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retorica nimby

Rinnovabili sì, ma non fatele qui. Pazzie ambientaliste

Jacopo Giliberto

Storia di un progetto, tra Abruzzo e Molise, che per quanto è sostenibile piace moltissimo a tutti gli ecologisti. Tranne quelli locali, che protestano e si oppongono

L’Italia è quel paese meraviglioso dove noi italiani vogliamo tutti che gli altri, ma non noi, rinuncino al metano, e dove esigiamo che si facciano grandi impianti rinnovabili, sì ma non fateli qui. Accade anche tra Molise e Abruzzo dove l’Enel Green Power aveva proposto di unire in un sistema unico due vecchie centrali idroelettriche, quelle di Montagna Spaccata e di Castel San Vincenzo, collegandole fra loro con delle condotte in un impianto di pompaggio denominato Pizzone. Il motivo è semplice. Uno dei due laghi artificiali, quello di Montagna Spaccata in Abruzzo, è a una quota assai più alta dell’altro, in Molise. Di giorno, quando la corrente venduta alla borsa elettrica vale una schioppettata, si fa scendere l’acqua dal lago abruzzese, che è lassù in alto, fino a quello molisano, che sta laggiù in basso, per fare girare a tutta forza le turbine; di notte, quando al contrario l’elettricità costa molto meno e spesso c’è il vento che fa agitare le pale eoliche per produrre un’energia non richiesta, allora l’energia a basso valore e ad alto spreco viene usata per ripompare la stessa acqua dal lago artificiale giù in basso su nel lago artificiale in quota. Bell’idea, vero? Piace moltissimo agli ambientalisti quando sono lontano, per esempio piace a Roma nella sede nazionale della Legambiente lungo la via Salaria oppure nella palazzina del Wwf in via Po. Ma quando il progetto dell’Enel è discusso a Campobasso nell’ufficio Wwf di via Cirese o nella sede Legambiente in via Piave, allora vade retro, quell’impianto devasterà il nostro territorio vocato per il turismo culturale e l’agricoltura di qualità. Esigiamo le dighe idroelettriche, sì ma non fatele qui. Tant’è che l’Enel ha chiesto al ministero dell’Ambiente una pausa di riflessione sul suo progetto.

 

Energia dispersa. Eolico, fotovoltaico e idroelettrico, che sono le fonti rinnovabili più importanti, hanno alcune caratteristiche. Devono intercettare e raccogliere un’energia molto dispersa, come il vento, il sole e la pioggia. Per questo motivo sono molto ingombranti e ad alta visibilità. La fonte energetica – il crinale più ventoso, la valle più erta in cui accumulare acqua, l’insolazione migliore – si trova là dove è data dalla sorte e dalla natura, non dove serve. Inoltre le tecnologie eoliche e fotovoltaiche producono quando vuole il meteo con vento e sole, non quando serve. Per questo motivo viene incentivata la costruzione di impianti di accumulo di energia, come enormi pacchi di batterie (Terna sta investendo in modo rilevante in questo settore) o come le centrali di pompaggio, le quali usano l’elettricità altrimenti dispersa e la accumulano sotto forma di acqua sollevata nella diga più alta. Ed ecco per esempio i progetti finanziati dal Pnrr e presentati dall’Enel per l’Aquila, Caldarola (Macerata), Fano Adriano (Teramo), Ovodda (Nuoro); quello di A2A a Orichella (Cosenza); quelli proposti dall’Edison a Esterzili (Cagliari), Scilla (Reggio Calabria) e Pescopagano (Potenza) e molti altri.

Il progetto. La vicenda di Pizzone nasce quando l’Ente autonomo Volturno, quello che oggi riscuote commenti unanimemente poco lusinghieri per la Circumvesuviana e la Circumflegrea, nel 1904 era una potente società elettrica che creava sbarramenti e laghi artificiali in tutto il Mezzogiorno. Fra il 1950 e il 1960 costruì gli impianti di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo. Con la nazionalizzazione del 1962, le centrali idroelettriche passarono all’Enel la quale, arrivati il Pnrr e gli incentivi per chi accumula energia, l’anno scorso ha deciso di trasformare le due centrali elettriche in un sistema unico formato da due laghi artificiali che si dovranno scambiare l’acqua l’un l’altro. La potenza salirebbe a 300 megawatt. Valore dell’investimento, più di mezzo miliardo.

I cittadini imbufaliti. L’Enel Green Power ha presentato al ministero dell’Ambiente la documentazione per la valutazione di impatto ambientale un mese e mezzo fa, quando le attenzioni di tutti erano distratte dai preparativi di Ferragosto, dalle good vibrations di chi pogava al Circo Massimo e dalle norme per prosciugare i profitti delle banche. Pochi giorni fa, al ministero è arrivata una carriolata di osservazioni indignate di sindaci, cittadini, associazioni. In contemporanea, gli abitanti della zona si sono riuniti nel salone del museo dell’Orso marsicano per contestare questa evidente aggressione contro la loro comunità e contro il Parco nazionale d’Abruzzo. C’erano tutti, come Giancarlo Pozzo, ex questore di Campobasso e da anni gestore dell’abbazia di San Vincenzo al Volturno su delega dell’abate di Montecassino; come Alessandro Aceto del Parco d’Abruzzo; i sindaci di Alfedena, Colli a Volturno e Rocchetta al Volturno (notata con sgomento l’assenza del sindaco molisano più coinvolto, quello di Castel San Vincenzo). Da una settantina d’anni ci sono due grandi sbarramenti, due laghi artificiali, grandi condotte sotterranee, le centrali elettriche, i tralicci e i trasformatori; secondo i cittadini collegare con condutture queste infrastrutture avrà ingenti impatti a causa delle grandi condotte sotterranee, delle centrali elettriche, dei tralicci e dei trasformatori distruggendo l’equilibrio ecosistemico dell’area, con un conseguente dissesto idrogeologico, con danni irreversibili alle comunità florofaunistiche dell’area, con la distruzione del tessuto economico e la sua fortissima vocazione turistica, con lo spopolamento dei paesini, con i campi elettromagnetici. 

I cittadini scrivono. Come prevede la procedura di valutazione d’impatto ambientale, chiunque può commentare i progetti sotto esame. Molti prendono carta e penna e mandano le loro osservazioni al ministero dell’Ambiente. Eccone alcune. 
Gennaro P.: “Ora dopo 60 anni si torna su questo territorio, nuovamente, per stravolgerlo e depauperarlo ulteriormente, e perché? Per permettere incassi e alti profitti alle società energetiche, Enel Green Power Spa – Terna Spa, senza aver rispetto, riguardo, attenzione, per le popolazioni del posto  che per secoli hanno avuto cura e presidiato tali luoghi, non senza sacrifici”.
E’ preoccupato Marco O. titolare di un campeggio sulla riva del lago artificiale: “Le attività turistiche, economiche e sociali che oggi si tengono intorno al lago di Castel San Vincenzo, non potranno essere mantenute per motivi di sicurezza. Questa è una chiara dichiarazione di morte per la nostra attività”.
La Regione Molise protesta. Dice che l’Enel non è proprietaria delle due dighe bensì ha una concessione in scadenza, che è in arretrato con un pagamento del canone regionale di concessione dell’acqua idroelettrica per 5,9 milioni, e di conseguenza “il proponente l’iniziativa non è titolato a presentare un progetto per migliorare l’efficienza della potenza installata dell’impianto idroelettrico de quo, né tantomeno legittimato a presentare l’istanza di procedura di impatto ambientale”.
C’è il tema nuovo dei campi elettromagnetici, protesta Giosuè Arturo D.B.: “Esposizioni a elevate intensità di campo elettrico e magnetico possono determinare nell’uomo sensazioni visive, microscosse, vibrazione dei capelli o della peluria ed effetti sul sistema nervoso”. Contesta il Wwf Molise: “Lascia perplessi che una società possa di fatto arrivare a determinare le scelte di trasformazione di un territorio e della sua economia, scelte che spetterebbero alle comunità che lo vivono e lo amministrano secondo la propria visione di futuro”.


Enel Green Power voleva  unire in un sistema unico, più efficiente, due vecchie centrali idroelettriche. Dopo le proteste, ha messo in pausa il progetto. E poi c’è il tema aperto da un anno dall’aver aggiunto nella Costituzione la tutela dell’ambiente in contrapposizione al paesaggio


I due ambientalismi. Attenzione alla lettera inviata al ministero dell’Ambiente da Barbara R. da Roma, che è rivelatrice di un fenomeno da analizzare. Scrive: “La revisione costituzionale del 2021 ha modificato l’art. 9 della Carta costituzionale allo scopo di dare priorità alla tutela dell’ambiente, che è stata estesa, oltre al paesaggio e al patrimonio storico e artistico, alla biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La preoccupazione è che si stia violando un diritto costituzionale”. E’ il tema aperto da un anno dall’avere aggiunto nella Costituzione la tutela dell’ambiente in contrapposizione al paesaggio, la cui tutela era già definita fin dai tempi dei padri costituenti. Ciò ha aperto un divorzio fra le due anime nobili del grande ambientalismo, dividendo le associazioni anche al loro interno. Come si difendono l’ambiente e le future generazioni? Tutelando con il paesaggio gli habitat e l’identità dei territori e delle comunità che vi vivono? Oppure apportando quelle innovazioni che consentono la transizione energetica e riducono quell’eco-ansia sui cambiamenti climatici che rode l’anima di tanti giovani? 

L’Enel ora frena. L’Enel ha messo in pausa il progetto idroelettrico e riapre il confronto col territorio con un calendario di incontri con le istituzioni locali nelle prossime settimane, per conciliare il progetto con le necessità espresse dalle comunità locali. Soddisfatta la Legambiente locale per lo stop: “E’ prevalso il buonsenso”. C’era anche il problema, secondo l’associazione, di tutelare l’orso bruno marsicano. Per Andrea De Marco e Giuseppe Di Marco, presidenti nell’ordine della Legambiente Molise e della Legambiente Abruzzo, il progetto “se non correttamente dimensionato rischia di portare più danno all’ambiente rispetto ai benefici che può portare in termini di riduzione delle emissioni climalteranti. Bisogna puntare sulle energie rinnovabili ma occorre fare progetti giusti e adeguati al contesto territoriale”. Appunto: le rinnovabili sì, ma non fatele qui.

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