciita di Hamas, che è sunnita. Sono la stessa cosa. Sono nemici tra di sé dal punto di vista teologico, ma il progetto è lo stesso. Per Hamas l’ideologia e le armi arrivano dall’Iran, il Qatar dà loro i soldi. Hezbollah è invece prende i soldi dal proprio impero economico, è l’unica società che funziona in Libano, che è uno stato fallito”.  Kedar, ricercatore presso il Centro Begin-Sadat per gli studi strategici dell’Università Bar Ilan, fuori Tel Aviv, ha detto domenica che i social media arabi erano pieni di discussioni su questo tipo di attacco. “Era chiaro che si trattava di qualcosa che Hamas stava pianificando, per due ragioni. Innanzitutto ne stavano parlando, e non in segreto. In secondo luogo, questa è più o meno l’unica cosa che possono fare. Ogni altra cosa in realtà è fallita”. Kedar dice che Israele dovrebbe inviare un messaggio forte a Hamas con una vittoria netta se vuole evitare future violazioni dei confini. “Dobbiamo distruggere Hamas e sostituire questa entità con qualcos’altro” conclude Kedar. “Non possiamo tollerare più niente che abbia a che fare con i Fratelli Musulmani”.

Di più su questi argomenti:
  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.