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A Parigi

Extra profitti. La confusa tassa di Macron su autostrade e aeroporti

Mauro Zanon

Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha confermato l’introduzione a partire dal 2024 di una gabella del 4,6 per cento sulle concessioni autostradali e sui grandi aeroporti che dovrebbe garantire allo stato 600 milioni di euro all’anno

Una tassa “green” per finanziare la transizione ecologica e strizzare l’occhio alla sinistra, ma che in realtà rischia di avere delle ripercussioni sul costo della vita dei francesi. Mercoledì il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha confermato l’introduzione a partire dal 2024 di una gabella del 4,6 per cento sulle concessioni autostradali e sui grandi aeroporti che dovrebbe garantire allo stato 600 milioni di euro all’anno. “Verrà applicata una tassa sulle infrastrutture dei trasporti a lunga percorrenza”, ha dichiarato Le Maire, presentando il disegno di legge di Bilancio del governo per il 2024 e sottolineando che la tassa colpirà “i trasporti inquinanti, autostradali e aerei”.

Secondo il piano del governo, la tassa sarà limitata alle società il cui reddito operativo supera i 120 milioni di euro e il 10 per cento di redditività media negli ultimi anni. Le Maire ha assicurato che la nuova misura non avrà conseguenze sugli utenti delle autostrade. “I pedaggi non aumenteranno oltre ciò che è previsto dall’inflazione, semplicemente perché siamo noi a fissare le tariffe dei pedaggi e le compagnie autostradali non saranno autorizzate a far ricadere gli aumenti sui prezzi dei pedaggi”, ha affermato il ministro dell’Economia. Versione contraddetta dal presidente di Vinci, che in Francia gestisce 4.385 chilometri di autostrade, pari alla metà dell’intera rete, e 10 aeroporti. “Un aumento delle tasse equivale inevitabilmente a un aumento delle tariffe dei pedaggi”, ha avvertito il presidente di Vinci Autoroutes, Pierre Coppey, dopo l’annuncio del ministro.

Coppey ha precisato che l’aumento dei prezzi dei pedaggi è conforme a “ciò che prevede l’articolo 32 del contratto” che lega Vinci Autoroutes allo stato. “In Francia, la quota di tasse nei pedaggi è già del 40 per cento”, ha sottolineato il presidente della società. Assieme a Eiffage, l’altra azienda leader nelle concessioni autostradali, Vinci è pronta a contestare l’introduzione della tassa davanti ai giudici. La messa in pratica di tale misura “sarebbe non solo una violazione della parola dello stato”, ha dichiarato Vinci in un comunicato trasmesso all’Afp, ma anche “un controsenso, in un momento in cui è urgente investire per decarbonizzare la strada”. Per ora, come sottolineato dal Figaro, si tratta soltanto di un annuncio. Il disegno di legge di Bilancio sarà discusso e votato in Parlamento, e le società autostradali, così come quelle che gestiscono gli aeroporti, punteranno sulla pedagogia per convincere i parlamentari a eliminare la gabella. Le Maire, durante la conferenza stampa di mercoledì, ha dichiarato che non ci sarà invece nessuna nuova tassa sui biglietti aerei, contraddicendo il ministro dei Trasporti Clément Beaune che si era detto favorevole nel quadro della transizione ecologica. Ma il balzello sugli extraprofitti di Vinci, Eiffage e delle società che gestiscono le reti autostradali e i grandi aeroporti potrebbe rivelarsi una mossa altrettanto scivolosa e controproducente.

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